Sante Messe in rito antico in Puglia

domenica 16 ottobre 2016

Le risposte integrali di don Nicola nell'intervento pubblicato da "La Stampa"

Quest’oggi, il quotidiano La Stampa ha pubblicato, occupando ben due pagine del giornale, un articolo a firma dei dott.ri Giacomo Galeazzi ed Andrea Tornielli, dal titolo Quei cattolici contro Francesco che adorano Putin (v. qui). Nello stesso era menzionato anche don Nicola Bux.
Il dott. Galeazzi, in effetti, giorni fa, aveva posto a don Nicola cinque domande, di cui riportiamo la trascrizione delle risposte originali. La prima concerneva le ragioni dell’opposizione, interna alla Chiesa cattolica, così vasta verso il Vescovo di Roma attualmente regnante; la seconda, in continuazione con la prima, riguardava i «singoli casi» contemplati dall’esortazione «Amoris laetitia» per l’accesso dei c.d. divorziati risposati alla Comunione; la terza il dialogo aperto da Francesco con i musulmani; la quarta la libertà di esprimere la propria posizione, anche dissenziente, all’interno della Chiesa; l’ultima, la funzione del papa nella Chiesa.
Riteniamo, perciò, cosa utile, in nome del pluralismo ecclesiale e della libertà cristiana, riportare, in esclusiva, per intero la trascrizione delle risposte, volendo in tal modo fornire il contesto delle frasi pubblicate (evidenziate in neretto), al fine di favorire in tal modo anche una più completa comprensione dell’intero pensiero di don Nicola.

1. Un punto di debolezza del pontificato di Francesco mi sembra il venir meno dell’unità cattolica, se si considerano i recenti interventi individuali e collettivi di vescovi: gli argentini della zona di Buenos Aires e i canadesi della regione Alberta, che sull’ammissione dei divorziati risposati alla Comunione, hanno dato interpretazioni opposte. Ciò significa che è finita appunto l’unità cattolica? Il documento che ha provocato questo è l’«Amoris laetitia», l’Esortazione apostolica uscita dai Sinodi sulla famiglia, nei quali erano già emerse le contrapposizioni. Poiché stanno delineandosi prassi opposte, inevitabilmente si porrà la questione al Pontefice: se la morale sia una per tutta la Chiesa cattolica, o a ‘geometria variabile’ in Argentina, in Polonia, etc… Questo causerebbe gravi conseguenze per l’unità della Chiesa. Inoltre, da pastori e teologi autorevoli, è stato detto che parti consistenti dell’Esortazione apostolica, sono in contrasto con l’enciclica di Giovanni Paolo II, «Veritatis splendor», l’ultimo documento del magistero che si è pronunciato in modo sistematico sulla morale cattolica. Quindi, si approfondirà il divario tra chi sostiene la linea della continuità nel magistero e chi vuole voltare pagina fornendo una lettura relativistica della morale? L’«Amoris laetitia», presenta una teologia morale ‘in situazione’ - negli anni ‘70 ne era fautore il gesuita della Gregoriana, Joseph Fuchs - secondo cui l’etica oggettiva deve lasciarsi modulare a seconda delle latitudini e dei casi.

2. I singoli casi, la Chiesa li ha sempre considerati alla luce di una norma oggettiva. Invece adesso si vorrebbe fare il contrario: la norma morale oggettiva viene relativizzata, piegandosi alla mentalità che il mondo vuole oggi imporre alla Chiesa, come appunto per i divorziati risposati civilmente.

3. Il gesuita Samir Khalil Samir ha detto che il Papa è male informato sui cristiani che vengono perseguitati nei paesi a maggioranza islamica: è strano però, che con gli strumenti di informazione attuali, il Pontefice non debba sapere cosa stanno subendo i cristiani nel mondo. In Vaticano giungono ordinariamente i rapporti dalle Nunziature apostoliche.

4. Nella Chiesa cattolica c’è sempre stata la possibilità di esprimere la propria posizione rispettosamente dissenziente verso l’autorità ecclesiastica, anche se si trattasse del Papa. Il cardinale Carlo Maria Martini, notoriamente esprimeva frequentemente, anche per iscritto, il suo dissenso dal pontefice regnante, ma quegli non l’ha destituito da arcivescovo di Milano, o ritenuto un cospiratore. Eppure, per il  fatto che dicesse cose o lanciasse proposte "di rottura", i mass media lo definivano anti-Papa. Oggi, non pochi laici, sacerdoti e vescovi si chiedono: dove stiamo andando? C’è confusione nella Chiesa, che porta a domandarsi, come ha scritto paradossalmente Times lo scorso anno, se il Papa sia cattolico. Ora, specialmente i vescovi, non possono non interrogarsi in merito.

5. Il cattolico sa che il Papa non è un autocrate, ma esprime e conferma la fede della Chiesa fondata da Gesù Cristo: se così non fosse, non sarebbe più in comunione con essa. Insomma, egli deve tutelare la comunione ecclesiale e non favorire la divisione e la contrapposizione, magari mettendosi a capo dei ‘progressisti’ contro i ‘conservatori’; queste categorie politiche, non s’attagliano alla Chiesa: semmai la distinzione è quella tra i cattolici, che sostengono la fede di sempre, e i modernisti che ritengono che questa debba conformarsi alle mode del tempo. Se un pontefice sostenesse una dottrina eterodossa, potrebbe essere dichiarato - per esempio, dai cardinali presenti a Roma -  decaduto ipso iure dal suo ufficio. Ciò è previsto dalla dottrina canonica, ma, grazie a Dio, finora non è accaduto. Perciò Benedetto XVI ha voluto tenere distinti dal magistero pontificio, i suoi interventi come ‘dottore privato’ - per esempio gli scritti su Gesù di Nazaret - per non impegnare l’assenso dei fedeli. Si deve auspicare dunque che il Papa operi per mantenere la comunione della Chiesa, preservando il deposito della fede, ascoltando, rispettando e valorizzando quanti sono preoccupati di ciò. Se si manifesta simpatia con chi è all’esterno della Chiesa, ancor prima bisogna farlo con i membri del Corpo mistico, come insegnano sant’Agostino e san Tommaso.

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