Sante Messe in rito antico in Puglia

sabato 19 maggio 2018

Beato Angelico, la potenza dello Spirito

La Chiesa, nell’odierna Vigilia, attende l’effusione dello Spirito Santo e ricorda la Vergine e gli Apostoli congregati nel Cenacolo in orazione. La liturgia tradizionale canta il regno dello Spirito Santo nei battezzati, rinnovati nelle acque del battesimo, e la continua assistenza dello Spirito Santo nei confronti della Chiesa. Questa vigilia, che noi celebriamo seguendo l'antico calendario della Chiesa, non ha nulla di penitenziale, ma tutto è festoso.
Il messale, promulgato da Paolo VI, il 3 aprile 1969, va ricordato, sopprimeva praticamente l’antico uso delle vigilie e delle ottave per le grandi feste dell’anno. Le ottave erano ormai limitate a Pasqua ed a Natale. Quanto alle vigilie, per alcune feste, non esiste, nel rito montiniano, che una “messa della vigilia” a sera, che spesso passa inosservata. Si tratta, di fatto, di un’anticipazione della festa e non più di una giornata di digiuno e di preparazione a questa come avveniva in passato.
La messa di vigilia della Pentecoste è un caso particolare. Essa è dotata di una scelta di quattro testi per la prima lettura. Si tratta di testi dell’Antico Testamento, che preparano al dono dello Spirito santo. Questo è tutto ciò che esiste dell’antica e ricca liturgia della vigilia di Pentecoste, che ricalcava, come struttura, quella del Sabato santo, ad eccezione della benedizione del fuoco e del cero pasquale. Il suo depauperamento è avvenuto in due tempi. La vigilia cadde nella riforma degli anni ’50 del secolo scorso e l’ottava con la promulgazione del nuovo messale. Sulla struttura della Vigilia di Pentecoste, cfr. Abbé Jean-Pierre Herman, La Pentecôte – Fête élaguée ou restaurée ? La suppression de l’antique vigile baptismale de la Pentecôte, in Schola Sainte Cécile, 2 juin 2014; Gregory Dipippo, The Suppression of the Ancient Baptismal Vigil of Pentecost, in New Liturgical Movement, May 18, 2018 ed in Canticum Salomonis, May 18, 2018.
Sono note le “lacrime di coccodrillo” di papa Montini, che faceva il finto tonto, per la soppressione dell’ottava di Pentecoste. Ecco l’aneddoto. Siamo nel 1970, lunedì (secondo altri domenica dell’ottava) di Pentecoste. La riforma liturgica era entrata in vigore da pochi mesi. Paolo VI si avviava la mattina presto verso la sua cappella per celebrare la Messa. Con sorpresa, trovò preparati i paramenti verdi anziché quelli rossi, di Pentecoste, e della sua ottava. Interrogati i cerimonieri, questi gli risposero: «Ma Santità, ormai è tempus per annum, il colore è verde. L'ottava di Pentecoste è abolita». «Verde, ma come? Chi ha abolito l'ottava?», domandò concitato il finto tonto Montini. «Lei, Santo Padre ...». E Paolo VI pianse (Le lacrime di Paolo VI e l'ottava di Pentecoste, in blog MiL, 31.5.2010; John Zuhlsdorf, A Pentecost Monday lesson: “And Paul VI wept”, in Fr. Z’blog, 5 june 2017. Cfr. Paolo VI e la “riforma della riforma”, in Antiquo robore, 11.5.2018). Almeno così si dice. Montini, avvertendo il disagio di trovarsi, quindi, ex abrupto, nel tempo ordinario, ne scriveva, con biglietto autografo e confidenziale, all’allora P. Bugnini, chiedendogli di fare qualcosa per «ripensarvi, e trovare il modo di ristabilire un culto liturgico che contiene in se’ la profonda radice di tutte le altre sue manifestazioni nella Chiesa di Dio, animata dallo Spirito Santo» (il testo è riportato in nota a Ildebrando Scicolone, Paolo VI, “interprete” della riforma liturgica, in Ecclesia Orans, vol. 30 (2013), pp. 335-362, partic. pp. 356-358 concernente la soppressione dell’Ottava di Pentecoste, riportato anche in Paolo VI e la riforma liturgica. Dalla beatificazione una nuova luce, in blog Sacramentum futuri, 15.10.2014). A questo rispose lo stesso Bugnini con un promemoria, visto che la memoria di Montini andava aiutata, giacché non rammentava ciò che egli stesso aveva compiuto e di cui si era convinto.
Pare inverosimile, a nostro avviso, pensare ad un Montini, quasi fosse un neo smemorato di Collegno …, che non avesse presente la sua stessa “riforma” o che ignorasse la soppressione dell’Ottava avvenuta con la Costituzione apostolica Mysterii paschalis del 14 febbraio 1969 e la spiegazione delle motivazioni di tale soppressione, data nel Commentarius: «Octava Pentecostes, ut dictum est, supprimitur; attamen feriae currentes inter sollemnitatem Ascensionis et sollemnitatem Pentecostes peculiare momentum acquirunt formulariis enim propriis ditantur quibus in mentem revocantur promissiones Christi relate ad effusionem Spiritus Sancti» (Calendarium romanum ex decreto sacrosancti oecumenici concilii Vaticani II instauratum auctoritate Pp. Pauli VI promulgatum, Città del Vaticano 1969, p. 57)!
Ci riesce davvero difficile immaginare tutto ciò come anche immaginare un Montini che non fosse consapevole di ciò che faceva o non si preoccupasse di leggere e meditare ciò che gli veniva sottoposto per la firma. La verità è che Montini era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo e quelle lacrimucce postume erano solo un’invereconda sceneggiata “napoletana”, per accreditare l’idea, presso il grande pubblico, di una sua buona fede, che non ci sembra – con tutta onestà – vi fosse; pena il ritenerlo del tutto incapace ed inconsapevole di ciò che stava compiendo alla Chiesa.
Ad ogni buon conto, per ricordare e celebrare questa Vigilia, ci sembra quanto più adatto rilanciare il seguente contributo, che ci serva quantomeno come meditazione per questa ricorrenza vigiliale.

Beato Angelico, la potenza dello Spirito

di Margherita del Castillo

Nella pittura, come nella poesia, l’accento della Pentecoste è posto sull’Universalità del messaggio cristiano, che sfonda l’ambiente chiuso in cui si ritrovavano i primi apostoli per diffondersi in tutto il mondo grazie alla potenza del fuoco dello Spirito. Come dimostra la Pentecoste del Beato Angelico di Firenze.

Beato Angelico, Pentecoste, Museo di San Marco, Firenze

Mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano.  At, 2, 2

La Pentecoste ebraica, o festa delle Sette Settimane in riferimento al tempo che la separava dalla Pasqua, segnava l’inizio della mietitura del grano ed era la festa di ringraziamento a Dio per i frutti della terra, celebrata in memoria del dono più grande che il popolo ebraico, allora guidato da Mosè, aveva ricevuto: le tavole della legge sul Monte Sinai. Noi cristiani ricordiamo la discesa dello Spirito Santo che, essendo una delle festività portanti del nostro credo, è stata, naturalmente, più volte rappresentata.

La terza persona della Santissima Trinità, nell’arte, può comparire sotto forma di colomba – nell’iconografia del Battesimo di Gesù - di nube luminosa – nella Trasfigurazione – o di lingue di fuoco, come, appunto, nel caso in oggetto. Per amore di completezza aggiungiamo che il Vangelo di Giovanni parla dello Spirito Santo come di un soffio e chissà, forse in altri dipinti, lo incontreremo così!

Il fuoco è, come l’acqua, simbolo di vita e, in questo senso Beato Angelico lo utilizza nella sua interpretazione del tema, sia nella versione del Trittico della Galleria Corsini di Roma, sia in quella, più o meno contemporanea, del celebre Armadio degli Argenti, i cui pannelli sono ora conservati al Museo Nazionale di san Marco a Firenze.

A metà del XV secolo Piero de Medici commissiona a Guido di Pietro, ordinato poi col nome di fra’ Giovanni ma ben più noto come Beato Angelico, una porta per la chiesa della Santissima Annunziata di Firenze. Il progetto di Piero prevedeva la creazione di un oratorio familiare tra il tempio mariano e la biblioteca del convento: è qui che il prezioso armadio sarebbe stato custodito.  Uno dei suoi pannelli, che raccontano le storie di Cristo, a partire dalla Fanciullezza fino alla Resurrezione, riproduce la discesa del Paraclito e, così come gli altri, è una tempera su tavola.

Mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.

Il luogo in questione è il Cenacolo, la “camera alta”, quella stessa dell’ultima cena. Maria ha sostituito Gesù e compare, in preghiera, ieratica, frontale, in piedi al centro della scena. I Dodici, nel frattempo, sono diventati ventisei, distribuiti dal pittore in posizione simmetrica rispetto alla Vergine, le aureole incendiate dalla potenza dello Spirito.

A Maria, al piano inferiore, corrisponde una porta chiusa, che rimanda a Lei quale ianua coeli attorno alla quale si radunano, curiosi, degli uomini i cui indumenti, soprattutto i copricapi, inducono a pensare a loro diverse provenienze.  Sono, infatti, i Parti, i Medi, gli Elamiti, gli abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia che, stupiti e perplessi, come ci riferiscono gli Atti degli Apostoli, così dicono tra loro: 

“li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio. Che significa questo?”

La grazia, l’eleganza della pittura del Beato Angelico impreziosiscono ulteriormente la scena. Ai suoi colori luminosi sembra alludere la similitudine che troviamo nella Pentecoste, l’ultimo degli Inni Sacri composti da Alessandro Manzoni
Come la luce rapida
Piove di cosa in cosa,
E i color vari suscita
Dovunque si riposa;
Tal risonò moltiplice
La voce dello Spiro:
L’Arabo, il Parto, il Siro
In suo sermon l’udì.

Nella pittura, come nella poesia, l’accento è posto sull’Universalità del messaggio cristiano, che sfonda l’ambiente chiuso in cui si ritrovavano i primi apostoli per diffondersi in tutto il mondo grazie alla potenza del fuoco dello Spirito.

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