Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 17 aprile 2017

Prima il Cristianesimo: l’Autorità e il potere – Editoriale di marzo 2017 di “Radicati nella fede”

In questo lunedì dell’Angelo, rilanciamo – sebbene con un po’ di ritardo - l’editoriale di marzo di Radicati nella fede, ripreso da Riscossa cristiana.

Pieter Paul Rubens, Le Sante donne al Sepolcro, 1611-14, Norton Simon Museum, Pasadena


Peter von Cornelius, Le tre Marie al sepolcro, 1815-22, Neue Pinakothek, Monaco

Salviati & Co. di Venezia, Sante donne al Sepolcro, 1868-71, Cappella di San Dunstano, Cattedrale di S. Paolo, Londra

Bernardo Strozzi, La cena di Emmaus, XVII sec.

Adeodato Malatesta, Cena di Emmaus, XIX sec., Cattedrale, Legnago

Michele Rapisardi, Cena di Emmaus, 1840-60, Catania

PRIMA IL CRISTIANESIMO: L’AUTORITÀ E IL POTERE


Editoriale di “Radicati nella fede”
Anno X n. 3 - Marzo 2017

Un Cristianesimo debole, che ha dimenticato la Rivelazione Divina nella sua interezza, o che parla di Rivelazione in maniera generale ma non crede più fermamente nei contenuti puntuali della rivelazione, finisce con l’essere attento solo all’aspetto di potere presente nella Chiesa.
Una Chiesa che dice a parole che Dio si è rivelato, ma, nello stesso tempo, pensa di fatto che Dio sia ancora così nascosto, da puntare tutto solo sulla ricerca umana; da pensare che Dio debba essere rincorso in una estenuante ricerca dell’uomo, poi deve appoggiarsi completamente sull’uomo, e per non esplodere nella completa confusione e anarchia, deve fondarsi sul potere. E questo potere ha la funzione di regolamentare questa ricerca umana, con il quasi esclusivo criterio di fermare, arginare, stigmatizzare chi - obbedendo cattolicamente al contenuto della rivelazione - pensa che si debba obbedire a Dio che ha parlato e non cercarlo come se non si fosse rivelato.
È il potere interno a una neo-chiesa che, caduta nel puro naturalismo, punta tutta sull’uomo in ricerca ed è strutturalmente nemica della Rivelazione Divina.
Questo neo-potere della neo-chiesa non ha autorità.
Sì, perché il potere non è esattamente l’autorità.
L’autorità è serva della verità, il potere è servo di se stesso.
L’autorità è di Dio da cui tutto deriva, ed è partecipata da Dio a coloro che sono posti a custodire l’opera di Dio, naturale e soprannaturale.
Padre e madre sono autorità per i figli; Dio ha suggellato nel quarto comandamento questo rapporto autorevole; ha legato all’onore dato al padre e alla madre la benedizione o la maledizione; ma anche quest’autorità, così naturale, viene da Dio che ha fatto la vita e non potrà mai essere esercitata sui figli in contrasto con la legge di Dio: se tuo padre e tua madre ti comandassero qualcosa contro la legge di Dio, contro la sua rivelazione, tu obbedirai a Dio e non al comando ingiusto e falso dei tuoi genitori.
Deriva da Dio anche l’autorità dei reggitori del mondo. Re e Capi di Stato hanno un’autorità voluta da Dio, anche quando non sono cristiani, ma pagani o atei. San Pietro raccomanda questo riconoscimento di autorità: “State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. Perché questa è la volontà di Dio...” (1 Pt 2,13 e ss.).
Questa è la dottrina cattolica, quella non inventata dagli uomini ma frutto della rivelazione divina: Dio creatore e governatore del mondo, ha disposto che l’umano consorzio, composto di essere ragionevoli e sociali, avesse un ordinamento fondamentale idoneo a loro; e tale “ordinamento di Dio” consiste radicalmente nell’autorità e nella fratellanza. (…) (Il potere di queste autorità) non deriva da qualche loro privilegio e superiorità naturale, ma proviene da Dio, vero ed unico padrone di tutto e di tutti, il quale per il bene della società ha posto il principio di autorità. - Onde chi resiste a questa, resiste all’ordinamento di Dio (Umberto Benigni, Storia sociale della Chiesa, ed. 2016, vol. I, pg. 58).
Ma va aggiunto subito che quest’autorità non può essere esercitata contro Dio e la sua volontà: Siccome tutta la base dell’autorità e del suo potere sociale sta nell’ordinamento divino, quell’autorità che comanda cose contrarie alla legge del Signore, perde la propria base; ed il suo comando è nullo. Donde consegue che, nel bivio di disobbedire a Dio o agli uomini, non vi può essere dubbio di scelta (Umberto Benigni, Storia Sociale della Chiesa, ed. 2016, vol. I, pg. 59).
Se questo riferimento a Dio è essenziale per le autorità naturali, cosa si dovrà dire di quelle che sono preposte alla vita della Chiesa, che è vita soprannaturale, vita di grazia? L’autorità nella Chiesa e il potere che ne è emanazione sono totalmente relative all’opera di Dio, alla salvezza delle anime. Staccare in qualche modo, nella Chiesa, l’autorità da Dio è pura assurdità, questo lo capiscono tutti!
Ma c’è un modo discreto e tremendo di staccare l’autorità ecclesiastica dal suo fondamento che è Dio, ed è quello di non dare contenuto preciso alla rivelazione.
Le autorità civili si sono separate da Dio dichiarando lo stato aconfessionale, agnostico o ateo; si sono separate da Dio inventando la loro autonomia nel libera Chiesa in libero Stato; e fondandosi su se stesse, e non su Dio, sono diventate troppe volte incivili.
Le autorità ecclesiastiche, invece, si sono emancipate da Dio relativizzando la rivelazione: ciò che Dio ha detto è stato storicizzato, reinterpretato, riformulato, ammodernato e alla fine relativizzato. Tutto ciò ha dato il via libera ad una autorità che pensa di fare un cristianesimo nuovo in ogni stagione del mondo, senza vincoli con il deposito della fede. La conseguenza è che questa autorità diventa dispotica, perché resta la sola capace di giudicare se tu sei cattolico o no. Non è più la Rivelazione che ti giudica attraverso l’autorità, ma è l’autorità sola, vedova di una rivelazione relativizzata.
Questa operazione alla fine distruggerà l’autorità, anzi lo sta già facendo da tempo.
Gli uomini prima rigetteranno un’autorità senza riferimenti vincolanti, che cambia le verità a piacimento; poi abbandonerà una chiesa terribilmente vuota, senza contenuto divino.
Solo nell’autorità della Rivelazione, nell’interezza delle fonti – Scrittura e Tradizione – si può salvare l’autorità della Chiesa e nella Chiesa.
Ecco perché il richiamo alla Tradizione non è mai contro l’autorità, ma fonda l’autorità, la salva.
Senza la Scrittura e la Tradizione non c’è autorità possibile.
L’insistenza sull’autorità sganciata dalla Tradizione, ma legata all’innovazione ha posto mano all’opera anarchica nella Chiesa. L’autorità per l’aggiornamento e non per la custodia del deposito divino è la cosa più assurda che sia mai capitata nella storia della Chiesa.
I nemici lo sapevano: la massoneria, il comunismo ecc... hanno sempre fatto l’occhiolino ai teologi modernisti e li hanno utilizzati per annullare la Chiesa. 
I preti, la maggior parte, non l’hanno capito... così come i clericali: a furia di sottolineare l’autorità piuttosto che la verità, hanno dimenticato quest’ultima per strada.
I semplici lo intuirono e continuarono in un cristianesimo umile, lasciando blaterare le nuove guide ecclesiastiche.
Per questo crediamo fermamente che il migliore servizio alla Chiesa sia la fedeltà alla Messa di sempre, sintesi della Rivelazione, unica salvaguardia possibile dell’autorità nella Chiesa e nella società.
I semplici l’hanno capito; un giorno, dopo l’ubriacatura, anche l’autorità ci ringrazierà.

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