Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 25 marzo 2019

L’autenticità della Santa Casa di Loreto: la dimora in cui avvenne l'annuncio angelico

Celebriamo quest’oggi la festa dell’Annunciazione della B.V.M.: il momento in cui, secondo le parole di S. Alfonso M. de’ Liguori, «Maria nell’Incarnazione del Verbo non poté umiliarsi più di quello che si umiliò: Iddio all’incontro non poté esaltarla più di quello che l’esaltò» (vDell’Annunciazione di Maria [da ‘Le Glorie di Maria’ di S. Alfonso M. de’ Liguori], in Radiospada, 21.3.2017). 
Questa festa cade 9 mesi prima del santo Natale. Secondo la venerabile Suor Margherita del SS.mo Sacramento (Marguerite du Saint-Sacrement), carmelitana di Beaune, in Francia, vissuta nel XVII sec., che ebbe il privilegio di sposare, in nozze mistiche, il Bambino Gesù e di identificarsi completamente in Lui (secondo i testimoni, Margherita avrebbe mantenuto per tutta la vita le dimensioni di un bambino di dodici anni, cioè l'altezza di 1,33 m.), in effetti, l'Annunciazione sarebbe avvenuta alla mezzanotte del 25 marzo, appunto esattamente nove mesi prima della Natività del Signore.
Oltre alla cittadina di Nazaret, che conserva la grotta a ridosso di quella che era l’abitazione della Vergine, in cui avvenne l’annunciazione, nonché la nota Fontana della Vergine – dove, secondo la tradizione cristiana locale – Maria incontrò l’Arcangelo Gabriele (fontana oggi nella chiesa ortodossa di S. Gabriele a Nazaret), anche l’Italia conserva un’insigne reliquia di quell’annuncio: a Loreto, infatti, vi sono le pietre che sorgevano a ridosso della grotta nazaretana e che costituivano la parte in muratura dell’abitazione della Vergine.
Molti studi sono stati compiuti su quelle pietre. Tutti ne attestano l’autenticità.
Per celebrare questa festa, perciò, rilanciamo questo contributo sul tema.












L’autenticità della Santa Casa di Loreto


Secondo uno studio archeologico condotto dall’architetto Nanni Monelli e da padre Giuseppe Santarelli, Direttore della Congregazione generale della Santa Casa di Loreto, le pietre che si trovano nella grotta dell’Annunciazione a Nazareth hanno la stessa origine delle pietre dell’altare dei Santi Apostoli della Santa Casa di Loreto. 
Questa scoperta ha riaperto la discussione sulla validità storica della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto e sul mistero di come sia avvenuta questa traslazione. 
Per approfondire la conoscenza e la storia del santuario mariano dove si conserva e venera la Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che secondo la tradizione fu trasportata miracolosamente da Nazareth a Tersatto nel 1291 e infine a Loreto, ZENIT ha intervistato il prof. Giorgio Nicolini, un esperto in materia, autore del libro “La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” (www.lavocecattolica.it). 
Il libro illustra con prove documentali del tutto inedite, la verità storica delle “cinque traslazioni miracolose” della Santa Casa di Nazareth avvenute “in vari luoghi” e infine sul colle di Loreto: “traslazioni miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296, “approvate” “ufficialmente” nella loro “veridicità storica” da tanti Papi, per sette secoli. Il libro contiene anche il testo della “benedizione” di Giovanni Paolo II, spedita in data 11 gennaio 2005 all’autore del libro dal Pontefice stesso. 
Secondo un recente studio condotto dall’architetto Nanni Monelli e da padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, le pietre dell’Altare degli Apostoli (uno dei più antichi dell’età paleocristiana) che si trova nella Santa Casa di Loreto ha la stessa origine delle pietre che si trovano nella grotta di Nazareth, davanti alla quale si trovavano le tre Pareti della Santa Casa di Maria. E’ un’altra conferma dell’autenticità della Casa di Loreto come la Casa nazaretana di Maria?
Nicolini: Sull’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “vera Casa nazaretana” di Maria non ci sono mai stati dubbi, se non per chi non ne conosce i secolari studi relativi; tanto che tutti i Sommi Pontefici, per sette secoli, ne hanno comprovato l’autenticità con solenni atti canonici di “approvazione”. 
Tale studio dell’Altare degli Apostoli è invece importante perché, oltre a fornire una ulteriore prova dell’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “Casa nazaretana” di Maria, fornisce anche una “prova” ancora più eclatante a riguardo della “miracolosità” della “traslazione” della Santa Casa di Nazareth. 
Infatti la “tradizione” ha sempre attestato che, tra il 1291 e il 1296, le tre Pareti della Santa Casa di Nazareth furono trasportate “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, in “vari luoghi”, e insieme alle tre Pareti fu trasportato “miracolosamente”, “in vari luoghi”, anche l’Altare degli Apostoli. Ciò è attestato da antichi documenti, nei quali si parla della presenza di tale Altare unitamente alle tre Sante Pareti, come a Tersatto, in Dalmazia, ove la Santa Casa vi sostò tra il 10 maggio 1291 e il 10 dicembre 1294. 
Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che “il miracolo” fu “duplice”, perché furono trasportate “miracolosamente” non solo le tre Sante Pareti “integre”, ma insieme ad esse, e distinto da esse, anche l’Altare degli Apostoli. 
Che cosa hanno detto la storia, la tradizione, i Sommi Pontefici, sulla “traslazione” della Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che si trova ora a Loreto?
Nicolini: Nel libro che ho scritto in proposito, dimostro che dal punto di vista storico e archeologico sono accertate, in modo indiscutibile, “almeno” cinque “traslazioni miracolose”, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica. 
Tutti questi fatti soprannaturali furono tramandati dai “testimoni oculari” dell’epoca, nei vari luoghi ove si compirono, e furono rigorosamente controllati dai Vescovi locali dell’epoca, i quali emisero dei pronunciamenti “canonici” di “veridicità”, come attestano delle “chiese” dell’epoca consacrate a tali “eventi miracolosi” dai Vescovi di Fiume, di Ancona, di Recanati, di Macerata, di Napoli… Così pure tanti Sommi Pontefici, impegnando la loro Suprema Autorità Apostolica, hanno “approvato” ininterrottamente, sin dalle origini, la “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa: da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005). 
In proposito, così scriveva il grande Pontefice Beato Pio IX, nella Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”. E il Santo Pontefice aggiunse ancora: “Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”. 
C’è però chi sostiene la tesi secondo cui furono alcuni Crociati, con la nave, a trasportare a Loreto solo delle “pietre” della Casa di Maria, che vennero poi ivi riassemblate sotto forma di “casa”. Lei che ne pensa?
Nicolini: Intanto è opportuno precisare che a Loreto ci sono solo le tre Pareti che costituivano in realtà “la Camera” di Maria, comunemente denominata come “la Santa Casa”, ove avvenne l’Annunciazione, e che sorgeva a Nazareth dinanzi ad una grotta e faceva un sol corpo con essa. Attualmente a Nazareth sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. Detto più semplicemente: a Nazareth ci sono “le fondamenta” senza la Casa, a Loreto c’è “la Casa” senza le fondamenta. 
L’“ipotesi” di un trasporto umano, avanzata recentemente da alcuni studiosi, oltre ad essere priva di ogni documentazione al riguardo, è “insostenibile” ed “impossibile”, sia per le ragioni “storiche” sopraddette, nonché per ragioni “architettoniche” e “scientifiche”. Ad esempio, l’ipotesi di un trasporto umano mediante la scomposizione dei muri della Casa in singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia e poi per altre quattro volte sulla costa adriatica, dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è del tutto impossibile anche dal punto di vista “temporale”. Ciò lo attesta la “simultaneità” delle date di partenza da Nazareth (sicuramente nel maggio 1291) e di arrivo a Tersatto (9-10 maggio 1291), come riportato da una lapide dell’epoca. 
Così pure risulterebbe “impossibile” una simile operazione di “smontaggio” e “rimontaggio”, eseguita per di più in cinque luoghi diversi, in Dalmazia e in Italia. L’analisi chimica della malta, infatti, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di un tale ipotetico “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi, ma è giunta a Loreto – dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” – con le pietre “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, così come oggi ancora si presenta. 
La collocazione finale poi su una pubblica strada, a Loreto, ove ancor oggi si trova, è ugualmente umanamente “impossibile”, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che hanno esaminato nei secoli il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”. L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che “la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo” . Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato. 
Un altro insigne architetto, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa” , 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290). 
L’architetto Mannucci trasse, in sintesi, queste conclusioni: i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata; è assurdo solo il pensare ad un trasporto meccanico; la costruzione della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive ed alle stesse leggi fisiche. Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla “trasportata” gli uomini, non può essere stata trasportata che “miracolosamente”, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”… come sempre “testimoniato” e “tramandato” dalla “tradizione” e “approvato” come “veridico” da tutti i Sommi Pontefici, per 700 anni, dalle origini sino ad oggi. 
Recentemente lei ha rivolto alcune domande sulla “questione lauretana” al Santo Padre Benedetto XVI. Quali sono state le risposte?
Nicolini: Ho richiesto al Santo Padre Benedetto XVI un intervento proprio perché venisse “ristabilita” in modo “definitivo” la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, scalzando così tante moderne “fuorvianti” e “secolaristiche” interpretazioni. Il Santo Padre è subito intervenuto per la celebrazione Liturgica della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario. Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm). 
In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” di nuovo “espressamente”, “ripetutamente” e “inequivocabilmente” che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…” 
La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth. Perciò, anche nel “pronunciamento” del nuovo Sommo Pontefice, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono certi “studiosi” contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”… A Loreto, perciò, vi è proprio l’intera Santa Casa di Nazareth (nelle sue tre Pareti), ivi giunta “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, dopo molteplici “traslazioni miracolose”, come sempre insegnato dalla “tradizione”, attestato dagli studi storici, archeologici e scientifici, come quelli sopra accennati, e confermato innumerevoli volte – lungo i secoli – dal Magistero “ordinario” e “solenne” dei Sommi Pontefici. 
Forse giova qui ricordare le sempre attuali e bellissime parole del santo Pontefice Leone XIII, scritte nella sua Enciclica “Felix Lauretana Cives” (del 23 gennaio 1894): “Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose”. Ed anche: “Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo (Loreto), a quella famosa profezia: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”. 

mercoledì 6 marzo 2019

Il Mercoledì delle Ceneri

Prima dell’epoca di S. Gregorio Magno (fine del VI sec.), il digiuno di Quaresima non cominciava che all’indomani della I domenica di Quaresima, come è ancora nel caso della liturgia ambrosiana o come similarmente viene praticato nella liturgia bizantina (anche se inizia la Quaresima in anticipo poiché non si digiuna i sabati in Oriente).
Per ottenere un conteggio pieno di 40 giorni di digiuno, San Gregorio decise di aggiungere quattro giorni di digiuno prima della I domenica. Il Mercoledì delle Ceneri è diventato così, sin dal primo giorno di Quaresima, nel rito romano (gli antichi libri liturgici spesso si riferiscono ad esso come «in capite jejunii»). Tuttavia, l’antica disposizione anteriore a San Gregorio ha lasciato alcune tracce: così, nell’ufficio, restiamo sempre nell’ordine della Settuagesima, e gli inni di Quaresima cominciano il prossimo sabato ai primi vespri del I Domenica di Quaresima.
Agli albori del cristianesimo, il vescovo in quel giorno espelleva dalla chiesa i penitenti che dovevano espiare gravi colpe (principalmente omicidio, adulterio e apostasia). I penitenti pubblici assistevano agli uffici fuori dalla chiesa, dal nartece (come spesso si vede nelle chiese dell’Etiopia) e potevano entrare nella chiesa una volta completata la penitenza.
Ecco quattro incisioni di un Pontificale romano stampato a Venezia nel 1561 che rappresentano l’imposizione di Ceneri ai fedeli e l’espulsione dei penitenti pubblici:

Imposizione della cenere ai fedeli da parte del pontefice

I penitenti pubblici compaiono davanti al vescovo

Il vescovo riveste del cilicio i penitenti pubblici

Il vescovo espelle i penitenti pubblici fuori dalla chiesa

La penitenza pubblica durava, di regola, per molti anni. Una volta completata la penitenza, la riconciliazione dei penitenti pubblici era effettuata dal vescovo il Giovedì Santo.
Quando la disciplina della penitenza pubblica scomparve praticamente (prima dell’XI secolo), tuttavia, alcuni elementi furono mantenuti, compresa l’imposizione di ceneri all’inizio della Quaresima. Questo gesto liturgico segna perfettamente il desiderio di ogni cristiano di indossare le armi della penitenza e del digiuno all’inizio della Quaresima, pur ricordando la sua condizione:

Meménto, homo, quia pulvis es, et in púlverem revertéris.

Ricorda, o uomo, che sei polvere e che in polvere tornerai.

La cerimonia dell’imposizione delle ceneri, che aveva luogo una volta in modo autonomo tra l’ora Sesta e l’ora Nona, finì per essere collegata alla Messa di quel giorno, la Messa cioè che si celebra dopo l’ora Nona (la Messa è seguita dai Vespri, dopo i quali, nel rito Romano, il digiuno è rotto).
Tradizionalmente, la cenere usata viene prodotta bruciando i rami benedetti l’anno precedente. Il sacerdote impone le ceneri in una croce sulla fronte dei fedeli - ma sulla tonsura o sulla parte superiore della testa per i chierici - mentre il coro canta due inni Immutemur in habitu e Inter vestibulum, così come il responsorio Emendemus in melius.
Oggi Massa ha due caratteristiche che si trovano in tutta la Quaresima: prima del Vangelo si canta il Tratto in II tono, come ogni lunedì, mercoledì e venerdì di quaresima, antichi giorni di stazione; dopo la post-comunione, come tutti i giorni della settimana di Quaresima, il sacerdote recita un’orazione supplementare sui fedeli inchinati: questa orazione è in realtà una preghiera di benedizione molto antica; essa si faceva ugualmente all’ufficio divino e il resto dell’anno, ogni volta che il popolo era congedato. Ancora presente nella maggior parte dei riti orientali o occidentali, l’orazione super populum non è stata mantenuta nel rito romano che solo per le ferie della Quaresima.

Fonte: Schola Sainte Cécile, 6.3.2019 (traduzione nostra)

Dies Cínerum, et inítium ieiúnii sacratíssimæ Quadragésimæ



Emendémus in mélius, quæ ignoránter peccávimus: ne, subito præoccupáti die mortis, quærámus spátium pæniténtiæ, et inveníre non póssimus

Cfr. Dies Cínerum, in Sardinia Tridentina, 14.2.2018