Sante Messe in rito antico in Puglia

mercoledì 27 luglio 2016

“Pantáleon Nicomediénsis, nóbilis médicus, ab Hermoláo presbytero in Jesu Christi fide erudítus, baptizátus est. Qui mox patri Eustórgio persuásit, ut Christiánus fíeret. Quare, cum Nicomedíæ póstea Christi Dómini fidem líbere prædicáret, et ad ejus doctrínam omnes cohortarétur, Diocletiáno imperatóre, equúleo tortus, et, admótis ad ejus corpus láminis candéntibus, cruciátus est” (Lect. III – Noct.) - SANCTI PANTALEONIS MARTYRIS

Questo santo martire– la cui Passio ce lo presenta come uno dei medici Anargiri –, san Pantaleimone o Pantaleone, che è stato oggetto in Oriente, fin dal IV sec., di un culto popolarissimo, appartiene molto probabilmente alla Nicomedia.
Egli è festeggiato il 27 luglio presso i bizantini ed i siriaci ed il 13 luglio nel rito copto, che lo onora sotto il nome di Batlan. Il martirologio geronimiano, in effetti, lo menziona il 28, in accordo con certi antichi sinassari orientali. Presso i Greci, Pantaleone ha anche il titolo di Pantaleemon, nome che, secondo gli Atti, gli fu imposto dal Cristo, che gli promise che molti, mediante la sua intercessione, avrebbero ottenuto misericordia.
A Roma, dall’VIII sec., la Chiesa di Sant’Angelo in Peschiera conservava qualche reliquia di san Pantaleone (H. Mantechi, Basiliques et églises de Rome, Paris 1902, p. 424), ma si dové attendere l’inizio del XII sec. per vedere il suo nome apparire nel Martirologio di San Pietro e nel Passionario del Laterano. Questi due documenti l’iscrivono al 27 luglio, come l’aveva fatto il calendario di Napoli. Nel corso dello stesso secolo, quattro chiese gli furono dedicate (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 263): San Pantalone fuori porta Portense (cfr. Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 410), San Pantaleone ad fines o iuxta flumen (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 354; Ch. Huelsen, op. cit., pp. 410-411), San Pantaleo di Parione o de preta Karoli (detta anche San Pantaleo a Pasquino) eretta nel rione Parione (cfr. Mariano Armellini, op. cit., pp. 378-379; Ch. Huelsen, op. cit., p. 411), San Pantaleone ai Monti (o in tribus fornis) eretta nel rione Monti, ai piedi dell’Esquilino (cfr. Mariano Armellini, op. cit., pp. 143-146; Ch. Huelsen, op. cit., p. 412). Ciò spiega come la commemorazione di questo medico taumaturgo sia entrata nel Messale.
A Ravello, presso Amalfi, si conserva un’ampolla riempita del suo sangue, il quale in questo giorno si liquefa e rimane così sino ai secondi vespri dell’indomani. Talvolta, il miracolo si verificò anche in delle circostanze straordinarie, come quella dell’arrivo del cardinale Domenico Bartolini, prefetto della Sacra Congregazione dei Riti sotto Leone XIII. Il sapiente cardinale si era recato a Ravello con un spirito un poco scettico, attribuendo il prodigio all’autosuggestione degli abitanti. Ma il martire volle rivelare la sua fede debole e rinnovò il miracolo sotto i suoi occhi.
Si fa spesso questione del sangue di san Pantaleone negli antichi documenti greci. I versi seguenti dei Menelogi ne fanno anch’essi menzione:

Γαλακτμικτον, Μρτυς, αμα σς κρας,
Διν δατμικτον Χριστς χει.
Φσγανον βδομτ λχεν εκδι Παντελεμων

L’acqua ed il latte sgorgano del collo del martire
per il quale un tempo il Cristo sparse il sangue e l’acqua.
Il XXVII giorno segnò la morte di Panteleemon.

La messa Lætábitur è dal Comune, come il 29 novembre, per san Saturnino.
Bene a proposito la Chiesa implora dall’Anargiro medico anche la salute corporale come fa nella preghiera colletta, perché questa ben spesso è la condizione più favorevole per poter operare molto per la gloria di Dio. È con questa retta intenzione che possiamo desiderare anche la sanità e la lunga vita, usandoci quegli opportuni riguardi che si ritengono necessari per conservare le forze: «Nos qui vivimus, benedicimus Domino» (Ps. 113, 26 - Sal. 115, 18).
Rimarchevole è la secreta, di stile assai coinciso, in cui la parola devotio indica semplicemente il Sacrificio eucaristico. La parola devotio in latino dice molto più che devozione in italiano o dévotion in francese, poiché indica una consacrazione irrevocabile e totale alla Divinità. Equivale dunque a sacrificium.







Paolo Veronese, Miracolo di S. Pantaleone, 1587-88, San Pantalon, Venezia

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