Sante Messe in rito antico in Puglia

sabato 24 marzo 2018

Anniversario della morte dell'infame e sanguinaria Elisabetta I Tudor, illegittima figlia dell'empio Enrico VIII

Come ci ricorda un nostro amico, il 24 marzo 1603, vigilia della festa dell'Annunciazione e dell'Incarnazione del Verbo (che quest'anno a causa della settimana santa è tuttavia spostata al 9 aprile), di Colei cioè che da sola sconfisse tutte le eresie, moriva Elisabetta I Tudor, figlia illegittima dell'empio Enrico VIII e di Anna Bolena, eretica, fautrice di eretici, nemica di Dio e della sua Chiesa, sanguinaria massacratrice di Cattolici, scomunicata e deposta da papa S. Pio V.
Così a lei si rivolgeva sant’Edmund Campion, gesuita martirizzato il 1º dicembre 1581:




Fonte: Luca Fumagalli, Edmund Campion: gesuita e martire, in Radiospada, 29.6.2016

Anni dopo, questa profezia di questo martire troverà la sua piena realizzazione.
Ella, dopo aver regnato 40 e passa anni, avendo per questo fatto anche un patto col Diavolo (è ciò è plausibilissimo stante le sue frequentazioni con l'esoterista John Dee, che stregone, teurgo, astrologo e negromante alla corte di Elisabetta, noto per evocare spiriti maligni con l'ausilio della cabala ebraica ai quali chiedeva consiglio in materia politica e bellica per conto della regina stessa), giace ora - secondo l'autorevole voce di S. Alfonso Maria de' Liguori - all'Inferno, rimpiangendo quello scellerato patto ed aver buttato la sua vita per l'eternità in cambio della vanità del regno: 

"Il terzo rimorso del dannato sarà il vedere il gran bene, che ha perduto. Dice S. Giovanni Grisostomo che i presciti saranno più tormentati dalla perdita fatta del paradiso, che dalle stesse pene dell'inferno: «Plus coelo torquentur, quam gehenna». Disse l'infelice principessa Elisabetta regina d'Inghilterra: Diami Dio quarant'anni di regno, ed io gli rinunzio il paradiso. Ebbe la misera questi quarant'anni di regno, ma ora che l'anima sua ha lasciato questo mondo, che dice? certamente che non la sente così; oh come ora se ne troverà afflitta e disperata, pensando che per quarant'anni di regno terreno, posseduto fra timori ed angustie, ha perduto eternamente il regno del cielo." (Apparecchio alla morte, Cons. XXVIII, Punto III).


Autore sconosciuto, Ritratto di Elisabetta con serpente, 1580-90, National Gallery, Londra. V. QUI


Paul Delaroche, Morte di Elisabetta I, regina d'Inghilterra, 1828, Museé du Louvre, Parigi

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