Sante Messe in rito antico in Puglia

venerdì 27 marzo 2015

La battaglia pre-sinodale è in corso

Mancano ancora sei mesi circa al Sinodo ordinario sul tema della famiglia e le lotte per la difesa della Verità si stanno acuendo.
È notizia di questi giorni che la Casa editrice Cantagalli ha querelato il prof. A. Melloni per il libro dei cinque cardinali, Permanere nella Verità. Secondo il docente ed esponente di spicco della c.d. Scuola bolognese, la casa editrice senese, pubblicando quel libro, avrebbe ordito con i prelati, un “complotto” contro il Vescovo di Roma, frustrando le sue istanze “aperturiste”. Giustamente, la casa editrice suddetta ha visto in quest’accusa – peraltro rimasta indimostrata ed ingiusta – un vulnus alla credibilità ed all’immagine di serietà, che, in questi anni, la stessa si era costruita (per la vicenda, si rinvia Marco Tosatti, Scintille legali al Sinodo sulla famiglia, in Blog San Pietro e dintorni, 26.3.2015).
In questo clima che comincia a riscaldarsi, è intervenuto di recente il card. Müller, il quale, dopo peraltro le uscite estemporanee del card. Marx di cui abbiamo già parlato in precedenza in questo blog, ha riprovato l’idea – peraltro contenuta nell’enciclica Evangelium gaudium (§ 32) – secondo cui è assolutamente anticattolico attribuire alle conferenze episcopali sia pur limitate competenze dottrinali, perché la Chiesa non è un parlamento (v. qui), giacché ciò – come correttamente osservato – rischierebbe di far venir meno l’unità della dottrina cattolica, trasformando la Chiesa cattolica nelle scismatiche chiese d’Oriente nelle quali ogni chiesa autocefala ha una sorta di “catechismo” per conto proprio, dove la c.d. sinfonia tra le chiese è più ipotetica che reale (basti vedere cosa pensa ogni chiesa orientale sulle questioni ecclesiologiche, che rivestono anche carattere dottrinale non irrilevante), dove si assiste ad una moltiplicazione micotica di “vescovi” ed “obbedienze” (a titolo d’esempio si ricorda che i vescovi che possono vantare il titolo di “arcivescovo d’Atene” o “vescovo d’Atene” sono circa una ventina tra legittimi ed illegittimi), tanto da pensare ad un sinodo panortodosso per cercare di appianare le divergenze dottrinali e pastorali. 
Sull’intervento del card. Müller, v. l’articolo di Matzuzzi su Il Foglio del 25.3.2015, di Chiesa e postconcilio e di Rorate caeli.
Come se non bastasse, il Catholic Herald pubblica una petizione di quasi cinquecento preti dell’Inghilterra e del Galles, rivolta ai partecipanti al Sinodo per la famiglia dell’ottobre prossimo che chiede che la dottrina e la pratica pastorale «restino fermamente e inseparabilmente in armonia» (v. Marco Tosatti, Sinodo: 500 preti dall’UK per la tradizione. Cfr. anche il post di Rorate caeli).
In questo contesto s’inseriscono alcuni docenti (v. qui) ed – immancabilmente – lo stesso Kasper, il quale, conscio di giocare una delle sue ultime partite, invita a pregare … perché ci sia quello che egli definisce “uno sviluppo della tradizione”, che, ad orecchie di cattolici, sappiamo bene cosa intenda … (v. Sinodo2015. Osservatorio, del 24.3.2015). A questa fa da contrappunto la pubblicazione dell’intervista dell’ottimo card. Burke, che abbiamo ricordato nei giorni scorsi (v. qui), nonché – dello stesso prelato – i suoi interventi (v. qui).
Oggi è la memoria tradizionale di san Giovanni Damasceno, che, monaco gerosolimitano della laura di Mar Sabbas, fu fedele assertore – al suo tempo - della Verità cattolica, e per questo ebbe molto a soffrire delle calunnie degli eretici ai tempi di Costantino V Copronimo, figlio di Leone III l’Isaurico. Questo sovrano cambiò per derisione il nome arabo di Giovanni, Mansur, in quello di Mánzêros, che significa «bastardo». Il conciliabolo iconosclasta, riunito a Costantinopoli nel 754, riversò il suo furore contro il Santo maledicendolo con una quadruplice maledizione ed anatemizzandolo, così come il patriarca Germano di Costantinopoli ed un certo Giorgio di Cipro: la Trinità stermini questa triade si disse!
Per la sua difesa della Verità, il secondo Concilio di Nicea, nel 787, ne tessé, invece, i più grandi elogi e l’esaltò come il più valoroso campione dell’ortodossia contro gli errori degli Iconoclasti, tanto che lo si chiamava comunemente Chrysorrhoas, e già nell’813 Teofane attestava che Giovanni portava questo titolo onorifico per la sua grazia spirituale, risplendente come l’oro, che sboccia nella sua dottrina e nella sua vita.

Francesco Bartolozzi, S. Giovanni Damasceno, 1762, The British Museum, Londra

Icona dei SS. Giovanni Climaco, Giovanni Damasceno ed Arsenio il Grande

Icona moderna di S. Giovanni di Damasco

SS. Giovanni Damasceno e Kuzma (Cosma), Menologio di Basilio, XI sec., Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 

Anche oggi chiunque difenda la Verità è calunniato, vedendo in lui un nemico “complottista”.
In onore di questo Santo rilancio l’articolo che segue.

La battaglia pre-sinodale è in corso

di Damiano Angeli

Mentre si avvicina il prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia, una aspra battaglia è in corso. Lo ha dichiarato il cardinale Walter Kasper che per primo ha dato fuoco alle polveri con la sua relazione del 20 febbraio 2014, introduttoria al Sinodo straordinario dei Vescovi.
«Tutti dovremmo pregare – ha detto durante la presentazione in Gran Bretagna del suo ultimo libro – perché c’è una battaglia in corso». Se dietro il cardinale Kasper, che sembra fare un passo indietro, c’è, secondo alcuni, lo stesso Papa Francesco, dietro il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, c’è il cardinale Karl Lehmann, ex-presidente della Conferenza Episcopale tedesca, di cui continua però a muovere le fila.
Durante la conferenza stampa che ha concluso i lavori della conferenza dei vescovi tedeschi, il card. Marx, che ne è l’attuale presidente, ha affermato: «Non siamo una filiale di Roma. Ogni Conferenza episcopale è competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha come compito il dovere di annunciare il Vangelo».
Le diocesi tedesche inoltre, mentre si avvicina la scadenza del 15 aprile entro la quale restituire i questionari diffusi in vista del prossimo Sinodo di ottobre sulla Famiglia ribadiscono nelle loro risposte, che le posizioni della Chiesa su matrimonio cristiano e famiglia sarebbero «troppo idealizzate», e non terrebbero conto della sostanziale discrepanza tra dottrina e prassi tra i fedeli nella società contemporanea:
Se i vescovi tedeschi si schierano, anche i vescovi africani e quelli polacchi scendono in campo. Il cardinale Robert Sarah, arcivescovo della Guinea e prefetto per la Congregazione per il Culto divino, nel suo recente libro Dieu ou Rien (Librairie Arthème Fayard, Parigi 2015), afferma: «Ho molto rispetto per il cardinale Reinhard Marx. Ma la sua affermazione mi sembra l’espressione di una pura ideologia che si vuole imporre a marce forzate a tutta la chiesa. Secondo la mia esperienza, in particolare come segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, la questione dei “credenti divorziati o divorziati e risposati civilmente” non è una sfida urgente per le chiese d’Africa e d’Asia. Al contrario, si tratta dell’ossessione di certe chiese occidentali che vogliono imporre soluzioni cosiddette “teologicamente responsabili e pastoralmente appropriate”, che contraddicono radicalmente l’insegnamento di Gesù e del magistero della chiesa. (…) L’idea che consisterebbe nel piazzare il magistero in un bello scrigno separandolo dalla pratica pastorale, la quale potrebbe evolvere a seconda delle circostanze, delle mode e delle passioni, è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica. Affermo dunque solennemente che la chiesa d’Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l’insegnamento di Gesù e del magistero».
Anche i Vescovi della Conferenza Episcopale polacca nella riunione plenaria annuale hanno respinto formalmente la “proposta-Kasper” di dare la comunione ai cattolici sposati sacramentalmente, perché, hanno affermato: «L’insegnamento e la tradizione della Chiesa dimostra che le persone che vivono in unione non-sacramentale si privano della possibilità di ricevere la Santa Comunione.
A chi vive in tali unioni deve essere garantita la cura pastorale perché possano essere in grado di mantenere la fede e rimanere nella comunità della Chiesa. La cura pastorale per le persone che vivono unioni non-sacramentali dovrebbe tener conto anche dei bambini, che hanno il diritto di partecipare pienamente alla vita e alla missione della Chiesa. (…)». Nel corso del Sinodo sulla famiglia dell’ottobre 2014, la resistenza più forte ai tentativi di snaturare la pastorale della Chiesa sul tema dei divorziati risposati e dell’omosessualità, è venuta proprio dai vescovi della Polonia e dell’Africa. La battaglia continua…

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