Sante Messe in rito antico in Puglia

venerdì 28 agosto 2015

“Nullum finem fecit prædicándi Dei verbum, nisi gravi morbo oppréssus. Hæréticos perpétuo insectátus et coram et scriptis, ac nullo loco passus consístere, Africam a Manichæórum, Donatistárum, Pelagianórum aliorúmque prætérea hæreticórum erróre magna ex parte liberávit” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI AUGUSTINI, EPISCOPI, CONFESSORIS ET ECCLESIÆ DOCTORIS


Sant’Agostino ha l’immenso merito di aver inaugurato l’era dei Dottori e di aver fatto, nel IV sec., per la teologia cattolica, ciò che, otto secoli più tardi, fece l’Aquinate per la Scolastica. Tutti i dottori della prima parte del Medioevo pensano e parlano dopo il vescovo d’Ippona, la cui personalità ricorda, a questo riguardo, quella di un altro illustre convertito, san Paolo, dapprima feroce nemico del Cristo, poi araldo del Vangelo su tutta la terra.
Il corpo di sant’Agostino, sottratto dai vescovi africani alla profanazione dei Vandali, fu portato dapprima in Sardegna, poi a Pavia, a cura di Liutprando. Si conserva ancora a San Pietro in Ciel d’Oro.
Non ci sorprende che l’Ordo del Laterano annunci: Sancti patris nostri Augustini festivitas sollemniter et devotissime condigno celebretur honore, poiché l’Ordine dei canonici lateranensi seguiva la Regola di sant’Agostino. Ma prima di questi, sono stati gli stessi papi che hanno portato il ricordo di sant’Agostino nella loro residenza del Laterano. Nel 1900, si è scoperta, sotto la basilica del Sancta Sanctorum (Scala Santa), una sala della biblioteca, lo scrinium sanctum contemporaneo di san Gregorio Magno, con un affresco di 2,50 m. di altezza che rappresentava Agostino, identificato dall’iscrizione seguente: Diversi diversa patres, hic omnia dixit,/ romano eloquio mystica verba sonans. L’affresco, che risale al VI sec., rappresenta un personaggio calvo ed imberbe, vestito della toga col clavus sulla spalla, i piedi nudi. Egli è seduto su un sedile di rara forma, con una sorta di schienale arrotondato; davanti a lui un libro aperto su una scrivania. Ha il braccio destro steso in direzione della scrivania e la mano sinistra tiene un rotolo. Non appare alcun nimbo intorno alla testa. La lettura dello stico da noi riportato nel testo, e che un è un po’ cancellato, comporta qualche variante secondo che si adotti una versione piuttosto che un’altra.




Ma questa attestazione, ovviamente, non è una garanzia di un culto. Le testimonianze della liturgia locale di Roma, infatti, ignorano la festa di sant’Agostino sino all’XI sec. Questa, invero, apparve nei sacramentari gelasiano-franchi dell’VIII sec.: Gellone, Angoulême e Rheinau hanno al 28 agosto il natale sancti Augustini, mentre San Gallo annuncia al 15 settembre una translatio sancti Augustini che è nota solo ad essa. Tutti hanno un formulario identico, nel quale le tre orazioni sono dei riutilizzi dei testi del Gregoriano; solo il prefazio è proprio. Queste sono le stesse orazioni che si trovano nei libri romani dell’XI e del XII sec., nonché nel messale del Laterano.
Anche se il calendario di Cartagine offre la data del 29 agosto per la depositio di Agostino, la data del 28 è attestata da Prospero di Aquitania e da Vittore Vitense. È il giorno in cui la memoria di Agostino è inscritta nel martirologio geronimiano e, a suo seguito, nella quasi totalità dei calendari e martirologi, da Napoli e da Montecassino alla Spagna, dall’Italia alla Germania, dalla Francia all’Inghilterra. Ma il culto del grande Dottore d’Occidente non supera le frontiere del romanum eloquium, giacché è sconosciuto da tutte le liturgie orientali (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, pp. 280-281).
Nel XV sec., a Roma, sul luogo in cui già si elevava una cappella dedicata a sant’Agostino, presso San Trifone, il cardinale d’Estouteville fece erigere, in onore del santo d’Ippona, una splendida chiesa che è una delle più frequentate nella Città eterna.
La sua festa fu elevata al rango di rito doppio dal 1298.
La messa, non essendo antica, è stata redatta spigolando qua e là nel Sacramentario. Così l’introito e le due letture sono le medesime del 29 gennaio; la prima colletta è identica all’oratio super populum del lunedì della II settimana di Quaresima. Il resto è dal Comune dei Dottori, salvo il versetto alleluiatico che è simile a quello della festa di san Silvestro I.
Ricordiamo oggi, per l’edificazione spirituale, tre celebri parole del grande Dottore d’Ippona: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te. - Signore fammi conoscere chi Tu sei e chi sono io. - Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato».
Sant’Agostino è uno di quei rari santi la cui grandezza non ebbe ad attendere il riconoscimento dovuto alla morte ed alla luce dell’eternità per essere apprezzata nel suo valore. No, i contemporanei stessi ne ebbero consapevolezza; anche, in Africa, non si celebrava un concilio senza che il vescovo della cittadina di Ippona ne fosse l’anima. Sulla tomba di santa Monica ad Ostia, nell’attuale chiesa di Santa Aurea, il console Anicio Auchenio Basso, nell’anno 408, unì le lodi del figlio a quelle di sua madre:

GLORIA • VOS • MAIOR • GESTORVM • LAVDE • CORONAT
VIRTVTVM • MATER • FELICIOR • SVBOLIS (cfr. Felice Grossi Gondi, Trattato di Epigrafia cristiana latina e greca del mondo romano occidentale, vol. I, Roma 1920, pp. 275-276)

La gloria delle opere, maggiore di ogni lode, vi incorona:
la madre, specchio di virtù, più beata del figlio.


Pedro Berruguete, SS. Ambrogio ed Agostino, 1495-1500, museo del Prado, Madrid

Juan Pantoja de la Cruz, S. Agostino, 1601, museo del Prado, Madrid

Jusepe de Ribera, S. Agostino, XVII sec., museo del Prado, Madrid

Guercino, S. Agostino medita sulla Trinità, 1636, museo del Prado, Madrid

Anonimo, S. Agostino e l'angelo, XVII sec., museo del Prado, Madrid

Gaspar de Crayer, S. Agostino e l'angelo, 1655 circa, museo del Prado, Madrid

José García Hidalgo, Conversione di S. Agostino, 1663, museo del Prado, Madrid

Mateo Cerezo, Visione di S. Agostino, 1663, museo del Prado, Madrid

Claudio Coello, Trionfo di S. Agostino, 1664, Museo del Prado, Madrid

Bartolomé Esteban Murillo, S. Agostino fra il sangue di Cristo ed il latte della Vergine, 1663-64, Museo del Prado, Madrid

Miguel Jacinto Menéndez, S. Agostino appare e fa cessare la piaga delle locuste, 1734, Museo del Prado, Madrid

Antonio Viladomat, S. Agostino con la Sacra Famiglia, XVIII sec., Museo del Prado, Madrid

Philippe de Champaigne, S. Agostino d’Ippona, 1645-50, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

Antonio Rodríguez, S. Agostino, XVII sec., Museo Nacional de Arte (MUNAL), Città del Messico

François Perrier, S. Agostino offre il suo cuore al Bambin Gesù, 1634, Musée d'art et d'histoire de Saint-Denis, Saint-Denis 

S. Agostino e l'Angelo, Monastero dell'Incarnazione, Madrid

Presbiterio con l'Arca di S. Agostino, sec. XIV, Chiesa di S. Pietro in Ciel d'Oro, Pavia



Arca marmorea di S. Agostino, sec. XIV, Chiesa di S. Pietro in Ciel d'Oro, Pavia





L'urna di cristallo e la cassa altomedievale con le reliquie del Santo contenute nell'Arca marmorea di S. Agostino, Chiesa di S. Pietro in Ciel d'Oro, Pavia


S. Agostino giacente, Arca marmorea di S. Agostino, sec. XIV, Chiesa di S. Pietro in Ciel d'Oro, Pavia

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