Sante Messe in rito antico in Puglia

giovedì 17 marzo 2016

San Giuseppe patrono della Chiesa

Nell’approssimarci della festa di S. Giuseppe, rilancio volentieri quest’articolo di Cristina Siccardi.

San Giuseppe patrono della Chiesa

di Cristina Siccardi

San Giuseppe, che si festeggerà il 19 marzo, è il modello di padre ideale ed il Patrono della Chiesa. I Vangeli non riportano alcuna sua parola, tuttavia il suo ruolo è essenziale e non soltanto perché prese su di sé le responsabilità della Sacra Famiglia, provvedendo al sostentamento e alla difesa dei suoi membri, ma è essenziale anche per ciò che San Giuseppe rappresenta. I prologhi di San Matteo e di San Luca, comunemente chiamati «Vangeli dell’infanzia» hanno prima di tutto una portata dottrinale. Quello di Luca è costruito intorno a Maria Santissima e quello di Matteo intorno a San Giuseppe.
Nell’annunciazione a Maria Vergine è scritto che la fanciulla era «promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe, della famiglia di David» (Lc 1, 27). Ancor prima di presentare la genealogia di Gesù all’inizio del suo ministero, Luca afferma l’ascendenza davidica di colui che darà un padre e una famiglia al Figlio di Dio. Matteo si preoccupa di presentare l’origine divina e umana di Gesù, concepito in Maria Vergine grazie allo Spirito Santo.
Conformemente al diritto giudaico è attraverso suo padre che Gesù appartiene ad una stirpe e precisamente quella davidica. Anche se la Madonna fosse stata una discendente di David – fatto che i Vangeli non riportano – Gesù non sarebbe appartenuto a quella stirpe ed è per questa ragione che l’Angelo lo chiamò solennemente «Giuseppe, figlio di David!». La grandezza di Giuseppe, «uomo giusto», occupa lo spazio dei patriarchi e dei legittimi antenati del Messia: «Ultimo anello della catena e che sembra spezzarla, egli è in realtà colui che la riallaccia molto più profondamente, non più sul piano della sola discendenza carnale, ma su quello della fede» (J. Perron, Au fil de l’Evangile, Parigi 1980, p. 28).
Gesù risponde quindi all’attesa secolare d’Israele perché il Messia doveva essere «figlio di David», di una stirpe maestosa e messianica. Ma la genealogica di Luca risale più lontano ancora, fino alla prima origine: Gesù è «figlio di Adamo, figlio di Dio» (Lc 3, 28). È sì carpentiere e insegna il suo mestiere al Figlio divino, ma nel suo sangue scorre sangue regale. Gesù nasce sì in una mangiatoia, perché nessuno degli uomini è disposto a dare una degna dimora al suo arrivo nel mondo, ma Egli, oltre ad essere Figlio di Dio, ha un padre adottivo che discende da un Re.
È interessante constatare che non si trova nessuna menzione del culto a San Giuseppe nei calendari liturgici o nei martirologi prima del IX secolo in Occidente e del X in Oriente, anche se, fin dal VII secolo, si visitava la sua tomba a Gerusalemme, nella valle di Giosafat. In Occidente il culto appare nell’XI secolo: un oratorio gli viene dedicato presso la cattedrale di Parma nel 1074, mentre una chiesa viene costruita in suo onore a Bologna nel 1129. Nel 1140 diventa patrono secondario della chiesa dell’abbazia benedettina inglese di Alcester (Warwick). Nel 1254, il signore di Jonville, di ritorno dalla crociata, fa erigere una cappella nella chiesa di San Lorenzo a Jonville-sur-Marne e vi pone una reliquia di San Giuseppe. La devozione si diffonderà proprio grazie alle reliquie portate dalla Palestina: anelli, bastoni, cinture, mantelli appartenuti al Santo e dislocati un po’ in Italia, un po’ in Francia.
Nonostante la devozione privata da parte di molti fedeli, il culto pubblico inizia timidamente soltanto nel XIV secolo con gli ordini mendicanti: i serviti presero a festeggiare San Giuseppe il 19 marzo. E da questo secolo vengono poste sotto il suo patronato cappelle, chiese, associazioni, fondazioni. Mentre nessuno dei grandi predicatori dei primi secoli prese San Giuseppe come tema omiletico, nel XV secolo si prese a predicare molto su di lui. In Francia, nel 1414, si inizia a celebrare la festa del «fidanzamento di San Giuseppe», che sarà autorizzata anche nell’Impero e in Spagna alla fine del XVII secolo. Nella seconda metà del XIV secolo si divulga la festa del 19 marzo. Santa Teresa d’Avila propagherà con grande ardore la devozione verso San Giuseppe, consacrandogli la maggior parte delle sue fondazioni. Nel 1621 papa Gregorio XV fa del 19 marzo una festa di precetto.
Nel 1638, per la prima volta, viene fondata a Bordeaux una congregazione di Suore di San Giuseppe. Diversi sovrani pongono i loro territori sotto la sua protezione: Ferdinando III di Boemia (1655); Leopoldo I del Sacro Romano Impero (1675); Carlo II di Spagna (1679).
Nel XVIII secolo la devozione a San Giuseppe regredisce per conoscere una ripresa nel secolo successivo: nascono centri di pellegrinaggio, molte congregazioni religiose lo prendono per patrono, si fondano riviste per diffonderne il culto e, allo stesso tempo, prendono vita nuove pratiche religiose in suo onore.
Si giunge così all’8 dicembre 1870, festa dell’Immacolata, quando il Beato Pio IX, su richiesta del Concilio Vaticano I, proclama San Giuseppe patrono della Chiesa cattolica. Recita il decreto su colui che più vicino è ai moribondi e colui che viene definito nelle litanie «Terror dæmonum»: «Nella stessa maniera che Dio aveva costituito quel Giuseppe, procreato dal patriarca Giacobbe, soprintendente a tutta la terra d’Egitto, per serbare i frumenti al popolo, così, imminendo la pienezza dei tempi, essendo per mandare sulla terra il suo Figlio Unigenito Salvatore del mondo, scelse un altro Giuseppe, di cui quello era figura, e lo fece Signore e Principe della casa e possessione sua e lo elesse Custode dei precipui suoi tesori.
Di fatto, egli ebbe in sua sposa l’Immacolata Vergine Maria, dalla quale nacque di Spirito Santo il Signor Nostro Gesù Cristo che presso gli uomini degnossi di essere riputato figlio di Giuseppe, e gli fu soggetto. E Quegli, che tanti re e profeti bramarono vedere, Giuseppe non solo Lo vide, ma con Lui ha dimorato e con paterno affetto L’ha abbracciato e baciato; e per di più ha nutrito accuratissimamente Colui che il popolo fedele avrebbe mangiato come pane disceso dal cielo, per conseguire la vita eterna. Per questa sublime dignità, che Dio conferì a questo fedelissimo suo Servo, la Chiesa ebbe sempre in sommo onore e lodi il Beatissimo Giuseppe, dopo la Vergine Madre di Dio, sua sposa, e il suo intervento implorò nei momenti difficili. Ora, poiché in questi tempi tristissimi la stessa Chiesa, da ogni parte attaccata da nemici, è talmente oppressa dai più gravi mali, che uomini empi pensarono avere finalmente le porte dell’inferno prevalso contro di lei, perciò i Venerabili Eccellentissimi Vescovi dell’universo Orbe Cattolico inoltrarono al Sommo Pontefice le loro suppliche e quelle dei fedeli alla loro cura commessi chiedendo che si degnasse di costituire San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica».
Il 7 Luglio 1871 il Decreto Inclytum Patriarcam riconobbe a San Giuseppe il diritto ad un culto superiore a quello degli altri Santi, compreso San Pietro. Con allocuzione del 28 marzo 1878 Pio IX pose il Pontificato sotto la protezione di San Leone XIII, nell’Enciclica Quamquam Pluries del 15 Agosto 1889, per la festa dell’Assunta, espose la dottrina su San Giuseppe e lo propose modello e avvocato di tutte le famiglie cristiane: «Giuseppe fu il custode, l’amministratore e il difensore legittimo e naturale della divina famiglia».
Mentre la teologia sulla Madonna, la Mariologia, ha avuto ampi sviluppi nel corso dei secoli, non così la teologia su San Giuseppe, la Giosefologia. Invece di soffermarsi sul deleterio ecumenismo, sarebbe molto più gradito a Dio e molto più vantaggioso per tutti, pregare, riflettere e studiare il Patrono della Chiesa, nonché il modello e l’avvocato delle famiglie, molte delle quali cristiane non sono più, ma con un suo intervento potrebbero ritornare ad esserlo. Joseph justissime, castissime, prudentissime, fortissime, domesticæ vitæ decus… ora pro nobis.

Fonte: Corrispondenza romana, 16.3.2016

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