Sante Messe in rito antico in Puglia

martedì 2 agosto 2016

Cosa chiese Maria contro l’invasione degli islamici

La Chiesa cattolica, oggi, è sempre più debole. Ed allo sbando.
Plaude, senza comprenderne il significato, alle “preghiere” degli imam (per la cronaca ed aggiornamenti, v. qui e qui).
Mentre nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, gli islamici hanno dato le spalle alla lettura del Vangelo, ben altra storia è avvenuta a Bari.

A Roma ...........

A Bari ...........

Anzi, qui abbiamo un esempio davvero emblematico di profanazione: l’imam, Sharif Lorenzini, presidente della Comunità islamica d’Italia, che dovrebbe essere un italiano, nella Cattedrale di Bari ha recitato in arabo la Sura L’Aprente del Corano, cioè la prima sura. Il testo è il seguente: «Mostraci la retta via, la via di coloro che tu hai favorito, non (la via) di coloro che guadagnano la tua ira, né quella di coloro che hanno deviato» (v. qui. Cfr. anche Desolazione in Cattedrale, a Bari, in Chiesa e postconcilio, 1.8.2016). Secondo l’interpretazione Islamica tradizionale la “retta via” è l’Islam mentre la via di coloro che si sono guadagnati l’ira di Allah è quella degli Ebrei e quelli che hanno deviato sono i Cristiani. E pensare che la giornata di domenica 31 luglio doveva essere – a parole – una giornata di riconciliazione. In barba a coloro che, rinunciando a riconoscere ciò che sempre più appare evidente, sostengono che l’islam - asseritamente moderato - non abbia intrinsecamente una volontà di dominio e di conquista (cfr. Roberto de MatteiI primi martiri dell’islam in Europa, in Corrispondenza romana, 27.7.2016; Id.Imam in chiesa: una grave offesa alla fede e alla ragione, ivi, 3.8.2016; Id., Imams in church: A grave offence against faith and reason, in Rorate caeli, Aug. 3, 2016. V. anche RedazioneLa religione c’entra eccome, spiega il cardinale Bagnasco, in Il Foglio, 28.7.2016Id., ”Il Papa sbaglia, stiamo subendo l’odio da parte di una religione”, dice il patriarca di Antiochiaivi).
La Cattedrale di Bari così come le altre chiese e basiliche profanate dovrebbero essere riconsacrate, o almeno offerte celebrazioni di espiazione, essendo state trasformate – come ricordato – in moschee de facto. Ben pochi pastori di anime, come Mons. Gemma, vescovo emerito di Isernia, vi hanno visto, in verità, un attacco al Cristianesimo (v. qui. Cfr. anche qui). E questo è avvenuto nonostante il divieto della CEI (cfr. Andrea Tornielli, CEI: basta moschee su spazi dei cattolici, in Fatti sentire, 28.5.2008). Un'altra epoca .... Evidentemente. Se poi il presidente della CEI, card. Bagnasco, in evidente stato di labiritintite dottrinale, afferma di non aver compreso il motivo delle lamentele per la presenza degli imam in chiesa (v. qui) ..... il quadro dello stato della Chiesa cattolica è abbastanza chiaro. Ignoranza. Ignoranza sì dei fondamenti della fede cristiana. Anche della cultura islamica. Ed apostasia dalla fede.
Ricordiamo, a questo proposito, a completamento di quanto evidenziato nei giorni scorsi, che la Basilica di Hagia Sofia (Santa Sofia) di Costantinopoli, quando, nel 1453, fu conquistata la capitale dell’impero bizantino, fu trasformata in moschea in maniera assai semplice: il sultano Maometto II vi fece recitare, da un ulema, la shahada, che è la preghiera-professione di fede islamica («Testimonio che non c’è divinità se non Allāh e testimonio che Maometto è il suo messaggero»), perché quella Basilica diventasse automaticamente moschea. Per lo stesso motivo, non è permesso costruire chiese cristiane in terra islamica, perché se si pregasse Cristo, quella terra cesserebbe di essere islamica. Per cui, per il semplice fatto di aver pregato islamicamente, quelle chiese sono da considerarsi profanate e moschee de facto, abbisognevoli di essere riconsacrate.
Abbiamo ricordato anche quanto affermava l’arcivescovo emerito di Smirne, mons. Bernardini, durante il Sinodo del 1999 (v. qui), secondo cui la cessione di chiese agli occhi di un islamico è segno eloquente di apostasia (cfr. Camillo LangoneDomenica a messa si è spezzato qualcosa, e non parlo del pane. Ve lo spiego, in Il Foglio, 2.8.2016). Il testo intero del suo intervento è qui. Il vescovo cappuccino, che, per molti anni aveva vissuto in terra islamica, poteva parlare con piena cognizione di causa, conoscendo questo fenomeno secondo un’ottica privilegiata, da vicino. Egli sapeva che ogni cedimento cristiano rafforza l’islam. I cristiani, che hanno ormai ceduto al pacifismo irenista, temono per la loro sorte e, per questo, si mostrano “accoglienti”, quasi vittime di non meglio specificati sensi di colpa nei confronti dell’islam. Per cosa poi? Per aver combattuto a Lepanto ed a Vienna. Aver combattuto e vinto per intervento della Regina della Vittorie. Disprezzare simili grazie celesti comporta sempre gravi conseguenze. Ahhhh ….. se solo ricordassero quanto insegnava il Divin Maestro: «E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo» (Matth, 10, 28). Ma i cristiani di oggi hanno perso la fede. A partire dai pastori.
Ricordava del resto il beato Charles de Foucauld: «Secondo la loro fede, i musulmani ritengono l’islam come la loro vera casa e i popoli non-musulmani come destinati a essere sopraffatti da loro o dai loro discendenti. Considerano la sottomissione a una nazione non-musulmana come una situazione transitoria. La loro fede li assicura che usciranno vincitori da questo scontro con gli europei che oggi li dominano. La saggezza consiglia loro di patire con calma questa prova: “Quando un uccello intrappolato si agita, perde le piume e si spezza le ali, invece se resta tranquillo sarà integro il giorno della liberazione”» (Charles de FoucauldLa profezia di de Foucauld: «Così l’islam ci dominerà», in LNBQ, 23.7.2016).
Nella festa del Perdono di Assisi (Dedicazione della Patriarcale Basilica di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola) e di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il quale non aveva mancato di parlare dell’Islam e di come dovrebbe essere considerato dai cattolici (v. qui), rilanciamo questo contributo. Sullo stesso tema, cfr. Stefania Falasca, Quando la Madonna salvò Venezia, in 30Giorni, 2001, fasc. n. 10. 



Franz Mayer & Co., S. Alfonso, XIX sec., Cattedrale, Carlow

Anonimo, Sant'Alfonso Maria de Liguori, Chiesa della SS. Trinità dei Redentoristi, Ciorani

Cosa chiese Maria contro l’invasione degli islamici

di Angelo Busetto

Giovedì 4 agosto il cardinale Pietro Parolin sarà nell’isola di Pellestrina (Venezia) per i 300 anni dall’Apparizione della Madonna. Ci saranno anche il Patriarca di Venezia e il vescovo della nostra diocesi di Chioggia. Trecento anni fa, Maria toccò il braccio di un ragazzo di nome Natalino dicendogli di dire al parroco di far celebrare delle Messe per le anime del Purgatorio “se volemo avere vittoria”. Senza la vittoria della Repubblica veneta nei giorni seguenti il 4 agosto 1716, le nostre donne porterebbero il velo e noi tutti reciteremmo a memoria i versetti del Corano. Invece oggi abbiamo la grazia di portare in trionfo la Madre del Signore Gesù. Venerata nel santuario di marmo bianco che si specchia sulla laguna di Pellestrina, sùbito innalzato dalla Repubblica Veneta in segno di gratitudine, la bella immagine della Madonna nera dipinta da ignota mano, dal 18 luglio in poi, esce di casa e inizia il suo percorso di benedizione in tutte le chiese dell’isola. In laguna, centinaia di barche - dalle più piccole ai grandi barconi da pesca - fanno risuonare clakson e trombe. Questa la sua storia.

A Natalino Scarpa, il 4 agosto di trecento anni fa, la Madonna, prendendolo per un braccio, disse: «Vien qua fio, vai dal Piovan, e dighe che a fassa celebrare delle Messe per le aneme del Purgatorio, se volemo avere vittoria» («Vieni qui, ragazzo, vai dal parroco e digli che faccia celebrare delle Messe per le anime del Purgatorio se vogliamo avere vittoria»). 

Di quale vittoria si trattava? Quella della Repubblica Veneta contro i turchi che invadevano ilMediterraneo e attaccavano le coste dell’Italia, depredando, uccidendo e nel caso migliore costringendo quanti catturavano – uomini e donne – a diventare musulmani. La vittoria pronosticata da Maria, patrocinata dalle Messe che la gente dell’isola di Pellestrina fece subito celebrare, è arrivata qualche giorno dopo, quando Venezia respinse i turchi a Corfù e a Pretervaradino. Non sarebbero bastate le armi a difendere le popolazioni e a garantire la fede cristiana, come non erano bastati gli eserciti a difendere Vienna assediata dai musulmani, quando il Beato Marco d’Aviano celebrò l’eucaristia e proclamò la penitenza e l’assoluzione dei soldati. Non erano bastate le flotte delle navi a Lepanto, quando Pio V proclamò la Madonna Regina del Rosario.

Come si difende la fede? Come si garantisce un popolo? Spezzoni di eserciti europei vanno a inseguire l’Isis nei Paesi che generano il terrorismo, mentre nelle nostre città aumentano i controlli e per le strade si disseminano drappelli sempre più numerosi di forze dell’ordine. La condizione richiesta dalla Madonna dell’Apparizione a un ragazzino di un’isola della laguna veneta, significativamente posta a barriera della città di Venezia sul frontale del mare Adriatico, è quella di celebrare delle Messe, interagendo così attraverso la più grande preghiera cristiana. Non bastano dunque le armi difensive a proteggerci; non bastano le barriere né le più raffinate tecniche investigative. Occorre la preghiera.

Perché? Prima di tutto perché la preghiera ci mette in braccio a Dio. Nella preghiera diventiamo collaboratori di Dio, che non ha scelto di agire da solo. Il Dio dell’alleanza nell’antico testamento e il Dio dell’amicizia nel nuovo testamento ci chiama ad essere suoi partner e collaboratori, e domanda di estendere nel mondo il Regno di pace e di fraternità attraverso la vita e la presenza dei suoi figli-alleati. La preghiera estende la forza e l’efficacia dell’azione di Dio.

In secondo luogo la preghiera raddrizza il nostro cuore e dice a noi stessi e agli altri chi siamo: figli di Dio e fratelli. La preghiera chiarisce e approfondisce la nostra identità, dice la nostra origine e la nostra appartenenza, rende saldo il nostro intendimento e lo scopo della vita, dona libertà e coraggio. Rende veri e saldi. Libera dall’odio, dalla violenza, dalla vendetta e dalla rappresaglia.

La preghiera dunque è la nostra vera vittoria. Potremo vivere o morire, con la preghiera nulla va perduto di quello che siamo, come nel caso dei martiri sorpresi a pregare e di padre Jacques Hamel ucciso mentre celebrava l’Eucaristia. L’invito della Madonna dell’Apparizione al giovane Natalino nello specchio della laguna veneta e sulla scena della storia si ripresenta oggi come l’iniziativa più urgente e più mobilitante per tutto il popolo cristiano, «se volemo avere vittoria».

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