Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 28 dicembre 2015

“Quos Heródis impíetas lactántes matrum ubéribus abstráxit; qui jure dicúntur Mártyrum flores, quos in médio frígore infidelitátis exórtos, velut primas erumpéntes Ecclésiæ gemmas, quædam persecutiónis pruína decóxit” (Sermo sancti Augustíni Epíscopi – Lect. VI – II Noct.) - SANCTORUM INNOCENTIUM MARTYRUM

La stazione di questo giorno, presso la basilica di San Paolo Apostolo, si ispira più che alla tradizione che voleva che le reliquie dei santi Innocenti si conservassero in questo magnifico tempio (oltre che a Santa Maria Maggiore, sebbene portatevi dalla Basilica di San Paolo), piuttosto al concetto, molto delicato dell’antichità liturgica, che celebrava sempre le grandi solennità dei suoi cicli per mezzo di qualche stazione presso le tombe dei santi Pietro e Paolo. Così è, per es., nelle tre settimane precedenti la Quaresima, così all’epoca degli scrutinii battesimali; così a Pasqua ed alla Pentecoste. Doveva, perciò, non essere diversamente per il Natale.
Bisogna anche tener conto, d’altronde, del fatto che questa stazione a San Paolo in questo giorno, dopo quella del 25 dicembre a San Pietro, conserva l’ultimo ricordo di un’antichissima festa in onore dei due principi degli apostoli; festa che ci è attestata da molti calendari e feriali orientali del IV sec.
Le più antiche testimonianze della festa dei santi Innocenti in Occidente, per la verità, sono i sermoni, che san Pietro Crisologo (+ prima del 451) e di san Cesario di Arles (+ 543) hanno loro consacrato, così come il calendario di Cartagine, che li annuncia al 28 dicembre. Non sappiamo a quale epoca Roma accolse gli Innocenti nei suoi fasti liturgici. Qui, verso il 560-570, il sacramentario di Verona fornisce due formulari per la messa del natale Innocentium, che viene dopo quella di san Giovanni (evangelista).
Ignota al Filocaliano, già in questo giorno la festa vi compare nel calendario di Cartagine, nel V-VI sec., e nei Sacramentari leonino e gelasiano, mentre nel calendario siriaco essi sono commemorati il 23 settembre. Si trova anche questa festa nel Geronimiano, e poi in tutti i documenti del VII sec.
I Bizantini ed i copti celebrano il 29 dicembre la memoria dei Bambini massacrati da Erode; i Siriaci lo fanno il 23.
Gli uni e gli altri l’hanno fissata qualche giorno dopo la Natività di Gesù, in cui essi commemorano con la nascita del Cristo anche la venuta dei Magi a Betlemme, leggendo nel corso della liturgia il capitolo 2 del vangelo di Matteo, ivi compreso il testo del massacro dei bambini. Essi tengono conto così della cronologia degli eventi.
La liturgia ispanica fa lo stesso, commemorando l’8 gennaio l’allisio Infantum. Si può dunque pensare che a Roma la festa degli Innocenti (in Oriente, ad Aquilea, in Gallia ed in Spagna, si parla di Infantes; in Africa ed a Roma così come a Ravenna, di Innocentes. Per quanto concerne Ravenna, v. F. Sottocornola, L’anno liturgico nei sermoni di Pietro Crisologo, Ravenna 1974, p. 234) è stata ricevuta dall’Oriente, a meno che essa non risalga ad un periodo anteriore all’adozione dell’Epifania, in cui si sarebbero commemorati il 25 dicembre tutti gli eventi che ruotano intorno al natale Domini (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 330).
Presso gli Armeni, la festa ricorre il lunedì dopo la II domenica di Pentecoste.
Al di là delle diverse date della festa, quel che è certo è che il Natale ha attirato ad esso la festa degli Innocenti massacrati da Erode, così a Roma questa giornata era contrassegnata dal lutto e dalla penitenza.
Gli Ordines Romani prescrivevano che il Papa ed i suoi assistenti rivestissero i paramenti viola, i diaconi ed i suddiaconi la pænula processionale; il Pontefice, poi, cingesse la sua testa della semplice mitra di tela bianca (Ordo Romanus XIII, § 18, in PL 78, col. 1116B). Nell’Ufficio Notturno si sospendeva il canto del Te Deum, alla messa quello del Gloria e dell’Alleluja, salvo la domenica, ed i fedeli si astenevano dagli alimenti grassi o conditi con grassi (cfr. Ordo Romanus XI, § 26, ivi, col. 1035B). Nel XV sec., la corte pontificia celebrava tuttavia la festa di questo giorno nella cappella papale, dove si aveva anche l’abitudine di fare un discorso di circostanza, ma, come deplorano gli Ordines Romani XIV e XV (Ordo Romanus XIV, § LXXV, ivi, col. 1195A; Ordo Romanus XV, § XVI, ivi, col. 1281B), poco a poco la tradizione scomparve.
Forse, come ieri si voleva celebrare l’Evangelista di Efeso nella basilica di Sicininus (cioè Santa Maria Maggiore), tra i ricordi del concilio di Efeso, così oggi si scelse di ricordare i pianti di Rachele sui suoi figli in questa basilica dedicata al più illustre germoglio della tribù di Beniamino, quasi per ritrovarsi, per così dire, come nella casa delle vittime innocenti.
Roma cristiana ha dedicato una cappella a pianta circolare, demolita da papa Clemente VII, ai Santi Innocenti. Essa, eretta sotto papa Niccolò V, sorgeva presso il Ponte Sant’Angelo, in ricordo ed espiazione delle vittime del giubileo del 1450, morte schiacciate sul ponte suddetto per la calca delle persone che accorrevano a San Pietro (Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 351; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 269).
L’antifona dell’introito proviene dal Sal. 8, invocato precisamente da Gesù, quando i principi dei sacerdoti lo rimproverarono di aver lasciato i bambini acclamarlo nel Tempio come Messia.
La lettura dell’Apocalisse (16, 1-5), dove si parla di centoquarantaquattromila vergini che cantano in cielo l’epitalamio, il canto nuziale, dello Sposo-Vergine, ha dato adito, nel Medioevo, ad uno strano equivoco, come se questo numero simbolico, che designa in generale le dodici tribù di Israele tra le quali l’Agnello divino coglie i suoi gigli, fosse quello delle innocenti vittime di Beth-lechem. Sebbene il massacro era stato compiuto, in tutto il suo rigore, nella città di Davide ed in tutto il suo territorio, è difficile ammettere che abbia potuto comprendere un così grande numero di bambini. La liturgia non entra per niente in questo equivoco, prodotto da un’interpretazione troppo materiale del Testo sacro.
La lettura del vangelo di Matteo (Mt 2, 13-18) descrive la fuga della santa Famiglia in Egitto ed il massacro degli Innocenti. Quanto corta è la prudenza umana! Mentre tenta di andare di traverso alle vie di Dio, è, invece, quello il momento in cui serve meglio i disegni della divina Provvidenza. Erode vuole uccidere il Messia neonato: non riesce ed, al contrario, manda nel Limbo, per annunciare la sua venuta, uno sciame di innocenti piccoli bambini, mentre il Salvatore va ad illuminare e benedire l’Egitto.
Una particolarità va segnalata. Prima del 1960, la festa dei santi Innocenti, quando non cadeva di domenica, era celebrata con paramenti viola, senza il Gloria né l’Alleluja, “perchè il trionfo degli Innocenti non fu subito completo, avendo dovuto attendere nel Limbo il Salvatore, che loro aprisse la porte del cielo. Se cade di domenica, invece che è la commemorazione settimanale della Risurrezione e perciò il coronamento del trionfo degli Innocenti, si usa il rosso dei Martiri e l’ufficiatura diventa regolare” (Callewaert). La sua ottava era celebrata in rosso, con segni di gioia perché simbolo del compimento della grazia nella beata visione di Dio. La riforma di Giovanni XXIII ha soppresso questa particolarità.
La messa è doppia di II classe con Ottava semplice; l’Ottava fu soppressa nel 1955.


Il re Erode nimbato consulta i sommi sacerdoti e gli scribi sul luogo in cui sarebbe nato il Messia - ed ordina la strage degli innocenti, Arco trionfale, V sec. d.C., Basilica di S. Maria Maggiore, Roma. Sul caso del re Erode nimbato ne abbiamo parlato in occasione della festa di S. Edoardo il Confessore

Guido Reni, Strage degli innocenti, 1611, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Nicholas Poussin, Massacro degli Innocenti, 1620 circa, Musee Conde, Chantilly

Nicholas Poussin (attrib.), Strage degli innocenti, musée du Petit-Palais, Parigi




Pacecco de Rosa, Strage degli Innocenti, 1640, Museum of Art, Philadelphia



Autore lombardo anonimo, Strage degli innocenti, XVII sec., Pinacoteca, Varallo

Luca Giordano, Strage degli innocenti, 1663, Museo del Prado, Madrid


Massimo Stanzione, Massacro degli Innocenti, 1630 circa, Museo Capodimonte, Napoli

Massimo Stanzione, Massacro degli Innocenti, XVII sec.

Giovan Battista Discepoli (Lo Zoppo da Lugano), La Strage degli Innocenti, XVII sec.

Marco Benefial, Strage degli innocenti, XVIII sec., Galleria degli Uffizi, Firenze

Scuola di Bernardo Cavallino, Strage degli innocenti, XVII sec., collezione privata

Simone Barabino, Strage degli innocenti, XVII sec., collezione privata

Francesco De Rosa, Strage degli innocenti, XVII sec., museo diocesano, Napoli

Saverio Dalla Rosa, Strage degli innocenti, 1787, museo diocesano, Verona





François Joseph Navez, Massacro degli Innocenti, 1824, Metropolitan Museum of Art, New York





Léon Cogniet, Scena del massacro degli innocenti, 1824, musée des Beaux-Arts, Rennes

Angelo Visconti, Massacro degli innocenti, 1860-61, Museo Cassioli, Asciano

Gustave Doré, Il martirio degli innocenti, 1868 circa, collezione privata

Carl Bloch, Strage degli innocenti, 1875



Giacomo Paracca, Strage degli Innocenti, 1587 circa, Cappella XI, Sacro Monte, Varallo

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