Sante Messe in rito antico in Puglia

venerdì 20 marzo 2015

Card. Raymond L. Burke: "Homilia Missa De sancto Augustino episcopo et confessore", Catholic Church of Ramsgate and Minster Ramsgate, England, 9 march 2015

Oggi la Chiesa celebra la memoria dei Santi Fotina e compagni martiri. Santa Fotina, il cui nome può rendersi in latino come Lucia, in greco Αγία Φωτεινή η Μεγαλομάρτυς η Σαμαρείτιδα, ed in lingua russa con Svetlana, altri non sarebbe che, appunto, la donna samaritana, alla quale Gesù rivolse il celebre discorso tramandatoci dal cap. IV del Vangelo di Giovanni. La vicenda umana di Santa Fotina ci offre utili spunti circa la valutazione che ha Gesù circa il divorzio e le unioni civili. La samaritana, infatti, come Gesù stesso affermava, era stata sposata cinque volte («… hai avuto cinque mariti …») e di cui verosimilmente era stata "liberata" perché ripudiata o perché si era allontanata dal coniuge (Gesù, emblematicamente, non dice che era stata vedova, il che fa presumere che Fotina fosse una – diremmo oggi – “divorziata risposata”). Ed il suo compagno – col quale conviveva – Gesù conferma che non era il marito («Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero»). Da qui è possibile trarre un velato quanto delicato biasimo del Signore per le convivenze (altro che "ricchezze" che esprimerebbero come afferma, invece, il Sinodo!!!!), visto che lo stesso ha portato soavemente la donna ad ammettere e riconoscere il suo peccato e che la sua vita – sino ad allora – era completamente assorbita dalla sessualità. La donna, ricevuta l’acqua viva, cioè la Verità, offertale da Gesù, lascia la sua anfora, ormai inutile, vale a dire la Legge di Mosé e corre ad annunciare.
Portato l’annuncio al popolo della sua città (Sichem, l’odierna Nablus) ed alla sua famiglia, lasciata la sua condotta peccaminosa, riesce - secondo la tradizione cristiana - a convertire le sue sorelle (Anatolia, Fozia, Fotide, Parasceve e Ciriaca) ed i figli (Vittore, che sarà rinominato, Fotino, e Giuseppe).
Dopo la resurrezione del Signore, tutti furono battezzati ed annunciarono il Vangelo in diversi luoghi, tra cui Smirne, in Asia Minore, Cartagine nel Nord Africa ed infine in Roma. Qui, durante la persecuzione neroniana, furono catturati e sottoposti a diverse torture, rimanendo sempre fermi nella fede. La loro fermezza riuscì a convertire il Capitano dei militari Sebastiano, sua figlia, Antusa, ed il loro mago, Teoklitos. Tutti furono martirizzati presumibilmente nel 66 d.C.
Il racconto del loro martirio si trova nel Neon Eklogion di san Nicodemo della Santa Montagna.
Il Martirologio Romano, nella revisione del 1585, attestava che la reliquia della sua testa si trovava a Roma, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nel nuovo martirologio romano la santa ed i suoi compagni non sono più menzionati, ma noi non possiamo dimenticare la sua figura, che è ricordata dalla liturgia tradizionale oggi e nel venerdì della III settimana di Quaresima.
Nella memoria di Santa Fotina, propongo la traduzione – in lingua italiana – del testo dell’omelia (inglese) del card. Burke svolta a Ramsgate, tradotta da Chiesa e postconcilio. Del viaggio pastorale in Inghilterra del card. Burke, avevamo proposto alcune fotografie qualche giorno fa.

Duccio da Buoninsegna, La samaritana al pozzo, 1310-11

Josef von Hempel, Cristo e la samaritana, 1823


Henryk Siemiradzki, Cristo e la samaritana al pozzo, 1890

Carl Heinrich Bloch, Cristo e la donna al pozzo, XIX sec., Frederiksborg Palace, Copenhagen






Pozzo di Giacobbe, Chiesa ortodossa di Santa Fotina, Nablus (Sichem)


Chiesa ortodossa di Santa Fotina, Nablus. La chiesa conserva il pozzo di Giacobbe


Chiesa ortodossa di Santa Fotina, Nablus


Chiesa di Santa Fotina, Nablus


Antichi mosaici prospicienti l'ingresso della chiesa


Ingresso della chiesa


Interno della chiesa


Icona di Cristo e della samaritana al pozzo venerata nella chiesa



Veduta dell'intera iconostasi
  
Iconostasi con le due scalinate di ingresso alla cripta dov'è il pozzo


Particolare dell'Iconostasi della chiesa


Volta dipinta della cupola della chiesa


Reliquia - secondo la tradizione - dell'anfora di Santa Fotina. In effetti è un'anfora del I sec. d.C.


Pozzo di Giacobbe da cui i pellegrini possono ancora oggi attingere l'acqua. Il pozzo si trova nella cripta della chiesa ortodossa


A destra dell'altare si conservano il corpo del primo parroco ortodosso (archimandrita) della chiesa, morto a Sichem, nel 1979, per mano degli israeliani: Filomenos


Foto del primo parroco - ortodosso - della chiesa di Santa Fotina, morto per mano israeliana, mentre attinge l'acqua dal pozzo di Giacobbe

Nablus, l'antica Sichem (cliccare sull'immagine)

Omelia del Cardinal Burke a Ramsgate

Dall’originale inglese [qui]. Omelia del cardinale Raymond Leo Burke a Ramsgate il 9 marzo scorso, in occasione del Pontificale al trono - Feria II post Dom. Tertiam in Quadragesima, che è anche una stupenda catechesi con riferimenti inequivocabili all’ora presente.

Testo integrale dell’Omelia del Cardinal Burke a Ramsgate, in occasione della celebrazione della messa pontificale


Messa votiva a Sant’Agostino, 
Vescovo, Apostolo dell’Inghilterra
Santuario di Sant’Agostino
Chiesa cattolica di Ramsgate e Minster
Ramsgate, Inghilterra - 9 marzo 2015

1 Tes 2, 2-9
Lc 10, 1-9

OMELIA

Sia lodato Gesù Cristo, ora e sempre. Amen.


È una grande grazia poter offrire il Santo Sacrificio della Messa nel Santuario di Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra, così vicino al luogo in cui egli arrivò, nel 597, insieme a una quarantina di monaci, per svolgere una missione affidatagli dal Romano Pontefice, Papa Gregorio Magno: la seconda evangelizzazione delle Isole Britanniche. Qui ci è data la diretta testimonianza dell’infaticabile attività di Cristo glorioso nella Sua Chiesa. Sant’Agostino e i suoi compagni, in modo analogo ai 72 discepoli del Vangelo, sono stati inviati dal Vicario di Cristo in terra per portare il Cristo, che è vivo nella Chiesa, in una terra lontana. Venerando la tomba di Sant’Agostino riceviamo la grazia dello zelo missionario, che si esprime pienamente e in modo perfetto nell’offerta della Santa Messa.
Le fonti storiche riportano che Papa San Gregorio Magno desiderava ardentemente portare la verità e l’amore di Cristo alla nazione inglese. Aveva visto molti giovani inglesi mandati a Roma come schiavi, e il suo cuore era pieno di compassione per loro e per i loro compatrioti. Sentiva nel suo cuore l’intenzione del Signore che esortò i settantadue discepoli ad andare in missione con queste parole:
La messe è molta, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. (1)
Così, egli chiese ai monaci del Monastero Romano di Sant’Andrea – da cui era stato chiamato per salire al Soglio di Pietro e di cui Sant’Agostino era il priore – di intraprendere il lungo e difficile viaggio in Inghilterra e predicare il Vangelo in un luogo a loro completamente sconosciuto. (2)
Possiamo immaginare che le sue istruzioni a Sant’Agostino e agli altri monaci siano state sostanzialmente le stesse che il Signore dette ai discepoli:
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: “Si è avvicinato a voi il regno di Dio”. (3)
Grazie a Dio, Sant’Agostino e i suoi compagni hanno compiuto la loro missione con obbedienza assoluta. L’integrità con cui essi hanno realizzato la loro opera sacerdotale è ben descritta dalle parole di San Paolo nell’Epistola odierna:
E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il Vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. (4)
Non hanno mai messo in discussione il fatto che la loro opera fosse quella del Cristo e non la propria. La misura del loro ministero era infatti solamente Cristo, la Sua verità e il Suo amore. Così, la loro predicazione del Vangelo e il loro amministrare i sacramenti ha portato frutto incessantemente, durante i secoli, nelle Isole Britanniche e ben al di là di esse.
Prosper Guéranger, nel suo commento alla festa di Sant’Agostino, riflette sui frutti durevoli della loro opera missionaria con queste parole:
E così, la nuova razza che abitò allora l’isola ricevette la fede come l’avevano ricevuta i Britanni precedentemente: dalle mani di un Papa; i monaci furono i loro maestri nella scienza della salvezza. La parola di Agostino e dei suoi compagni rese frutto in questo suolo privilegiato. Ovviamente, ci volle tempo prima che egli potesse istruire l’intera isola, ma né Roma né i Benedettini abbandonarono l’opera iniziata. I membri superstiti dell’antica cristianità britannica si unirono ai nuovi convertiti e l’Inghilterra meritò il suo appellativo plurisecolare di “Isola dei Santi”. (5)
Si pensi, per esempio, a illustri figure come quelle di Beda il Venerabile e di San Tommaso Becket.
Contemplando i santi che sono stati il frutto del ministero apostolico di Sant’Agostino e dei suoi compagni, ricordiamo anche quanti hanno sofferto fino a spargere il loro sangue per essere fedeli alla fede apostolica loro tramandata in linea ininterrotta a partire dagli apostoli e, in particolare, a partire da Papa San Gregorio Magno, eroico Successore di San Pietro, e da Sant’Agostino di Canterbury, illustre successore degli apostoli. In modo eminente, ricordiamo le figure di San Tommaso Moro e San Giovanni Fisher, che hanno aderito tenacemente alla tradizione della fede ricevuta dal Vicario di Cristo sulla terra in un’epoca in cui tanti tradivano e abbandonavano la fede apostolica. Nel suo processo del 1 luglio 1535, San Tommaso Moro rimase fermamente fedele alla viva Tradizione della Chiesa, che gli proibiva, in coscienza, di riconoscere Re Enrico VIII come Capo Supremo della Chiesa. Quando il Cancelliere lo riprese citandogli l’accettazione del titolo da parte di tanti vescovi e nobili della nazione, Tommaso Moro replicò: “Milord, per ogni vescovo che condivide la vostra opinione, io ho cento santi che stanno dalla mia parte; e a cambio del vostro parlamento – Dio solo sa di che sorta – io ho tutti i Concili Generali di mille anni di storia...”. (6) I martiri inglesi hanno preferito dare le loro vite in martirio piuttosto che rinunciare al loro tesoro più grande e duraturo, la vita del Cristo vivo per noi nella Sua santa Chiesa. Molti altri – siano essi santi canonizzati o eroi sconosciuti della fede – hanno professato con abnegazione e costanza la fede cattolica che è stata portata nelle Isole Britanniche da Sant’Agostino e dai suoi compagni.
Siamo sicuramente coscienti delle grandi sfide inerenti al vivere la fede apostolica ai nostri giorni. Certamente, Satana – che è “un assassino sin dal principio” e “il padre di ogni menzogna” (7) – non può sopportare che la verità e l’amore di Cristo risplendano nella Sua santa Chiesa. Non riposa mai dalla sua opera d’odio e d’inganno. Cerca sempre di corrompere la verità, la bellezza e la bontà che Cristo non cessa di infondere nelle nostre anime cristiane dal Suo glorioso Cuore trafitto. Le insinuanti confusioni e i gravi errori sulle verità più fondamentali, sulle realtà più belle e sul bene durevole della vita umana e del suo nucleo, la famiglia umana, così come ci viene dato da Dio, sono i tragici segni della presenza di Satana tra di noi. Quando osserviamo fino a che punto sia riuscito a corrompere una cultura un tempo cristiana e a spargere i semi della confusione e dell’errore persino all’interno della stessa Chiesa, possiamo facilmente spaventarci e scoraggiarci.
Ma, come Sant’Agostino e i suoi compagni sapevano ed hanno predicato, c’è un’altra presenza che sconfigge sempre Satana. È la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo nella Sua santa Chiesa e – nel modo più pieno e perfetto – nel Santissimo Sacramento: la Sua Presenza Reale. Se aderiamo strettamente a Cristo, alla Sua verità e al Suo amore, anche di fronte alla persecuzione, la vittoria sul peccato, la vittoria della vita eterna sarà certamente nostra. Proprio Nostro Signore, quando ha collocato la Sua Chiesa sulle solide fondamenta dell’Ufficio Petrino, ci ha promesso che le forze del male non prevarranno contro di essa. (8) L’ultimo capitolo della storia della Chiesa è già scritto. È la storia della vittoria di Cristo, quando tornerà nella gloria per portare a termine la Sua opera di salvezza, per inaugurare “cieli nuovi e una terra nuova”. (9) Sta a noi scrivere i capitoli intermedi, insieme a Cristo e ai Suoi fedeli e generosi discepoli. Narreranno certamente la storia delle sofferenze per la verità e l’amore di Cristo, ma narreranno anche sempre la storia della grazia divina che opera in ogni anima cristiana, colmandola di gioia e pace anche di fronte a grandi sofferenze e alla stessa morte. Non ci lasciamo prendere dalla paura o dallo scoraggiamento, bensì rallegriamoci, insieme a San Paolo, di completare nella nostra epoca le sofferenze di Cristo per la gloria di Dio e per la salvezza del mondo. (10)
Venendo in pellegrinaggio a questo tempio, non posso mancare di far notare l’esempio dell’architetto cattolico Augustus Welby Northmore Pugin, che ha progettato questa bella chiesa in cui è anche sepolto. Augustus Pugin venne attratto alla verità della fede cattolica dalle sue riflessioni sulla bellezza delle grandiose architetture delle chiese medievali, e cercò a sua volta di esprimere e ispirare, tramite la sua architettura, la nobiltà e la bellezza della cultura cristiana in un’epoca in cui i fondamenti cristiani della società erano già seriamente minacciati dal secolarismo radicale del pensiero del cosiddetto Illuminismo. Celebrando la Santa Messa in questa chiesa, che a giusto titolo può essere definita sua, rendiamo grazie a Dio per lui e per il grande tesoro della bellezza della fede che ci ha dato.
Cristo fa ora presente sacramentalmente il Suo Sacrificio sul Calvario. Cristo ci offre ora il grande frutto del Suo Sacrificio, che ha offerto in primo luogo agli apostoli nell’ultima cena e che Sant’Agostino ha introdotto in Inghilterra nel 597: il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Cristo, unico Salvatore del mondo. Mentre Cristo glorioso discende sull’altare di questo grande santuario, innalziamo i nostri cuori al Suo glorioso Cuore trafitto. Mentre Egli offre la Sua vita per noi nel Sacrificio Eucaristico, offriamo le nostre vite insieme a Lui come un’oblazione d’amore a Dio Padre per la salvezza di tutti i nostri fratelli e sorelle. Con la Vergine Maria, Maria dell’Annunciazione venerata come Nostra Signora di Walsingham su quest’amata isola, formiamo un solo cuore con il Cuore Eucaristico di Gesù. Nel Cuore di Gesù i nostri cuori troveranno il coraggio e al forza di rimanere fedeli alla fede apostolica, per la gloria di Dio e per la salvezza dell’Inghilterra e di tutto il mondo.

Cuore di Gesù, salvezza di quanti hanno fede in Te, abbi pietà di noi.
Nostra Signora di Walsingham, prega per noi.
San Giuseppe, Sposo di Maria e Padre Putativo di Gesù, prega per noi.
San Gregorio Magno, prega per noi.
Sant’Agostino, Apostolo dell’Inghilterra, prega per noi.

Raymond Leo Cardinal BURKE
______________________________

NOTE


1. Lc 10, 2.

2. Cfr. Prosper Guéranger, L’année liturgique, Le temps pascal, Tome III, 19ème éd. (Tours, Maison Alfred Mame et Fils, 1925), p. 571. [Qui sotto citato come Guéranger]. Traduzione inglese: Prosper Guéranger, The Liturgical Year, Paschal Time, Book II, tr. Laurence Shepherd (Fitzwilliam, NH, Loreto Publications, 2000), p. 606. [Qui sotto citato come GuérangerEng]. 

3. Lc 10, 8-9.

4. 1 Tes 2, 3-4.

5. “Ainsi la nouvelle race qui peuplait cette île recevait à son tour la foi par les mains d’un pape : des moines étaient ses initiateurs à la doctrine du salut. La parole d’Augustin et de ses compagnons germa sur ce sol privilégié. Il lui fallut, sans doute, du temps pour étendre à l’île tout entière ; mais ni Rome, ni l’ordre monastique n’abandonnèrent l’œuvre commencée ; les débris de l’ancien christianisme breton finirent par s’unir aux nouvelles recrues, et l’Angleterre mérita d’être appelée longtemps l’île des saints.” Guéranger, p. 570. Traduzione inglese: GuérangerEng, p. 605.

6. A cura di Gerard B. Wegemer e Stephen W. Smith, A Thomas More Source Book, Washington, D.C., The Catholic University of America Press, 2004, p. 354.

7. Gv 8, 44.

8. Cfr. Mt 16, 18.

9. Ap 21, 1. Cfr. 2 Pt 3, 13.

10. Cfr. Col 1, 24-26.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

Nessun commento:

Posta un commento