Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 6 febbraio 2017

Le dieci falsità più frequenti sull’aborto

In occasione della giornata per la vita di ieri, domenica 5 febbraio, festa di sant’Agata, rilanciamo un post apparso qualche tempo fa in lingua spagnola, riguardante la crudele pratica dell’aborto.
Nel corso degli ultimi decenni sono stati creati alcuni “miti” che giustificherebbero un fantomatico diritto di abortire. Usiamo intenzionalmente la parola aborto perché esprime senza alcuna attenuazione estetica la cruda realtà di un crimine che, in questo nostro tempo, sembra diventare sempre più una necessità insostituibile del diritto alla salute e all’autodeterminazione della donna.
Il leader del Foro Español de la Familia, ha avuto modo di elencare i dieci miti e falsità con i quali si cerca, non solo di sminuire la gravità di un crimine contro la vita di creature innocenti, ma di farne addirittura un irrinunciabile segno di progresso e di ascesa del sistema sanitario e del diritto dei popoli.
Il suddetto leader, di nome Benigno Blanco, sopranumerario dell’Opus Dei ha anche ricoperto in Spagna ruoli di alta amministrazione. Infatti, è stato Secretario de Estado (paragonabile a un viceministro) in diversi settori del governo spagnolo e per diversi anni. Tuttavia, al di là dei ruoli amministrativi del Blanco e senza voler indagare quali correnti convergono in una realtà così variegata e che professa esplicitamente la sua aconfesionalidad, come il già citato Foro de la Familia, riteniamo che le dieci falsità di cui qui di seguito si parla siano condivisibili da chiunque desideri maggiore giustizia e rispetto per la vita innocente.
Pubblichiamo, perciò qui di seguito, in una nostra traduzione, il più letterale possibile, la sintesi circa le suddette dieci falsità cui abbiamo appena accennato. Sintesi che è apparsa (qui) su un sito argentino che ha dedicato altri post a temi bioetici come questo.
Sant’Agata è anche protettrice delle donne ammalate. Affidiamo alla grande martire tutte le donne perché si prendano cura non soltanto della salute del loro corpo, ma anche della salute di coloro che esse portano o porteranno in grembo, perché in tal modo esse guadagneranno anche la salute eterna della loro propria anima. Dio è fedele e terrà conto di ogni merito e sacrificio.

Maria Agostina Antezza

Le dieci falsità più frequenti sull’aborto


Benigno Blanco, presidente del Forum delle famiglie nonché una delle persone che più si è impegnata per sradicare l’aborto nel mondo, risponde alle dieci argomentazioni più diffuse sulla soppressione della gravidanza. Con la presentazione della riforma della legge sull’aborto in Spagna, si ravviva un dibattito che non è mai scomparso dalla società.
Sono molti i miti, gli errori e le menzogne riguardo a questa questione, ed è necessario saper rispondere con argomenti chiari. Questo testo pubblicato nel settimanale L’Alfa e l’Omega, diretto da Miguel Angel Velasco, può essere utile.

1. È un diritto delle donne poter decidere
No. Quando la legge consente a chi è libero di disporre della vita degli schiavi, ai genitori di disporre della vita dei neonati, agli uomini della vita delle donne, agli ariani della vita degli ebrei, ai bianchi della vita dei neri, alle donne in stato di gravidanza della vita dei loro bambini non ancora nati ... Non è il diritto di decidere liberamente, dei genitori, degli uomini, degli ariani, dei bianchi o delle donne incinte, ma è invece la negazione del diritto alla vita di schiavi, neonati, donne, ebrei, neri o bimbi non ancora nati.

2. Vi è un ragionevole dubbio riguardo a quando si origina la vita umana
Non è vero. È scientificamente provato che la vita – e non solo nella specie umana – si origina con il concepimento, quando si forma il patrimonio genetico dell’individuo, patrimonio che lo definirà per sempre come un individuo appartenente senza ombra di dubbio alla specie umana. Se qualcuno avesse dubbi a riguardo, la più elementare considerazione etica dovrebbe portare ad applicare una, cosiddetta, presunzione di natura umana o di vita. Come quando si dice che non è ammissibile correre il rischio di uccidere un uomo quando, ad esempio, si ha la presunzione che egli si trovi proprio nella direzione in cui si sta per sparare.

3. Se l’aborto non verrà legalizzato, ci saranno aborti clandestini e molte donne moriranno
Non è vero. Non vi è alcuna prova scientifica che questo sia vero, al contrario:
- Quando qualcosa viene legalizzata, il fenomeno legalizzato aumenta; invece quando qualcosa è proibito, diminuisce. Se così non fosse, il diritto penale non avrebbe alcuna ragion d’essere.
- Nei paesi in cui è proibito l’aborto (per esempio Irlanda) la mortalità femminile per motivi legati alla gravidanza e al parto è più bassa che nei paesi vicini dove l’aborto è legale (ad esempio la Gran Bretagna). Lo stesso succede in Cile, che è l’unico paese sudamericano in cui l’aborto non è consentito per nessun motivo.
- In tutti i paesi in cui l’aborto è stato legalizzato, il numero di aborti è aumentato sempre di più; e nei paesi in cui si ritorna a proteggere la vita, il loro numero diminuisce, come è accaduto in Polonia dal 1993.
In questa argomentazione a difesa della pratica dell’aborto è implicito un errore: che le donne, in ogni caso, abortiranno. E questo non è vero, le donne assumono l’aborto come soluzione ai loro problemi quando questo è legale. Se la legge non permette l’aborto questo acquisisce il carattere che hanno tutte le cose illecite.

4. Le Nazioni Unite riconoscono universalmente il diritto all’aborto
È falso. Nessuno strumento del diritto internazionale in materia di diritti umani riconosce il diritto all’aborto, né universale (ONU), né regionali (trattati europei o latino-americani sui diritti umani). Lo ha stabilito la Corte Europea per quanto riguarda l’Irlanda, per esempio.
Sì, esistono alcune piattaforme, conferenze internazionali o diverse commissioni della comunità internazionale che hanno iniziato a utilizzare negli ultimi anni l’espressione diritti sessuali e riproduttivi, che alcuni vogliono interpretare come comprensiva del diritto all’aborto; però quelle stesse piattaforme, conferenze o comitati non sono giuridicamente vincolanti per gli Stati né tantomeno è stato pacificamente mai ammesso che l’espressione diritti sessuali includa l’aborto.

5. La standardizzazione dell’aborto è l’unica opzione progressista e la sua attuazione è inarrestabile
Non è vero. La legalizzazione dell’aborto è un fenomeno molto recente - sempre discusso e contestato – che venne avviato (se ignoriamo i paesi comunisti che non rispettano alcun diritto umano) negli Stati Uniti nel 1973 e da lì si diffuse in Europa, prima, e poi nel resto del mondo, sotto l’impulso di ideologie, interessi economici e strategie politiche oggi molto contestate (ossessione malthusiana per il controllo della popolazione, rivoluzione sessuale sessantottina, imperialismo americano, pressioni dell’industria dell’aborto e contraccettiva sui governi, ideologia di genere, ecc).
L’aborto non solo non è standardizzato nel mondo, ma la resistenza cresce ovunque e, in primo luogo, negli Stati Uniti, dove iniziò il fenomeno. In questo paese, secondo il sondaggio Gallup, gran parte della popolazione si definisce come pro life, pro-vita, e non come pro choice, “pro-scelta” (di abortire); e più della metà degli Stati dell’Unione hanno in questi ultimi anni adottato leggi restrittive sull’aborto, pur avendo gli USA, in questo momento il presidente più pro-aborto della storia, Obama.
Inoltre, molti paesi dell’ex blocco comunista hanno approvato leggi sull’aborto restrittive a partire dal 1989 (il caso di maggior successo è la Polonia), e in tutta l’America Latina si sta producendo una elevata resistenza all’approvazione di leggi sull’aborto.
In Europa occidentale, l’aborto è oggetto di ampio dibattito sociale in paesi come la Spagna, l’Irlanda, la Francia e l’Italia. Da nessuna parte è qualcosa di standardizzato e pacifico.

6. Senza l’aborto, la bomba demografica sarebbe esplosa e la vita sulla terra sarebbe impossibile
Non esiste nessuna bomba demografica ma, al contrario, un grave problema demografico di invecchiamento della popolazione che mette a rischio la sopravvivenza della nostra società (in Europa e in Spagna in particolare, questo è evidente). Anche paesi come la Cina, che hanno optato per l’aborto come mezzo di controllo della popolazione, fanno un passo indietro visti i terribili traumi che ciò ha causato nella popolazione.
Anche se fosse vero che c’è un problema di incremento della popolazione, risulta chiaro che eliminare vite umane non è il modo più umano per risolvere questo problema. Il fine non giustifica i mezzi, soprattutto se il mezzo è omicida.

7. L’aborto è una conquista femminista a cui non possiamo rinunciare
Non è vero. L’aborto è una soluzione maschilista a un problema di tutti. L’aborto è la garanzia ultima dell’irresponsabilità sessuale di un uomo, il quale lascia nelle mani della donna la piena responsabilità della relazione sessuale: grazie all’aborto, l’uomo ignora le conseguenze del sesso, incoraggiando implicitamente la donna – che porta così tutta sola il peso morale, psicologico e vitale di questa decisione – ad abortire o, in caso, contrario la costringe ad assumersi la responsabilità del bambino.
L’aborto in sé è violenza di genere contro le donne. Quando l’aborto viene legalizzato, le donne possono essere sottomesse a qualunque forma di pressione per far si che interrompano la gravidanza.

8. Senza aborto legale, la rivoluzione sessuale sarebbe in pericolo
Questa argomentazione è vera. Senza l’aborto legale, la sistematica e diffusa irresponsabilità sessuale non sarebbe possibile. La legalizzazione dell’aborto è il prezzo che paghiamo per essere sessualmente irresponsabili, in modo reiterato e sistematico, senza conseguenze a breve termine. Ma questo prezzo è molto alto: milioni di bambini mai nati, milioni di vite di donne spezzate, una sessualità disumanizzata, la conseguenza non è la vita, ma la morte.

9. Le leggi permissive sull’aborto non obbligano nessuno: chi non vuole abortire non è obbligato a farlo
Questo argomento non è vero, perché:
a) leggi permissive sull’aborto creano una spirale di violenza strutturale sulle donne che non esisterebbe se l’aborto non fosse legale. Questa è un’esperienza comune per molte donne che hanno abortito: non erano libere, ma hanno preso questa decisione in quanto sottomesse ad un ambiente che ha offerto loro l’aborto come unica soluzione ai loro problemi.
b) La legalizzazione dell’aborto nel nostro ordinamento giuridico ha introdotto la violenza come un modo legittimo di risolvere i problemi, e questo influenza tutta la società dato l’effetto pedagogico delle leggi.
c) L’aborto legale significa che lo Stato non si assume la responsabilità di proteggere la vita di un gruppo di esseri umani, i bambini mai nati. Si perde così l’impegno etico e umanitario dello Stato, della società nel suo complesso e della legge. Ciò ha sempre conseguenze negative.

10.Esigere il divieto di aborto è un’interferenza inaccettabile della Chiesa nella vita pubblica di una società pluralistica
Ippocrate e Galeno non erano cattolici – perché vissuti secoli prima di Cristo – e avevano già stabilito che l’etica medica impediva la pratica dell’aborto. Se legalizzassimo tutto ciò che la Chiesa proibisce, dovremmo legalizzare l’omicidio, lo stupro, il furto, e praticamente tutto ciò che il codice penale vieta. Questa non è dunque un’argomentazione seria.

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