Sante Messe in rito antico in Puglia

domenica 29 marzo 2015

La difesa della Verità passa attraverso le vie legali ......

Interessante articolo di Cristina Siccardi nella rubrica Scriptorium - Recensioni  –  rubrica del sabato, in commento alla vicenda riferita da Marco Tosatti su La Stampa.

Permanere nella verità di Cristo, dei Cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e Gerhard Ludwig Müller – un libro a difesa delle verità che sempre la Chiesa ha espresso nel negare la comunione ai divorziati risposati. L’editore Cantagalli procede per diffamazione contro Alberto Melloni

Come molti già sapranno, la nota e prestigiosa Casa Editrice Cantagalli, con una lunga tradizione di serietà e di opere pubblicate di universale valore, è stata diffamata da Alberto Melloni, l’esponente più in vista della cosiddetta Scuola di Bologna, ovvero quella Scuola storiografica, per intendersi, che ha esaminato il Concilio Vaticano secondo criteri progressisti, evidenziando in positivo tutte le rivoluzioni avvenute, in questi 50 anni, dal Vaticano II ad oggi, in campo pastorale, dottrinale, liturgico, teologico. Gravissima colpa viene imputata a Cantagalli proprio dal Professor Melloni: aver pubblicato un libro come Permanere nella verità di Cristo, dove i Cardinali Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke e Gerhard Ludwig Müller prefetto della Congregazione della Fede e quattro insigni studiosi, si schierano per difendere le verità che sempre la Chiesa ha espresso nel negare la comunione ai divorziati risposati; tale regola vorrebbe essere ribaltata dal teologo Walter Kasper e dai progressisti come lo stesso Melloni. Tuttavia esistono certi conservatori che tappano le orecchie alle parole dei pastori che difendono le verità e si aprono, “aggiornandosi”, alle proposte di coloro che presumono siano politicamente vincenti.
Ora Cantagalli ha deciso di procedere legalmente nei confronti di Alberto Melloni e ha diramato il presente comunicato:
«A seguito dell’articolo a firma di Alberto Melloni, apparso sull’edizione del 12 febbraio 2015 del Corriere Fiorentino, il dott. David Cantagalli, in qualità di legale rappresentante pro tempore della società Edizioni Cantagalli Srl, ha dato mandato ai suoi legali di dar corso a tutte le azioni giudiziarie atte a tutelare l’immagine della casa editrice da lui diretta.  Le Edizioni Cantagalli, conosciute ed apprezzate per la serietà e l’accuratezza delle proprie pubblicazioni, non sono disposte ad accettare alcun tipo di illazione e intendono così manifestare la volontà di respingere con fermezza congetture gravi e pretestuose, che possano mettere in discussione l’integrità dimostrata nel corso di un’attività professionale iniziata nel lontano 1925».
Ha scritto Marco Tosatti su «La Stampa»: «Ovviamente gli amici e i sostenitori di Kasper l’hanno presa male. E fra l’altro lo storico Alberto Melloni, uno dei capofila del super progressismo ecclesiale scriveva sul Corriere Fiorentino che “la casa editrice, con la copertura del cardinale Muller, il prefetto della dottrina della fede, aveva tentato con buona o mala fede lo sa solo Dio (…) di ordire un complotto contro il papa e contro il sinodo per dire a poche ore dal suo inizio che sulle cose che Francesco voleva discutere non si doveva discutere”. Si può obiettare che esporre firmando la propria tesi su un tema pubblico non sembra rientrare nelle categorie classiche del complotto. E Cantagalli, accusato di agire contro il papa e il sinodo giustamente si è risentito. E pare deciso a portare l’articolista bolognese in tribunale».
Nell’editoria cattolica esistono tonnellate, ogni anno, di pubblicazioni di impronta progressista, dove si parla più di sociologia che di religione, dove, per andare incontro ai “problemi” (peccati) della gente, ci si scosta sempre più dalla sana e salutare teologia morale, quella chi ti soccorreva nelle tentazioni e nelle cadute, porgendoti una mano sicura (quella era vera misericordia) per affrontare i drammi della vita e per farti ascendere, dopo l’esilio terreno, in Purgatorio o in Paradiso. Ebbene, l’uscita di un testo cattolico come Permanere nella verità di Cristo ha creato un disagio così forte che alcune penne dal piglio autoritario, che vorrebbero essere costantemente circondate da libri e articoli che espongono, commentano e riflettono le loro idee, per risolvere tale fortissimo disagio pensano bene di accusare di complotto chi diffonde tesi che si contrappongono alle loro: questi sarebbero gli interpreti più genuini (visto che il loro pensiero si articola su basi illuministe) della libertà di parola e di stampa?
La Chiesa ha sempre insegnato che non ci si può accostare alla Comunione se ci si trova in peccato mortale: come è possibile pensare che un divorziato risposato civilmente possa ricevere il Corpo di Cristo? Per esserne degni occorre primo: la confessione. Secondo: il pentimento. Terzo: non peccare più, come Gesù ha rivelato con immenso amore  all’adultera: la salvò dalla lapidazione e le rivelò il modo per salvarsi l’anima, ovvero non peccando più.
Se la castità è principio determinante per sposi che desiderano vivere bene il proprio credo cattolico, a maggior ragione la castità è principio imprescindibile per coloro che, per seri motivi e non per capriccio, non possono più convivere con il coniuge.
Ciò che conta, nel Cattolicesimo (a differenza del Protestantesimo), non è compiere la volontà di coloro che vogliono sovvertire gli insegnamenti perenni della Chiesa, bensì la volontà di Dio; perciò a coloro che negano l’evidenza è bene rammentare ciò che scriveva il sapiente San Giovanni Crisostomo, che si prese l’onore, come dovrebbe fare il Pastore che vuole imitare non se stesso ma il Buon Pastore, di pascere le pecorelle che il Signore gli affidò:
«Non vi è infatti mezzo migliore per essere uniti a Cristo che il compiere la sua volontà, e la sua volontà non consiste in nessun’altra cosa come nel bene del prossimo. […] Pietro – dice il Signore – mi ami tu? Pasci le mie pecore! (Gv 21, 15). Con la triplice domanda che gli rivolge, Cristo manifesta chiaramente che il pascere le pecore è la prova dell’amore. E questo non è detto solo ai sacerdoti, ma a ognuno di noi, per piccolo che sia il gregge affidatoci. Difatti anche se è piccolo, non si deve trascurare, poiché il Padre mio – è detto – si compiace in loro (Lc 12, 32).
Ognuno di noi ha una pecorella. Badiamo di portarla a pascoli convenienti».
Ed ecco che in una vera e reale famiglia ognuno è responsabile non solo di se stesso, ma anche degli altri membri:
«L’uomo, appena si leva dal letto, non cerchi altra cosa, sia con le parole sia con le opere, che di rendere la sua casa e la sua famiglia più pia; la donna, da parte sua, si dimostri buona padrona di casa, ma prima ancora di questo ritenga più necessario un altro suo impegno: che tutta la famiglia lavori e compia quelle opere che riguardano il regno dei cieli.  Se infatti negli affari terreni, prima ancora degli interessi familiari ci preoccupiamo di pagare i debiti pubblici perché, trascurando quelli non ci capiti di essere arrestati, tradotti in tribunale e svergognati obbrobriosamente, a maggior ragione, nelle cose spirituali, dobbiamo osservare questa regola e pagare anzitutto ciò che dobbiamo a Dio, re dell’universo, in modo da non essere gettati là dov’è stridore di denti. Ricerchiamo, perciò, quelle virtù che da una parte procurano a noi la salvezza e dall’altra sono di utilità al prossimo» (G. Crisostomo, Commento al Vangelo di san Matteo, 77, 6).
Una domanda sorge spontanea dopo la lettura di questo brano, uno dei tanti capolavori del Vescovo Giovanni Crisostomo, secondo Patriarca di Costantinopoli, Dottore della Chiesa, Santo per la Chiesa Cattolica, per la Chiesa ortodossa e venerato dalla Chiesa copta: quando il Cardinale Kasper avanza le sue tesi pensa a pascere le pecore di Santa Romana Chiesa? Oppure certi insegnamenti di Cristo e del Magistero perenne della Chiesa sono diventati ferri vecchi, pezzi da antiquariato?

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