Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 16 febbraio 2015

“Usquequo, Domine, sanctus et verus, non iudicas et vindicas sanguinem nostrum de his, qui habitant in terra? Et datae sunt illis singulae stolae albae; et dictum est illis, ut requiescant tempus adhuc modicum, donec impleantur et conservi eorum et fratres eorum, qui interficiendi sunt sicut et illi” (Apoc. 6, 10-11) - IN ONORE DEI 21 NEO-MARTIRI COPTI

Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
Per una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati
e li ha trovati degni di sé:
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;
come scintille nella stoppia, correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro (Sap. 3, 1-8)

La Gerusalemme Celeste nei giorni scorsi (pare il 13 febbraio) si è arricchita di ventuno neo-martiri cristiano-copti egiziani, uccisi dai perfidi islamici del sedicente califfato dell'IS.
Siamo certi che questi neomartiri, che la Chiesa copta ha sin da subito deciso di commemorarli nel suo calendario (verranno festeggiati l’8 amshir/15 febbraio) e che hanno affrontato serenamente la morte e la cui unica colpa era quella di essere cristiani e che, sino alla fine, hanno esclamato e gridato la loro fedeltà all'Agnello mistico, invocandolo (“Gesù aiutami!hanno detto), sono stati aggregati alla candida schiera dei martiri che hanno professato la loro fede in Cristo, così com'è stato per numerosi altri, che abbiamo già ricordato.
Se il barbaro genocidio di questi nostri inermi fratelli umanamente ci rattrista, ci indigna e ci fa fremere di sdegno ed ira, con gli occhi della fede e con lo sguardo all'eternità, d'altro canto, non possiamo che rallegrarci per loro, in quanto essi hanno - ne siamo sicuri - lavato le loro vesti nel Sangue dell'Agnello, rendendole candide, si sono uniti a Cristo celebrando la loro Pasqua, ed hanno conseguito, similmente ai martiri cristiani dei primi secoli, la corona di gloria del martirio ed il premio eterno riservato ai giusti.Questa fede e certezza nella parola del Divin Redentore hanno irrobustito e conferito fortezza a questi neo-martiri, tale per cui essi - come è giusto che fosse per ogni vero cristiano degno di questo nome - non hanno temuto la morte, anzi, come afferma l'Apocalisse "hanno disprezzato la vita fino a morire" (Ap 12, 11) (sul tema, cfr. N. Bux, Perché i cristiani non temono il martirio,  con Prefazione di F. Cardini, Piemme, Casale Monferrato 2000). Chissà se nel distratto ed ormai secolarizzato mondo occidentale, un tempo cristiano, ci siano ancora cristiani simili a questi neo-martiri, altrettanto fermi nella loro testimonianza a Cristo!
Onore e gloria eterna ai neo-martiri di Cristo! 
Eterna memoria! Αιωνία η μνήμη.
Pregate ed intercedete per noi!












Tony Rizq, Icona copta dei 21 martiri, 2015

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