Sante Messe in rito antico in Puglia

domenica 14 settembre 2014

"Prótege, Dómine, plebem tuam per signum sanctae Crucis, ab ómnibus insídiis inimicórum ómnium" (Ant. Offert.) - Esaltazione della Santa Croce



Già da ieri, come degna introduzione all'odierna festa, abbiamo come questa sia festeggiata, ai nostri giorni, a Gerusalemme e come nasca quella che oggi è la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Stamane abbiamo già evocato l'antico inno di Venanzio Fortunato, Vexilla Regis prodeunt (v. anche qui), nonché il Prefazio in tono solenne.
Oggi, dunque, è l’anniversario della riscoperta della santa Croce (14 settembre 320) e della (prima) dedicazione – un quindicennio dopo (13 settembre 335) – della basilica costantiniana, il Martyrium, sul luogo della crocifissione del Signore, da parte della pia imperatrice sant’Elena, che abbiamo commemorato lo scorso 18 agosto.
A dire il vero, Eusebio di Cesarea, pur ricordando nella Vita Constatini i lavori sul sito del Santo Sepolcro, non menziona il ritrovamento della Croce. Il primo riferimento ad essa è nelle Catechesi di san Cirillo di Gerusalemme (PG 33, col. 468, 686 e 776), scritte nel 348 circa, cioè quasi un ventennio dopo il rinvenimento. La testimonianza di questo Padre della Chiesa circa il grande ritrovamento della Croce sotto il regno di Costantino viene ritenuta attendibile, facendone il santo vescovo menzione persino in una lettera all'imperatore Costanzo (in PG 33, col. 52, 1167). In seguito sia sant'Ambrogio (nel De obitu Theodosii, §§ 45-48, in  PL 16, col 401) sia  Rufino (Hist. eccl., lib. I, cap. VIII, in PL 21, col. 476) vi faranno menzione.








In seguito, la pellegrina Egeria (o Eteria), nel suo Diario di viaggio, ci assicura che il Ritrovamento era commemorato liturgicamente nell'odierna data sul Calvario, a Gerusalemme (Egeria, Diario di viaggio, 48.1-2).
Peraltro va anche posto in luce come non sembra che la scelta della data 13 settembre per compiere la dedicazione degli edifici del Golgota fosse casuale. È ancora Egeria a ricordarlo (ibidem, 48.2). In effetti, al settimo mese, durante la festa dei Tabernacoli, Salomone celebrò, secondo la Scrittura, la dedicazione del Tempio (1 Re 8, 2 e 65). Per i cristiani l’Anastasis ed il Martyrium erano veramente il nuovo Tempio di Gerusalemme. Allorché essi moltiplicarono le basiliche sui luoghi teofanici dell’Antico e del Nuovo Testamento, essi lasceranno all’abbandono il Tempio sul quale pendeva ancora la memoria di Gesù e degli Apostoli.
Al di là di ciò, considerando l’importanza religiosa della Città santa, questa festa si diffuse rapidamente in tutto il mondo cristiano, soprattutto orientale, tanto più che delle particole della vera Croce furono portate, fin dal IV sec., da Gerusalemme in molte chiese di Oriente e di Occidente; e si prestò attenzione anche a riprodurre, nelle principali città, le cerimonie solenni del culto di Gerusalemme verso la santa Croce, stendardo trionfale della salvezza cristiana.
A Gerusalemme la festa era celebrata in otto giorni da più di cinquanta vescovi e preceduta da quattro giorni di preparazione. Una folla immensa di pellegrini provenienti dall’Egitto, dalla Mesopotamia e dalla Persia affluivano allora sul Calvario e si mostrava loro l’augusto segno della Redenzione, tanto che la solennità ricevette pure il nome di Ύψωσις του τιμίου και ζωοποιού Σταυρού, cioè di Esaltazione della santa e vivificante Croce.
Fu in occasione di questa festa che la cortigiana Maria Egiziaca, essendo venuta nella Città Santa per peccare, invece si convertì e cambiò vita. All’età di ventinove anni, infatti, Maria incontrò ad Alessandria d’Egitto un gruppo di pellegrini, che si stavano imbarcando per Gerusalemme e, spinta dal desiderio di lasciare l’Egitto per visitare nuove terre, ma anche di compiere una sorta di anti-pellegrinaggio cercando nuovi clienti, s’imbarcò con loro, seducendoli uno dopo l’altro. Una volta arrivata nella città, appunto il giorno della Festa dell’Esaltazione della Croce, fu impedita dal recarsi insieme ai suoi compagni nella Basilica da una forza che la tratteneva poiché indegna di ossequiare la Croce di quel Cristo, che, con i suoi comportamenti lussuriosi, tanto disprezzava. Resasi conto del motivo di quell’impedimento, si mise a pregare davanti all’icona della Madre di Dio e solo dopo riuscì ad entrare e ad adorare la Croce di Gesù. Uscendo, pregò nuovamente davanti alla stessa icona della Madre di Dio e sentì una voce che le disse «se attraverserai il fiume Giordano, ritroverai quiete e beatitudine» (San Sofronio di Gerusalemme, Vita Mariæ Ægyptiae, §§ 19, 22-25, in PG 87, col. 3711-3716).



Autore ignoto, Busto-reliquiario argenteo di S. Maria Egiziaca, 1699, Cappella del Tesoro, Duomo, Napoli

Tornando alla nostra festa, va ricordato che, in seguito, i Latini confusero questa ricorrenza con quella della restituzione della santa Croce all’imperatore Eraclio da parte dei Persiani. Il Basileus, in detta circostanza, portò egli stesso la reliquia da Tiberiade a Gerusalemme, dove la rimise al patriarca Zaccaria, il 3 maggio 630.
La riscoperta della Croce, ripresa agli infedeli, riempì di entusiasmo soprattutto i Latini. Così, mentre gli orientali continuarono a celebrare in pompa magna la dedicazione del Martyrium, il 14 settembre, in Occidente, al contrario, la festa del 3 maggio, più popolare, subì solamente un’alterazione nel suo titolo e nel suo significato, diventando semplicemente dies sanctæ Crucis, o inventio sanctæ Crucis.
La festa del 14 settembre si trova tuttavia nel testo di Wissembourg del Martirologio Geronimiano e nel Sacramentario Gregoriano. Fu conservata dunque nei manoscritti, ma, quanto alla pratica liturgica, nei paesi occidentali, vi si fece posto molto lentamente, perché il 14 settembre era occupato già dalla festa della martiri Cornelio e Cipriano.  
A Roma, dal IV sec., si faceva, infatti, in questo giorno, la memoria dei santi Cornelio e Cipriano. La Depositio Martyrum del 354 annunciava: Cypriani Africæ. Romæ celebratur in Callisti. Il vescovo Cipriano era stato decapitato a Cartagine giusto il 14 settembre 258. Per cui, nell’Urbe, si celebrava il suo natale nella cripta del suo amico, il papa Cornelio, che era morto esiliato a Centumcellæ (Civitavecchia) nel giugno 253. Essa fu sempre celebrata a Roma da allora.
Tuttavia, sempre a Roma, il papa Simmaco (498-514) aveva organizzato nella basilica vaticana un oratorio, nel quale si conservava un frammento della santa Croce. È là che apparve, nel VII sec., la venerazione della Croce il 14 settembre. Alla fine di questo secolo, il papa san Sergio I, che abbiamo già incontrato in occasione dell’Assunzione, scoprì nella sacrestia di San Pietro un reliquiario nel quale si trovava un frammento miræ magnitudinis della Croce del Signore. Egli lo trasportò al Laterano, dove, da allora, dice il redattore del Liber Pontificalis, ab omni populo christiano, die Exaltationis sanctæ Crucis, osculatur ac adoratur (L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, Coll. Bibliothèque des Ecoles Françaises d’Athènes et de Rome, tomo 1, Paris 1886, p. 102). È così che le basiliche del Vaticano e del Laterano sono legate alle origini romane della festa della Santa Croce (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, pp. 287-288).
Nel tardivo Ordo Romanus di Cencio Camerario, è detto che questa mattina il Papa ed i Cardinali dovevano recarsi all’oratorio di San Lorenzo, nel Patriarchium del Laterano, per prendervi il Legno della santa Croce. Al canto del Te Deum la processione si recava dapprima all’oratorio di San Silvestro dove l’avevano preceduto già il primicerio della Schola ed i suoi cantori. Lì aveva luogo la solenne adorazione del Legno sacro, come la si fa ancora soltanto il Venerdì Santo. Fin dal IV sec., la si faceva anche in questo giorno dell’Ύψωσις, a Gerusalemme ed a Costantinopoli. Durante l’adorazione, si cantavano le antifone ed i salmi dell’ufficio dell’aurora.
Quando la cerimonia era terminata, e dopo che tutto il clero era andato ad inginocchiarsi davanti alla santa reliquia, la processione si dirigeva infine verso la grande basilica del Salvatore al Laterano, dove, dopo il canto dell’ora Terza, il Papa celebrava il divin sacrificio.
In questa data, entrava in vigore la lett. ap. data in forma di motu proprioSummorum Pontificum, promulgata dal nostro papa Benedetto XVI il 7 luglio 2007, che ripristinava, per la Chiesa latina, il Vetus Ordo, elevandolo a forma straordinaria della liturgia.



La gloria del Cristo, trionfante della morte e del peccato, ha le sue radici nell’umiliazione della Croce, che, da strumento di infamia, è diventata, mediante Gesù, la virga virtutis suæ quam emitiet Dominus ex Sion, cioè quella verga mistica cantata un tempo dal salmista.
In una tomba del cimitero di Ciriaco, Pio IX raccolse un’antica croce d’oro sulla quale era incisa quest’iscrizione su un lato.

EMMANOTHA • NOBISCUM • DEUS

Sull’altro la seguente:

CRVX • EST • VITA • MIHI
MORS • INIMICE • TIBI

O Emanuele, Dio con noi / La Croce è vita per me; morte, o nemico [il diavolo], per te.
Questa preziosa croce è conservata nella Biblioteca vaticana. La sua iscrizione si avvicina a quella della medaglia o Croce di san Benedetto, arricchita di indulgenze, e che è molto efficace contro i demoni. È diffusa dovunque, soprattutto nelle missioni di Africa e dell’Asia, dove è adoperata contro gli atti di stregoneria ed i sortilegi, così comuni in queste regioni pagane.
Si tratta di una breve formula di esorcismo, incisa su una medaglia, dove sono stampati, da un lato il segno consacrato della Redenzione e, dell’altro, l’immagine del patriarca san Benedetto che alza la Croce contro i demoni. La benedizione di questa medaglia indulgenziata è riservata ai monaci benedettini.
Ecco la formula di esorcismo che forma i due rami della Croce

Crux Sancta Sit Mihi Lux
Numquam daemon sit mihi Dux.

Attorno alla Croce si snoda l’iscrizione seguente: Vade retro Satana; nunquam suade mihi vana; sunt mala quæ libas; ipse venena bibas.
Gli antichi esprimevano con una grande concisione l’efficacia del segno trionfale della Redenzione nell’anagramma seguente:


Φ

Z
Ω
H

C


La Croce è Luce e Vita.






Gustave Doré, Venerazione della vera Croce, 1877

Crocifissione, mosaico absidale, basilica di San Clemente al Laterano, Roma


Tiziano, La famiglia Vendramini venera una reliquia della vera Croce, 1540 circa, National Gallery, Londra

Lorenzo Pardo Lagos, Esaltazione della Croce, 1640-60, Museo Pedro de Osma, Lima

Giovanni Carlo Bevilacqua, Esaltazione della vera Croce, 1760, Narodni galeriji, Lubiana


Carl Timoleon von Neff (Тимофей Андреевич Нефф)Esaltazione della Croce del Signore datrice di vita (Воздвижение креста), XIX sec., Cattedrale di S. Isacco, S. Pietroburgo

mosaico del Crocifisso, XX sec., Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, San Pietroburgo

Luc-Olivier Merson, La visione, Leggenda del XIV sec., 1872, Musee des Beaux-Arts, Lille

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