Sante Messe in rito antico in Puglia

venerdì 19 agosto 2011

Un bel compendio delle scelte del Santo Padre in materia liturgica

Santuario di Monte Sant'Angelo
Nei giorni scorsi la Congregazione per il Clero ha inviato una lettera circolare ai Rettori di Santuari del mondo, in cui si ribadiscono, in maniera chiara, i capisaldi delle scelte di S.S. Benedetto XVI in materia liturgica: ne offriamo di seguito un’ampia selezione che mostra   l'intima unità tra liturgia, musica sacra, paramenti, rubriche, posizione del tabernacolo, confessionale, pietà popolare, adorazione eucaristica.

[…] Qual è il cuore delle attività pastorali in un Santuario? La normativa canonica, a proposito  di  questi  luoghi  di  culto,  con  profonda  saggezza  teologica  ed  esperienza ecclesiale, prevede che in essi «si offrano ai fedeli con maggior abbondanza i mezzi della salvezza, annunziando con diligenza la Parola di Dio, incrementando opportunamente la vita liturgica, soprattutto con la celebrazione dell’Eucaristia e della Penitenza, come pure coltivando le sane forme della pietà popolare» (can. 1234, §1). […]

1. Annuncio della Parola, preghiera e pietà popolare
Il santuario è il luogo in cui risuona con singolare potenza la Parola di Dio. […].
L’annuncio della Parola assume un ruolo essenziale nella vita pastorale del Santuario. I ministri sacri hanno pertanto il compito di preparare tale annuncio, nella preghiera e nella meditazione, filtrando il contenuto dell’annuncio con l’aiuto della Teologia spirituale, alla scuola  del  Magistero  e  dei  Santi.  Le  fonti  principali  della  loro  predicazione  saranno costituite dalla Sacra Scrittura e dalla Liturgia (cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium, 4 dicembre 1963, n. 35), alle quali si uniscono il prezioso Catechismo della Chiesa Cattolica ed il Compendio di esso. […]

La risposta umana ad un fecondo annuncio della Parola di Dio è la preghiera. «I Santuari, per i pellegrini che sono alla ricerca delle loro vive sorgenti, sono luoghi eccezionali per vivere “come Chiesa” le forme della preghiera cristiana» (Catechismo della Chiesa Cattolica [CCC], 11 ottobre 1992, n. 2691).

La vita di preghiera si sviluppa in diversi modi, tra i quali troviamo varie forme di pietà popolare che sempre devono lasciare «spazio adeguato alla proclamazione e all’ascolto della Parola di Dio; infatti, “nella parola biblica, la pietà popolare troverà una fonte inesauribile di ispirazione, insuperabili modelli di preghiera e feconde proposte tematiche”» (Verbum Domini, n. 65).
Il Direttorio su pietà popolare e liturgia (Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, 9 aprile 2002) dedica un capitolo ai Santuari e ai pellegrinaggi, auspicando «un corretto rapporto tra le azioni liturgiche e i pii esercizi» (n. 261). La pietà popolare è di grande rilievo per la fede, la cultura e l’identità cristiana di molti popoli. Essa è espressione della fede di un popolo, «vero tesoro del popolo di Dio» (ibidem, n. 9), nella e per la Chiesa: per capirlo, basti immaginare la povertà che ne risulterebbe per la storia della spiritualità cristiana d’Occidente l’assenza del “Rosario” o della “Via Crucis”, come delle processioni. Sono soltanto  esempi, ma sufficientemente evidenti per rilevarne l’imprescindibilità.
[…] La pratica personale di forme di pietà popolare non va assolutamente ostacolata o rigettata, anzi va favorita, ma non può sostituirsi alla partecipazione al culto liturgico. Tali espressioni, infatti, piuttosto che contrapporsi alla centralità della Liturgia, devono affiancarsi ed essere sempre orientate ad essa. È infatti nella celebrazione liturgica dei Sacri Misteri che si esprime la preghiera comune della Chiesa tutta.

2. Misericordia di Dio nel sacramento della Penitenza
[…] Il Santuario è pure il luogo della permanente attualizzazione della misericordia di Dio. È luogo ospitale in cui l’uomo può avere un’incontro reale con Cristo, sperimentando la Verità del Suo insegnamento e del Suo perdono, per avvicinarsi degnamente, e quindi fruttuosamente, all’Eucarestia. […].
I ministri della Penitenza siano disponibili ed accessibili, coltivando un atteggiamento comprensivo, accogliente ed incoraggiante (cfr. Il Sacerdote ministro della misericordia divina, nn. 51-57). Per rispettare la libertà di ogni fedele ed anche per favorire la propria piena sincerità nel foro sacramentale, è opportuno che siano, in luoghi adatti (ad esempio, possibilmente, cappella della Riconciliazione), disponibili dei confessionali provvisti di una grata fissa. Come insegna il Beato Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Misericordia Dei (7 aprile 2002): «La sede per le confessioni è disciplinata dalle norme emanate dalle rispettive conferenze episcopali, le quali garantiranno che essa sia collocata in un luogo visibile e sia anche provvista di grata fissa, così da consentire ai fedeli ed agli stessi confessori che lo desiderano di potersene liberamente servire» (n. 9, b – cfr. can. 964, § 2; Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei testi Legislativi, Responsa ad propositum dubium: de loco excipiendi sacramentales confessiones [7 luglio 1998]: AAS90 [1998] 711; cfr. Il Sacerdote ministro della misericordia divina, n. 41).
[…] I sacerdoti, poi, nel dispensare la misericordia divina, adempiano debitamente questo peculiare ministero aderendo con fedeltà all’insegnamento genuino della Chiesa. Siano ben formati nella dottrina e non trascurino di aggiornarsi periodicamente su questioni attinenti soprattutto all’ambito morale e bioetico (cfr.  CCC,  n. 1466).  Anche nel campo matrimoniale, rispettino quanto autorevolmente insegna il  Magistero ecclesiale. Evitino quindi di manifestare in sede sacramentale dottrine private, opinioni personali o valutazioni arbitrarie non conformi a  ciò che la  Chiesa crede ed insegna. Per la  loro formazione permanente sarà utile incoraggiarli a partecipare a corsi specializzati, quali, ad esempio, potrebbero essere quelli organizzati dalla Penitenzieria Apostolica e da alcune Pontificie Università (cfr. Il Sacerdote ministro della misericordia divina, n. 63).

3. L’Eucarestia, fonte e culmine della vita cristiana
[…] La celebrazione Eucaristica costituisce il cuore della vita sacramentale del Santuario. In essa il Signore si dona a noi. […].
La dignità della celebrazione Eucaristica venga anche opportunamente messa in risalto mediante il canto gregoriano, polifonico o popolare (cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 116 e 118); ma anche selezionando adeguatamente sia gli strumenti musicali più nobili (organo a canne ed affini, cfr. ibidem, n. 120), sia le vesti che vengono indossate dai ministri unitamente alle suppellettili utilizzate nella Liturgia. Esse devono rispondere a canoni di nobiltà e di sacralità. Nel caso delle concelebrazioni, si prenda cura che ci sia un Maestro di cerimonia, che non concelebri, e si faccia il possibile affinché ogni concelebrante indossi la casula, o pianeta, quale paramento proprio del sacerdote che celebra i divini misteri.
Il  Santo  Padre  Benedetto XVI  scriveva, nell’Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis  (22 febbraio 2007), che «la migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata» (n. 64). Nella Santa Messa, allora, i ministri rispettino fedelmente quanto stabilito dalle norme dei Libri liturgici. Le rubriche, infatti, non rappresentano indicazioni facoltative per il celebrante bensì prescrizioni obbligatorie che egli deve accuratamente osservare con fedeltà ad ogni gesto o segno. Ad ogni norma, infatti, è sotteso un senso teologico profondo, che non può essere sminuito o comunque misconosciuto. Uno stile celebrativo, che introduca innovazioni liturgiche arbitrarie, oltre a generare confusione e divisione tra i fedeli, lede la veneranda Tradizione e l’autorità stessa della Chiesa, nonché l’unità ecclesiale. […].
Come frutto del Suo dono nell’Eucarestia, Gesù Cristo rimane sotto le specie del pane. Le celebrazioni come l’Adorazione eucaristica al di fuori della santa Messa, con l’esposizione e la benedizione con il Santissimo Sacramento, manifestano quello che sta nel cuore della celebrazione: l’Adorazione, ossia l’unione con Gesù Ostia.
A tal riguardo, insegna il Papa Benedetto XVI che «nell’Eucarestia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l’adorazione eucaristica non è che l’ovvio sviluppo della Celebrazione stessa, la quale è in sé il più grande atto di adorazione della Chiesa» (Sacramentum Caritatis, n. 66), altresì aggiungendo: «L’atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto si è realizzato nella Celebrazione liturgica stessa» (ivi).
In  tal  modo, si  attribuisca notevolissima importanza al  luogo  del  tabernacolo nel Santuario (o anche di una cappella destinata esclusivamente all’adorazione del Santissimo) poiché è in sé “calamita”, invito e stimolo alla preghiera, all’adorazione, alla meditazione, all’intimità  con  il  Signore.  Il  Sommo  Pontefice,  nella  summenzionata  Esortazione, sottolinea che «la corretta posizione del tabernacolo, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. È  necessario, pertanto, che il  luogo in cui vengono conservate le Specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa» (ibidem, n. 69).
Il tabernacolo, custodia eucaristica, occupi un posto preminente nei Santuari, così come anche, nel ricordare la relazione tra arte, fede e celebrazione, si ponga attenzione a «l’unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede » (ibidem, n. 41). La retta collocazione dei segni eloquenti della nostra fede, nell’architettura dei luoghi di culto, favorisce indubbiamente, in particolare nei santuari, la giusta priorità a Cristo, pietra viva, prima del saluto alla Vergine o ai Santi giustamente venerati in quel luogo, dando così occasione alla pietà popolare di manifestare le sue radici veramente eucaristiche e cristiane.

4. Un nuovo dinamismo per l’evangelizzazione
Infine, mi è gradito rilevare che ancora oggi i Santuari conservano uno straordinario fascino, testimoniato dal numero crescente di pellegrini che vi si recano. Non raramente si tratta di uomini e donne di tutte le età e condizioni, con situazioni umane e spirituali complesse,  alquanto  lontani  da  una  vita  di  fede  solida,  o  con  un  fragile  senso  di appartenenza ecclesiale. Fare visita ad un Santuario può rivelarsi per essi una preziosa opportunità per incontrare Cristo e per riscoprire il senso profondo della propria vocazione battesimale o per sentirne un richiamo salutare.
[…] sarà conveniente considerare la possibilità di creare appuntamenti spirituali anche in serata o di notte (adorazioni notturne o veglie di preghiera), laddove l’affluenza di pellegrini si rilevi di notevole entità e di flusso permanente.

[…] L’Adorazione eucaristica, la pia pratica della Via Crucis e la preghiera cristologica e mariana  del  Santo  Rosario,  saranno,  con  i  sacramentali  e le  benedizioni  votive, testimonianze della pietà umana e cammino con Gesù verso l’amore misericordioso del Padre nello Spirito. Così la pastorale della famiglia sarà rinvigorita, e sarà provvidamente feconda la preghiera della Chiesa al «Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 38): sante e numerose vocazioni sacerdotali e di speciale consacrazione!
I Santuari, inoltre, nella fedeltà alla loro gloriosa tradizione, non dimentichino di essere impegnati nelle opere caritative e nel servizio assistenziale, nella promozione umana, nella salvaguardia dei diritti della persona, nell’impegno per la giustizia, secondo la dottrina sociale della Chiesa. Attorno ad essi è bene che fioriscano anche iniziative culturali, quali convegni, seminari, mostre, rassegne, concorsi e manifestazioni artistiche su temi religiosi. In questo modo i Santuari diventeranno anche promotori di cultura, sia dotta che popolare, contribuendo, per  la  loro parte, al  progetto culturale orientato in  senso cristiano della Chiesa. […]

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