Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 28 marzo 2016

L’eresia regna sovrana nella Casa Pontificia! Lutero, Cantalamessa, e la Resurrezione dal modernismo

Sembra quasi di vivere un incubo. Pare realizzarsi il terribile vaticinio di Lutero contro il Papato e la Chiesa. Egli, seduto in Eisleben (oggi Lutherstadt Eisleben) alla mensa lautissima dei conti di Mansfeld, tracannando i migliori vini del Reno e riempiendosi il ventre delle carni di prelibate selvaggine, beffeggiava grossolanamente sia il Papa sia l’Imperatore sia i monaci; e sporchi lazzi faceva pure sul conto del diavolo, che aveva sempre nella bocca e nel cuore: quando, levatosi a un tratto di tavola, andò a scrivere, fra le risa di tutti i convitati, col gesso su una parete questo verso: Pestis eram vivus, moriens tua mors ero, Papa (così riferisce, R. P. Raffaele Ballerini S.J. , Chi fosse Martin Lutero, in La Civ. catt., a. XXXIV, serie XII, vol. IV, 1883, p. 270). Poco tempo dopo, il 22 febbraio del 1546, egli moriva soffocato dall’asma, disperandosi per sentirsi derelitto da Gesù Cristo e dannato.
Tuttavia, quel sinistro vaticinio pesa. Ed è singolare che oggi Roma si chini a questo funesto personaggio, causa della probabile dannazione di molti popoli!
Per cui, desta non poco sconcerto che il “predicatore della casa pontificia”, tale sig. Cantalamessa, si metta ad esaltare – per giunta durante la Predica del Venerdì Santo – la figura e gli errori di questo eresiarca, dando ad intendere che la Chiesa ed il suo Magistero avevano, per secoli, smarrito la luce della verità sul significato della giustificazione e che senza l’opera dell’eresiarca non l’avremmo riscoperto! C’è davvero da trasecolare.
Ma cediamo alle debite spiegazioni di P. Morselli sul punto.

Lutero, Cantalamessa, e la Resurrezione dal modernismo

di don Alfredo Morselli


L’ultima predica del venerdì santo 2016, pronunciata nella basilica di S. Pietro dal P. Raniero Cantalamessa, contiene affermazioni che feriscono profondamente il cuore dei buoni cristiani.
Si tratta di un’interpretazione falsa della dottrina della giustificazione di Lutero, ascrivendo allo stesso eresiarca un merito, quando invece il suo pensiero in materia è un grandissimo errore contro la Misericordia divina.
Riporto le gravi affermazioni del Predicatore della Casa Pontificia:
“…la giustizia di Dio è l’atto mediante il quale Dio rende giusti, a lui graditi, quelli che credono nel Figlio suo. Non è un farsi giustizia, ma un fare giusti. Lutero ha avuto il merito di riportare alla luce questa verità, dopo che per secoli, almeno nella predicazione cristiana, se ne era smarrito il senso. E’ di questo soprattutto che la cristianità è debitrice alla Riforma, di cui il prossimo anno ricorre il quinto centenario. “Quando scoprii questo, scrisse più tardi il riformatore, mi sentii rinascere e mi pareva che si spalancassero per me le porte del paradiso”. Ma non sono stati né Agostino né Lutero a spiegare così il concetto di “giustizia di Dio”; è la Scrittura che lo ha fatto prima di loro…”

Perché queste affermazioni sono così gravi? 
Quando insegno il catechismo ai bambini della I Comunione, e devo loro spiegare cosa vuol dire che la Grazia ci fa santi, faccio loro questo esempio:
“Una ricca signora aveva nella sua villa due domestiche: una si chiamava Linda l’altra Polverosa. Quando Polverosa spazzava, non avendo voglia di portare via la sporcizia, la nascondeva sotto il tappeto. Invece Linda puliva a fondo e portava via subito nell’inceneritore lo sporco raccolto. Chi delle due è la domestica migliore?”

I bambini rispondono in coro: “Linda!”
Al che pongo una seconda domanda:
“Secondo voi, quando Gesù ci lava con il suo Sangue nel Battesimo e nella Confessione, distrugge i nostri peccati per davvero, oppure li mette sotto un tappeto, facendo finta di non vederli?”

E i bambini in coro: “Li distrugge!”
Adesso traduco il tutto per i lettori “grandi”. Polverosa rappresenta la dottrina della giustificazione di Lutero, l’imputazione estrinseca della giustizia: secondo questa teoria (1), il buon Dio non distruggerebbe i peccati dell’uomo, ma gli imputerebbe - estrinsecamente e arbitrariamente - la sua giustizia; è così il predestinato (colui a cui è capitato in mano il più fortunato dei gratta e vinci, nella lotteria del servo arbitrio) si ritrova ad essere simul iustus et peccator, nello stesso tempo giusto e peccatore.
La giustificazione dell’uomo si riduce così ad essere un velo pietoso su un cadavere putrefatto.
Come può permettersi di asserire, il noto frate cappuccino, che “Lutero ha avuto il merito di riportare alla luce questa verità”?
Ad errore particolarmente grave, lo Spirito Santo ha suggerito a suo tempo un formidabile antidoto: il decreto sulla giustificazione (la Linda dell’aneddoto), promulgato dal Concilio di Trento, in data 13 gennaio 1547:
“Mediante la libera accettazione della grazia, l’uomo da ingiusto diventa giusto, da nemico amico, ed erede secondo la speranza della vita eterna”.
Possiamo e dobbiamo dunque credere fermamente che il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, ogni qual volta gli chiediamo perdono, distrugge radicalmente i nostri peccati, bruciandoli nel fuoco della fornace ardente della carità del suo Cuore; giacché una sola goccia del suo Sangue - che pur Egli ha voluto versar tutto quanto ne scorreva nel suo Corpo -salvum facere totum mundum quit ab omni scelere, può salvare tutto il mondo (e non solo pochi predestinati), da ogni peccato (numero, genere, varietà e profondità di radicamento nell’anima).
Questo i cattolici credono; Lutero non lo ha mai creduto.
Il pensiero di Lutero, tanto decantato dal P. Cantalamessa, è quanto di più subdolo si possa opporre alla vera Misericordia di Dio, quasi che questa possa lasciare il peccatore nella sua miseria, simul obiectum misericordiae et peccator; la vera misericordia non è quella che semplicemente ha compassione di Maria di Magdala, ma quella che ha fatto di lei un grandissima santa, avendone cacciato sette demoni; è quella che ha fatto sì che il ladrone Disma, che aveva riconosciuto la giustezza del supplizio a cui era sottoposto, entrasse per primo in Paradiso tra i figli di Adamo; è quella che ha fatto, del soldato che ha colpito - a nome di tutta l’umanità peccatrice - il Divin Cuore, San Longino...
La radicale sfiducia nella grazia di chi ha pur fatto del sola gratia la sua bandiera, fa capolino negli interventi di chi vuole sovvertire la dottrina della Chiesa sull’Eucarestia e sul matrimonio; si rivede un radicato pessimismo nei confronti di quei fratelli verso i quali si vorrebbe esercitare la misericordia. Da un lato le persone con tendenza omosessuale e i divorziati risposati sarebbero soggetti ad una concupiscenza invincibile - sempre di sapore luterano - giansenista -, per cui si ha persino paura a proporre loro la Verità di Cristo; dall’altro lato si dimentica che non c’è più nessuna condanna per coloro che sono di Cristo Gesù, che cioè la Misericordia di Dio non solo ci accoglie come siamo (lasciandoci simul iusti et peccatores), ma ci vuole veramente liberare, guarire, bruciare il nostro stato di peccato... far di noi dei grandi santi.
“Anziché gustarmi il gaudio della Resurrezione - mi vien da dire - mi ritrovo con le mani in mezzo alla sporcizia?”
Mi rispondo: “Gesù, attendo in questa notte non solo la Tua Resurrezione, ma anche quella della tua Chiesa. Lo so che questa, a differenza Tua, non è mai morta e non può morire; ma come il Tuo Corpo unito alla Divinità giaceva tutto legato dalle bende, così il Corpo della Chiesa, pur non esanime, giace come legato dai lacci del modernismo.
Come il Tuo Corpo reale è passato attraverso le bende, che non lo hanno potuto imprigionare, così il Tuo Corpo mistico possa svincolarsi oggi dai lacci del modernismo.
Buona Pasqua a tutti!

NOTE

(1) Riprendo qui ampi stralci di un mio precedente articolo: L’imputazione estrinseca della misericordia.

Fonte: blog MiL, Messa in latino, 27.3.2016

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