Sante Messe in rito antico in Puglia

domenica 6 marzo 2016

“Cumque in partu labórans doléret, ait illi quidam de custódibus: Quæ sic modo doles, quid fácies objécta béstiis? Cui illa: Modo ego pátior; illic autem álius erit in me, qui patiétur pro me, quia et ego pro illo passúra sum” (Lect. V – II Noct.) - Ss. PERPETUÆ et FELICITATIS, MARTYRUM

Queste illustre eroine, che fanno parte di un gruppo comprendente quattro altri martiri, Revocato, Secondulo, Saturnino e Saturo (o Satiro), non appartenevano alla Chiesa di Roma poiché esse consumarono il loro martirio a Cartagine, il 7 marzo 202 o 203 (v. per approfondimenti, P. Silvio Gaston Moreno, Les persécutions et les martyrs en Tunisie, in blog Archeologie et Art Chrétien, 15 Fév. 2015). Tuttavia, la loro popolarità e la loro rinomanza, la diffusione dei loro Atti – redatti, sembra, da Tertulliano – e le relazioni continue che esistevano all’epoca tra la capitale dell’Africa Proconsolare e Roma, fecero sì che il natale di Vibia Perpetua e di Felicita il 7 marzo si trovasse già annotato nella lista romana dei Natalitia Martyrum, redatti verso il 336. Perpetua e Felicita sarebbero, dunque, con san Cipriano, l’oggetto delle prime feste di carattere non locale accolte da Roma nel suo Calendario del IV sec. Non desta meraviglia, perciò, se i dittici romani della messa contengano pur’essi i tre nomi di questi martiri africani.
Alla notorietà delle due martiri oggi celebrate, peraltro, ha contribuito anche Sant’Agostino, che dedicò alle Sante ben quattro suoi sermoni pronunciati in occasione dell’anniversario del loro martirio (il 7 marzo) di anni imprecisati (v. PL 38, coll. 1280-86, che ci tramanda tre sermoni, mentre i frammenti di un quarto ci è tramandato da un testo conservato a Erfurt).
La festa di questo giorno apparve ugualmente nel Sacramentario Gelasiano dell’epoca carolingia sebbene essa fosse cancellata dal Gregoriano ai tempi di Adriano I. Non è difficile, del resto, indovinare la causa di questa soppressione.
Mentre il fondo del Gelasiano evoca un periodo di libera fioritura liturgica e le feste cimiteriali dei martiri erano ancora celebrate con un grande concorso di popolo, il Gregoriano, al contrario, rappresenta una riforma posteriore, severa e generale della liturgia stazionale a Roma. La Quaresima, che non costituiva ancora, nel IV sec., un ciclo liturgico speciale, aveva acquistato, poco a poco, un’importanza particolare; il sacrificio eucaristico era offerto solennemente tutte le sere al calar del sole, al posto di essere offerto solo il mercoledì e la domenica, come ai tempi di san Leone Magno; pure verso l’epoca del pontificato di san Gregorio I, il digiuno e le stazioni quotidiane, per conseguenza naturale, escludevano tutte le altre stazioni delle feste ed, in particolare, le antiche Natalitia Martyrum dei secoli precedenti. Fu così che si eclissarono, non soltanto la festa delle sante Perpetua e Felicita, ma anche quella della Cattedra di san Pietro, di san Lucio, di san Caio e di molti altri insigni pontefici.
Tuttavia, il ricordo dei grandi martiri cartaginesi sopravvisse nella devozione popolare a questa esclusione liturgica; essa si conservò così fedelmente che la loro festa, con il rito di semplice commemorazione, fu associato, durante il basso Medioevo, a quella di san Tommaso d’Aquino, morto ugualmente il 7 marzo e che nel 1568 san Pio V aveva elevato al rango di festa doppia.
Nel XX sec., in occasione della riscoperta a Cartagine, tra le rovine della basilica Maiorum, in cui aveva predicato il grande sant’Agostino, dell’epigrafe sepolcrale di Perpetua, Felicita e dei loro compagni (il vescovo Vittore nel V sec. così indicava quella basilica: «... basilicam maiorum, ubi corpora sanctarum martyrum Perpetuæ atque Felicitatis sepulta sunt, ...»: Vittore Vitense, Historia pesecutionis Africanæ Provinciæ sub Geiserico et Hunirico regibus Wandalorum, lib. I, § 3, in MGH, Monumenta Germanie Historica, Scriptores antiquissimi, a cura di Karl Felix Halm, t. III, Berlino 1879, p. 3), san Pio X elevò il loro ufficio al rito doppio, fissando la loro festa alla vigilia del loro natale, a causa della solennità nel giorno seguente, anniversario della morte di san Tommaso d’Aquino.
Ecco il testo di questa importante epigrafe, l’unica reliquia che la Cartagine contemporanea conserva ancora del gruppo di martiri festeggiati oggi in tutta la Chiesa latina:

† HIC • SVNT • MARTYRES
† SATVRVS • SATVRNINVS
† REBOCATVS • SECVNDVLVS
† FELICIT • PERPET[V] • PAS • NON • MART
MAIVLVS


Un frammento di affresco nel cimitero di Callisto, appartenente come certi suppongono alla tomba dei martiri Marco e Marcellino, o, secondo altre opinioni, a quella dei martiri greci, dimostra a che punto gli Atti di santa Perpetua erano all’epoca popolari a Roma. Vi si vede in effetti due martiri che salgono verso il Cristo in mezzo ad una scala di cui un serpente, posto ai suoi piedi, cerca di impedirne l’accesso.
L’ispirazione dell’artista è evidente, come anche la sua dipendenza dalla celebre visione della martire cartaginese, narrata da lei con tanta freschezza e fede nell’autobiografia del suo martirio (Cfr. Passio Sanctarum Martyrum Perpetuæ et Felicitatis, 4, in PL 3, col. 25A-26A, nonché in Vita ex Ms. Casinensi eruta a Luca Holstenio, cap. I, Sanctorum captivitas. Perpetuæ baptismus, in carcerem detrusio. Visio prima, § 5, in Bollandisti, De Sanctis Martyribus Afris Perpetua, Felicitate, Saturo, Saturnino, Revocato, Secundolo, Carthagine aut Tuburbi, in Acta Sanctorum, Martii, vol. VII, Dies VII, Paris-Roma 1865, p. 632, oggi anche in traduzione italiana in Calogero Allegro (a cura di), Martirio di Policarpo, Passione di Perpetua e Felicita, con sermoni di Agostino, Roma 2001, p. 43), vero capolavoro dell’antica letteratura cristiana, che meritava di essere tra le mani di tutti i fedeli e di essere studiato a fondo.
Roma cristiana ha dedicato una chiesa, che è parrocchia, alle due sante martiri odierne nel 1969.
Nel 439 le reliquie di santa Perpetua, all'approssimarsi dell'invasione dei Vandali, furono trasferite a Roma, poi da lì, nell'843, dall'arcivescovo di Bourges, san Raoul, all'abbazia di Dèvres (o Deuvre), a Saint-Georges-sur-la-Prée. Dopo che quest'abbazia fu saccheggiata dai Normanni nel 903, furono trasferite a Vierzon, nel sito dell'attuale municipio. Da lì furono traslate nella chiesa di Notre Dame di Vierzon nel 1807, dove sono conservate finora. Perpetua è la patrona di Vierzon. Nel 1632 quella città fu gravemente colpita da un'epidemia di peste: gli abitanti allora fecero ricorso alla santa portandone in processione le reliquie, e fecero il voto che, se la peste fosse cessata, avrebbero incastonato la sua testa in un reliquiario d'argento. La peste effettivamente cessò (cfr. Paul Guérin, Les Petits Bollandistes - Vie des Saints, Parigi, Bloud et Barral editori, 1876, t. III, p. 230).
La messa è quella del Comune dei Martiri, Me exspectaverunt, di cui le collette, compresa quella dopo la comunione, che è propria, sono identiche a quelle assegnate già alla festa di questo giorno nel sacramentario Gelasiano.
Spesso la Croce ci spaventa, perché consideriamo solamente la sua amarezza, senza tenere conto di questa verità: e cioè quando soffriamo per Gesù Cristo, non siamo tanto noi che soffriamo in quel momento, ma è Gesù che soffre in noi. È così che Felicita, gemente nella sua prigione a causa dei dolori del parto, rispose con dignità ai pagani che le domandavano, schernendola, come farebbe a subire le pene del martirio, se si lamentava per il parto: «Ora sono io che soffro quello che soffro; ma là un altro soffrirà in me, giacché anch’io soffrirò per Lui» («Modo ego patior quod patior: illic autem alius erit in me, qui patietur pro me, quia et ego pro illo passura sum»: Passio, cit., 15, 7, in PL 3, ed. 1844 col. 47A; ed. 1886 col.48A, nonché in Vita, cit., cap. V, Mors S. Secunduli in carcere. Partus S. Felicitatis. Gesta omnium pridie martyrii, § 16, in Bollandisti, op. cit., p. 635; in Calogero Allegro (a cura di), op. cit., p. 54).


Maestranze ravennate, SS. Anastasia, Giustina, Felicita, Perpetua e Vincenza, mosaico della Processione delle Martiri, VI sec., Basilica di S. Apollinare Nuovo, Ravenna

SS. Perpetua e Felicita, V sec., Cappella arcivescovile, Ravenna

Anonimo, S. Felicita, XIX sec., museo diocesano, Viterbo 

Anonimo, S. Perpetua, XIX sec., Chiesa di S. Cataldo Vescovo, Montenero Sabino


Felix Louis Leullier, Combattimento nell'Arena ovvero Martirio delle SS. Perpetua e Felicita, 1840, collezione privata

Urna marmorea di santa Perpetua, chiesa di Notre-Dame, Vierzon

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