Sante Messe in rito antico in Puglia

venerdì 27 maggio 2016

“Ætáte demum et labóribus fractus, gravi morbo corréptus est. Quo cum ámplius quinquagínta dies deténtus esset, consuétum orándi morem Scripturásque interpretándi non intercépit; eo namque témpore Evangélium Joánnis in populárium suórum usum Anglice vertit. Cum autem in Ascensiónis prælúdio instáre sibi mortem persentiret, suprémis Ecclésiæ sacraméntis muníri vóluit; tum, sodáles amplexátus, atque humi super cilício stratus, cum illa verba ingemináret, Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto, obdormívit in Dómino. Ejus corpus, suavíssimum, uti fertur, spirans odórem, sepúltum est in monastério Girvénsi, ac póstea Dunclínum cum sancti Cuthbérti relíquiis translátum” (Lect. VI – II Noct.) - SANCTI BEDÆ VENERABILIS CONFESSORIS ET ECCLESIÆ DOCTORIS

La festa di quest’antico monaco anglosassone fu introdotta nel calendario della Chiesa universale da Leone XIII, dopo che la Sacra Congregazione dei Riti gli aveva riconosciuto questo titolo di dottore che, da lunghi secoli, gli avevano conferito i suffragi universali dei fedeli. Questa venerazione per Beda era cominciata di già a manifestarsi quand’era vivente, così che, all’epoca della lettura pubblica delle sue opere, i suoi contemporanei, non potendo attribuirgli ancora il titolo di santo, lo chiamavano venerabilis presbyter, ed è sotto questo titolo che Beda è passato alla posterità.
Ad una scienza davvero enciclopedica, Beda unì le più splendenti virtù del monaco benedettino, facendo alternare nella sua vita la preghiera e lo studio. Ora et labora. Ebbe numerosi discepoli e lasciò tanti scritti che, durante l’alto Medioevo, costituirono per così dire tutta la biblioteca ecclesiastica degli Anglosassoni. La vasta erudizione di questo monaco ricorda di un certo modo quella del san Girolamo a cui somiglia un po’. San Bonifacio, l’apostolo della Germania, salutò san Beda come la luce della Chiesa, ed il II Concilio di Aquisgrana, nell’836, gli diede il titolo di doctor admirabilisdottore ammirabile («In fine praecedentis libelli nos promisisse meminimus, quod in hujus exordio, prout Deus posse dedisset, ex sanctorum Patrum oraculis breviter ostenderemus, quod templum Domini quod a Salomone aedificatum et dedicatum Domino est, figura fuerit catholicae Ecclesiae per universum orbem diffusae; et conditor illius Salomon rex personam gesserit Christi, quod quidem nos Domino favente adimplere conamur. Salva quippe super hac re caeterorum sanctorum eximiorum Patrum expositione, quorum dicta in subsequentibus ponenda sunt; quid venerabilis et modernis temporibus doctor admirabilis Beda presbyter de saepe memorato templo in Expositione Evangelii Joannis sentiat, videamus»; «… il venerabile e meraviglioso dottore dei nostri tempi Beda presbitero»: Conc. Aquisgran., II, praefatione libri III, in Mansi, vol. XIV, p. 726).
Beda morì in età molto avanzata, il 26 maggio 735, e la sua ultima preghiera fu l’antifona dell’ufficio, dell’Ascensione: O Rex gloriae, qui triumphator hodie super omnes caelos ascendisti, ne derelinquas nos orphanos, sed mitte promissum Patris in nos Spiritum veritatis. Al momento di spirare, intonò il Gloria Patri.
Il collegio ecclesiastico inglese di Roma è dedicato, dai tempi di Leone XIII, alla memoria di san Beda il Venerabile (Pontifical Beda College) istituito dal beato Pio IX nel 1852.
La messa è del Comune dei Dottori, come il 29 gennaio, salvo la prima colletta che è propria.
Di san Beda il Venerabile attestano gli storici: Numquam torpebat otio, numquam a studio cessabat; semper legit, semper scripsit, semper docuit, semper oravit, sciens quod amator scientiae salutaris vitia carnis facile superaret. Quale lezione per la nostra sensualità che si nutre proprio nell’ozio e nella frivolezza!


Bartolomé Román, S. Beda il Venerabile, Museo del Prado, Madrid

Ambito veneto, Madonna con Bambino tra S. Beda ed altri Santi, XVIII sec., Diocesi di Adria-Rovigo



James Doyle Penrose, Il Venerabile Beda traduce il Vangelo di S. Giovanni (L'ultimo capitolo), 1902, Royal Accademy, Londra



Morte di S. Beda









Sepolto in Jarrow nel 735 nel Monastero di S. Paolo, fu trasferito, intorno al 1022, a Durham, allorchè le ossa furono segretamente rimosse dal monaco Elfrido. Di qui, nel 1370, le sue ossa furono collocate nella splendida Cappella del Galileo, nella Cattedrale di Durham. La tomba fu distrutta, durante l’orda vandalica della Riforma, nel 1540. In quell’occasione, le ossa furono interrate. Nel 1831, furono esumate ed esaminate e collocate in una cassa, che fu collocata in una tomba nuova. Per maggiori informazioni, v. QUI

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