Sante Messe in rito antico in Puglia

giovedì 21 gennaio 2016

“Veni, Sponsa Christi, áccipe corónam, quam tibi Dóminus præparávit in ætérnum: pro cujus amóre sánguinem tuum fudísti” (Tractus) - SANCTÆ AGNETIS, VIRGINIS ET MARTYRIS

Oggi, nell’antichità, la stazione era nella basilica della santa martire sulla via Nomentana, dove, in quest’occasione, san Gregorio Magno pronunciò una delle sue quaranta celebri omelie sul Vangelo. I Padri della Chiesa latina, Girolamo, Ambrogio, Damaso, Prudenzio, formano un concerto di elogi di questa «agnella» verginale che, prodiga del suo proprio sangue verso Colui che l’aveva consacrata con il suo Sangue, affronta intrepida i fuochi e le spade della Roma idolatra. Omnium gentium litteris atque linguis, præcipue in Ecclesiis, Agnes (γν) vita laudata est, quæ et ætatem vicit et tyrannum, et titulum castitatis martyrio consecravit, «Con gli scritti e con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita di Agnese; la quale vinse e l’età e il tiranno, e col martirio consacrò la gloria della castità» (Hieron. Epist. CXX ad Demetriadem, in PL 22, col. 1123).
Il culto della vergine martire sant’Agnese risale al IV sec., ove è attestato, oltre che dai suddetti autori, anche dalla Depositio Martyrum del 354. A partire dal VII sec., lezionari e sacramentari donano i formulari della sua messa. Nel XII sec., tanto al Laterano quanto al Vaticano, nell’Ufficio omnia habentur propria. La festa di sant’Agnese è iscritta ugualmente nel calendario bizantino (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 216).
Il nome della santa è greco (γν, hagne, la pura, la casta), non viene dal latina agna, cioè agnella. Tuttavia, l’interpretazione latina ha prevalso nella Chiesa primitiva (Agnese, infatti, otto giorni dopo apparve ai suoi genitori, circondata da un gruppo di vergini, con un agnello bianco presso di lei). Sant’Agostino conosceva le due interpretazioni: «Agnes significa in latino agnella ed in greco la pura».
Il corpo della Santa fu originariamente deposto in una piccola proprietà sulla via Nomentana in agello suo, a poca distanza dal cimitero Maggiore, dove antiche tradizioni romane vogliono che san Pietro abbia battezzato.
Quando la pace fu donata alla Chiesa, Costanza (o Costantina), figlia del grande Costantino e sorella di Costante I, Costantino II e Costanzo II imperatori, fece erigere su questa tomba una sontuosa basilica presso la quale furono sepolti molti membri di questa famiglia imperiale. In questa basilica, in effetti, sarebbero state sepolte la stessa Costanza e la sorella Elena. Lo storico romano Ammiano Marcellino, che descrive l’Augusta, come «una specie di megera mortale, costante eccitatrice del crudele, avida di sangue umano non meno del marito» (Ammianus Marcellinus, XIV, 1, pp. 1 ss.: «Megæra quædam mortalis, inflammatrix sævientis adsidua, humani cruoris avida nihil mitius quam maritus»), morta in Bitinia tra il settembre e l’ottobre del 354 (F. Savio, Costantina: figlia dell’imperatore Costantino Magno e la basilica di S. Agnese a Roma, Clausen, 1907, p. 316) per febbre, mentre si stava recando dal fratello Costanzo per intercedere in favore del marito, sarebbe stata trasportata a Roma nel 360, e sepolta nel mausoleo costruito nel suo suburbanum sulla via Nomentana insieme alla sorella Elena (Ammianus Marcellinus, XXI, 1, 5: «Inter quæ Helenæ coniugis defunctæ suprema miserat Romam in suburabano viæ Nomentanæ condenda ubi uxor quoque Galli quondam (soror ejus) sepulta est Constantina»).
È molto probabile che da allora si elevò qui un monastero di vergini, che sarebbe del tipo più antico della Città eterna. Noi abbiamo ancora l’epigrafe acrostica di questa primitiva costruzione costantiniana:
CONSTANTINA DM VENERANS XPOQVE D1CATA
OMNIBVS IMPENSIS DEVOTA MENTE PARATIS
NOMINE DIVINO MVLTVMQVE XPO IVBANTE
SACRAVI TEMPLVM VICTRICIS VIRGINIS AGNES
TEMPLORVM QVOD VINCIT OPVS TERRENAQVE CVNCTA
AVREIOVE RVTILANS SVVIMI FASTIGIA TECTI
NOMEN ENIM XFÌ CELEBRATVR SEDIBVS ISTIS
TARTAREA SOLVS POTVIT QVI VINCERE MORTEM
INVICTVSQVE CAELO SOLVS FERRE TRIVMPHVM
NOMEN ADDE REFERENS ET CORPVS ET OMNIA MEMBRA
A MORTIS TENEBRIS ET CAECA NOCTE LEVATA
DIGNVM IGITVR MVNVS MARTYR DEVOTAQVE XPO
EX OPIBVS MS PER SAECVLA LONG A TENEBIS
O FILEX VIRGO MEMORANDI NOMINIS AGNES.
La qual lezione potrebbe essere corretta e interpretata in questo modo:
CONSTANTINA • DEVM • VENERANS • CHRISTOQVE • DICATA
OMNIBVS • IMPENSIS • DEVOTA • MENTE • PARATIS
NVMINE • DIVINO • MVLTVM • CHRISTO • QVE • IVVANTE
SACRAVIT • TEMPLVM • VICTRICIS • VIRGINIS • AGNES
TEMPLORVM • QVOD • VICIT • OPVS • TERRENAQVE • CVNCTA
AVREA • QVAE • RVTILANT • SVMMI • FASTIGIA • TECTI
NOMEN • ENIM • CHRISTI • CELEBRATVR • SEDIBVS • ISTIS
TARTAREAM • SOLVS • POTVIT • QUI • VINCERE • MORTEM
INVECTVS • CAELO • SOLVS • QVE • INFERRE • TRIVMPHVM
NOMEN • ADAE • REFERENS • ET • CORPVS • ET • OMNIA • MEMBRA
A • MORTIS • TENEBRIS • ET • CAECA • NOCTE • LEVATA
DIGNVM • IGITVR • MVNVS • MARTYR • DEVOTA • QVE • CHRISTO
EX • OPIBVS • NOSTRIS • PER • SAECVLA • LONGA • TENEBIS
O • FELIX • VIRGO • MEMORANDI • NOMINIS • AGNES
(Cfr. G. B. De Rossi, Inscriptiones Christianæ urbis Romæ septimo sæculo antìquiores, Romæ, 1888, II, p. 44). Questo carme viene da alcuni attribuito alla stessa Costantina (cfr. Savio, op. cit., p. 311), mentre altri vorrebbero che fosse di Papa Damaso (R. Garrucci, Storia dell’arte cristiana nei primo otto secoli della Chiesa, Prato, 1881, vol. I, p. 448).
È da rilevare come leggendo le lettere iniziali dei versi di questo carme in verticale, si formi l’elegante acrostico iniziale CONSTANTINADEO (Costantina a Dio). Trad.: «Costantina, adoratrice di Dio e convertita a Cristo, avendo provveduto con cuore devoto a tutte le spese, aiutata assai dal volere divino e da Cristo, dedicò il tempio della vittoriosa vergine Agnese, il quale supera le strutture dei templi e tutte le profane costruzioni, i cui fastigi degli alti tetti sono rutilanti d’oro. Il nome di Cristo infatti si celebra in questa sede, il quale solo vinse la tartarea morte e, levato al cielo, solo trionfò; portando il nome di Adamo, il corpo e tutte le membra tolse dalle tenebre della morte e dalla cieca notte. Il degno dono, dunque, o martire devota a Cristo, costituito dalle nostre sostanze, conserverai per lunghi secoli, o vergine felice, dal memorando nome di Agnese».
Da questa epigrafe nonché dagli Atti di Sant’Agnese (in Acta Sanct. Ianuarii, II, p. 714 ss.) si comprende la grande devozione che aveva Costanza nei confronti della Vergine Agnese. In base alla leggenda si narra che la vergine Costanza, figlia dell’imperatore Costantino, essendo stata miracolosamente guarita da Agnese si rivolse al padre ed ai fratelli affinché facessero erigere un edificio basilicale alla santa, e lì vicino volle far innalzare il proprio mausoleo. È detto inoltre che Costantina volle consacrarsi a Dio ad imitazione della sua benefattrice, e che in tal modo «trasse al proprio esempio molte giovani di varie condizioni sociali». Anche nel Liber Pontificalis (Liber Pontificalis, I, p. 180) si afferma che la basilica di S. Agnese fu fatta erigere da Costantino ex rogatu filiæ suæ. È evidente che la fonte più autorevole è senza dubbio l’acrostico sopra riportato poiché, pur nell’escludere che fosse composto dalla stessa Costantina (come molti hanno affermato, a cominciare dal De Rossi, Inscriptiones, cit., II, p. 44), è certamente il documento più antico che abbiamo riguardo a questo monumento. Del resto non vi possono essere dubbi sul fatto che l’iscrizione metrica stesse nella suddetta basilica, dal momento che il Baronio (Baronio, Annales, III, p. 218 ss.) ci assicura che ai suoi tempi esisteva ancora un frammento di tale iscrizione all’ingresso della chiesa attuale, né è pensabile che, prima del VI secolo, quando fu vista e copiata dall’abside, esistesse a Roma un’altra basilica eretta in onore di Sant’Agnese, ad eccezione di quella sulla Nomentana.
Benché questa basilica fosse restaurata più volte, essa conserva ancora sufficientemente l’impianto architettonico dei tempi di Simmaco e di Onorio I. Come il Titolo dei Quattro Coronati al Celio, le navate minori sono divise in due gallerie sovrapposte; la più elevata, o matroneum, era riservata una volta alle donne dell’alta aristocrazia e dalle vergini consacrate. La basilica si trova ad un livello molto inferiore a quello stradale ed essa è parallela al piano del cimitero, perché, all’epoca di Costantino, per non togliere la martire dal suo sepolcro primitivo, si scavò il campo su cui far sorgere il tempio, distruggendo peraltro le gallerie cimiteriali contigue, precisamente come si fece in un caso simile a San Lorenzo e nella basilica dei martiri Nereo ed Achilleo sulla via Ardeatina.
Oltre l’ipogeo della via Nomentana, a Roma, durante l’Alto medioevo, molte altre chiese si elevarono in onore di sant’Agnese: ricordiamo soltanto le più celebri come quella in Agone sulle rovine della strada di Alessandro Severo dove, probabilmente, ella fu esposta nel lupanare; un’altra presso il Pantheon, ed un’altra ancora ad duo furna presso Santa Prassede.
La messa in onore di sant’Agnese è stata il prototipo di quella che è divenuta in seguito la Comune a tutte le vergini. Essa ha un carattere di antichità, solenne e molto sobrio, a differenza dell’Ufficio che è di un’epoca più tardiva e che si fonda su dei testi apocrifi. A quest’elogio liturgico fa magnifica eco l’epigrafe del papa Damaso in onore di Agnese. Oggi, ancora, nel marmo originale, essa orna la scala monumentale che, dalla via Nomentana, discende alla basilica della martire:
FAMA • REFERT • SANCTOS • DVDVM • RETVLISSE • PARENTES
AGNEN • CVM • LVGVBRES • CANTVS • TVBA • CONCREPVISSET
NVTRICIS • GREMIVM • SVBITO • LIQVISSE • PVELLAM
SPONTE • TRVCIS • CALCASSE • MINAS • RABIEM • QVE • TYRAMNI
VRERE • CVM • FLAMMIS • VOLVISSET • NOBILE • CORPVS
VIRIBVS • IMMENSVM • PARVIS • SVPERASSE • TIMOREM
NVDA • QVE • PROFVSVM • CRINEM • PER • MEMBRA • DEDISSE
NE • DOMINI • TEMPLVM • FACIES • PERITVRA • VIDERET
O • VENERANDA • MIHI • SANCTVM • DECVS • ALMA • PVDORIS
VT • DAMASI • PRECIBVS • FAVEAS - PRECOR • INCLITA • MARTYR
«Narra la fama che Agnese - come già riferirono i suoi santi genitori - ancora fanciulla, mentre infieriva la persecuzione, si staccò dal seno della nutrice, e, sprezzando le minacce e la rabbia del crudele tiranno; offrì spontaneamente alle fiamme il suo nobile corpo: ella con le sue deboli forze seppe vincere un’immane terrore e le nude membra lasciò che fossero protette dalle disciolte chiome, affinché sguardo mortale non si fissasse su quel tempio del Signore. Io ti prego, o alma ed inclita martire, santo decoro del pudore, sii propizia alle preci di Damaso!».
La messa è in rito doppio e ruota intorno al passo evangelico delle vergine sagge e di quelle stolte (Mt. 25, 1-13) ed al Salmo de virginitate 45 (44), esprimendo quasi l’idea che la martire abbia sposato Cristo distendendosi come lui sulla croce come sul letto nuziale e lo Sposo divino, il quale avrebbe disposto che Egli stesso fosse la corona della sua Sposa.
È questa l’idea a cui si ispira la celebre iscrizione composta dal papa Onorio I e che, ricopiata sulla tomba di sant’Agnese, entrò nella raccolta epigrafica del medioevo:
INCLITA • VOTA • SVIS • ADQVIR[VNT] • PRAEMIA • LAVDIS
DVM • PERFECTA • MICANT • MENTE • FIDE • MERITIS
VIRGINIS • HOC • AGNAE • CLAVDVNTVR • MEMBRA • SEPVLCHRO
QVAE • INCORRVPTA • TAMEN • VITA • SEPVLTA • TENET
HOC • OPVS • ARGENTO • CONSTRVXIT • HONORIVS • AMPLO
MARTYRIS • ET • SANCTAE • VIRGINIS • OB • MERITVM.






Andrea Del Sarto, S. Agnese, 1524-30, Duomo, Pisa

Ambito del Zurbarán, S. Agnese, 1640, Museo de Bellas Artes, Siviglia

Corrado Giaquinto, S. Agnese o allegoria della mansuetudine, XVII - XVIII sec., collezione privata


G. Audran, da un dipinto del Domenichino, Martirio di S. Agnese, 1703 circa, collezione privata

Marco Benfial, Martirio di S. Agnese, 1750, Chiesa della SS. Trinità degli Spagnoli, Roma

Frank Cadogan Cowper, S. Agnese riceve in prigione da un angelo una veste bianca, 1905, Tate Gallery, Londra


S. Agnese, Cripta, Basilica di S. Cecilia in Trastevere, Roma






Altare dell’urna del capo di S. Agnese, Basilica di S. Agnese in Agone, Roma

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