Sante Messe in rito antico in Puglia

mercoledì 12 novembre 2014

L’Omoeresia nella Chiesa attuale

Rilancio volentieri quest'intervista del giornalista-vaticanista Marco Tosatti.

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L’Omoeresia nella Chiesa attuale

Due anni fa la rivista polacca “Fronda” pubblicò un lungo articolo, ripreso successivamente dalla rivista teologica tedesca “Tehologisches” su quella che era definita “Omoeresia”, e “Homomafia”. Cioè della presenza a tutti i livelli nella gerarchia della Chiesa, compresa la Curia romana, di una rete di sacerdoti omosessuali impegnati nel proteggersi a vicenda. L’autore, oggi: “Mi pare che stia maturando sempre di più la consapevolezza dei problemi affrontati nel mio studio”.

MARCO TOSATTI

Due anni fa la rivista polacca “Fronda” pubblicò un lungo articolo, ripreso successivamente dalla rivista teologica tedesca “Tehologisches” su quella che era definita “Omoeresia”, e “Homomafia”. Cioè della presenza a tutti i livelli nella gerarchia della Chiesa, compresa la Curia romana, di una rete di sacerdoti omosessuali impegnati nel proteggersi a vicenda.
L’autore era un sacerdote, il prof. Dariusz Oko, docente di Teologia alla Pontificia Accademia di Cracovia, all’Università Giovanni Paolo II. Nel suo articolo Oko ricordava che l’80% dei casi di cosiddetta pedofilia negli Stati Uniti erano in realtà casi di efebofilia, cioè relativi a maschi adolescenti (le cifre della Congregazione della Fede sono analoghe, si parla del 90%). “Questo fatto è stato accuratamente nascosto e ignorato”.
Nel suo studio Oko sottolineava la difficoltà vissuta da sacerdoti e seminaristi che tentano di mettersi contro questo tipo di potere e i colleghi che fanno parte della lobby. “Quando il vicecancelliere o un altro superiore cerca di rimuoverli, può andare a finire che si trovino rimossi proprio loro, invece degli omoseminaristi. O quando un vicario cerca di proteggere i giovani da n prete che li molesta, può accadere che sia il vicario a essere punito”, grazie al fatto che le istanze superiori a cui si rivolge fanno parte della lobby. Che se sono fondate alcune indiscrezioni trapelate dai Palazzi vaticani, avrebbe un estensione sovranazionale e coinvolgerebbe centinaia di chierici, a ogni livello. 
Abbiamo rivolto al prof. Dariusz Oko alcune domande sul problema, che da allora sembra essere passato nel dimenticatoio.

– Due anni fa Lei ha fotografato con il suo studio approfondito una situazione esistente nella Chiesa. È cambiato qualche cosa da allora?

Sicuramente il mio studio ha toccato un problema molto diffuso ed esistente quasi dappertutto. Solo così si spiega il fatto che in poche settimane il testo ha fatto il giro del mondo. In molti paesi sono state preparate diverse traduzioni: dall’inglese al tedesco, dall’italiano alla lingua ceca, dal slovacco alla lingua estone... Mi pare che stia maturando sempre di più la consapevolezza dei problemi affrontati nel mio studio.

– Nel sul lavoro Lei parla di omoeresia. Quali sono le caratteristiche?

L’omoeresia è un rifiuto del Magistero della Chiesa cattolica sull’omosessualità. I sostenitori dell’omoeresia non accettano che la tendenza omosessuale sia un disturbo della personalità. Mettono in dubbio che gli atti omosessuali siano contro la legge naturale. I difensori dell’omoeresia sono a favore del sacerdozio per i gay. L’omoeresia è una versione ecclesiastica dell’omosessualismo.

– Nel 2005 è stato pubblicato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica un importante documento, approvato dal Santo Padre Benedetto XVI, che proibisce di ordinare preti omosessuali. Perché questo documento?

A partire dagli anni Settanta e Ottanta del XX secolo si è infiltrato in tanti seminari e monasteri nel mondo un modo nuovo di considerare la sessualità umana, contrario al Magistero tradizionale della Chiesa cattolica sull’omosessualità. In conseguenza, in molti seminari diocesani e abbazie di tutti i continenti hanno cominciato a sostenere l’idea che esistono due orientamenti sessuali equivalenti: eterosessuale ed omosessuale. Così si chiedeva ai chierici esclusivamente la castità, considerata come l’astinenza da atti impuri, e la capacità di vivere il celibato, senza entrare nel merito del loro orientamento o tendenze sessuali. In questo modo l’omosessualità come tendenza e tipo di personalità ha finito di essere un ostacolo all’ordinazione sacerdotale.

– Questa normativa del 2005 che vieta il sacerdozio per i gay, a Sua conoscenza, viene applicata?

Non sono responsabile per la formazione nei seminari. Allora non lo so, come viene trattato questo divieto in diversi paesi del mondo. Si dovrebbe rivolgere questa domanda alle persone direttamente responsabili per la formazione dei futuri preti.

– Da quando Lei ha scritto il suo studio è cambiato il Papa. Percepisce qualche differenza di atteggiamento fra i due pontificati, in relazione al problema?

È difficile parlare di qualche differenza. La cosa fondamentale è il Magistero della Chiesa cattolica che non cambia e che per oggi vieta l’ordinazione dei preti gay. Il Magistero attuale, invece della divisione che funzionava prima tra l’omosessualità attiva e quella passiva, introduce una distinzione tra tendenze omosessuali transitorie, che accadono nel periodo dell’adolescenza, e quelle profondamente radicate. Tutte e due le forme di omosessualità, e non più soltanto l’omosessualità attiva, costituiscono un impedimento all’ordinazione sacerdotale. L’omosessualità non è conciliabile con la vocazione sacerdotale. Di conseguenza, non è solo rigorosamente vietata l’ordinazione di uomini con qualsiasi tipo di tendenza omosessuale (anche se transitoria), ma anche la loro ammissione in seminario.


Fonte:  La Stampa, 12.11.2014

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