Sante Messe in rito antico in Puglia

lunedì 30 aprile 2018

Santa Caterina da Siena: la donna che salvò il cattolicesimo

Nella festa di S. Caterina proponiamo quest’articolo sulla Santa Patrona d’Italia.

Domenico Cresti Passignano, S. Caterina riceve le stigmate, 1620 circa, Pisa

Giulio Musso, Madonna del Rosario con i SS. Domenico e Caterina, 1896, Asti

Santa Caterina da Siena: la donna che salvò il cattolicesimo

di Lorenzo Roselli


È uso comune anche nelle analisi storiche più accurate, considerare la Chiesa Cattolica Romana come un’entità ai vertici del mondo medievale, sovrana indiscussa di tutto il mondo conosciuto, inoppugnabile autorità in grado di sovrastare anche il volere di imperi.
Se da un lato effettivamente il Cristianesimo giocava un ruolo fondamentale nel quadro culturale dell’Europa medievale, dall’altro doveva molto spesso subordinarsi alla realtà politica, soprattutto se a dettarla era una superpotenza.
In questo quadro vanno inserite le infinite lotte tra Chiesa Romana e Sacro Romano Impero, lo Scisma d’Oriente e ovviamente il trasferimento del Papato ad Avignone da parte del re di Francia, nel 1309.
Se la Chiesa sopravvisse a quel settantennio di vero e proprio vassallaggio nei confronti della corona francese, lo si deve principalmente ad un eccellente operato diplomatico, di cui il più grande fautore è stata una donna. Una giovane suora domenicana, per l’esattezza: Caterina Benincasa.
Mistica e teologa (nonostante fosse semi-analfabeta), Caterina è “Dottore della Chiesa” per nomina di Paolo VI, nonché patrona d’Italia e di tutta l’Europa. 
Nata nel rione di Fontebranda a Siena il 25 marzo 1347 da una famiglia molto numerosa, a soli 6 anni ha una visione di Gesù Cristo vestito con le insegne papali ed accompagnato da San Paolo e San Giovanni. 
Animata fin da subito da profondo zelo, si ritiene che già a 7 anni Caterina faccia voto di castità, tanto da portarla a scontrarsi con i genitori verso i 12 anni, età in cui era maritabile.
La ragazza si taglia completamente i capelli in atto di protesta, coprendosi il capo con un velo e intensificando la condotta di vita para-monacale che già conduceva.
Avendola trovata a pregare con una colomba sulla testa, i genitori si rendono conto di quanto sia accesa la sua spiritualità e finalmente le consentono di entrare nelle “Mantellate”, terz’ordine laicale legato ai Domenicani.
Racconta poi di essersi approcciata direttamente alle Sacre Scritture, imparando miracolosamente a leggere in breve tempo.
Inoltre descrive un’altra visione, avuta al termine del Carnevale 1367, in cui Cristo, donandole un anello di rubini, la sposa a sé nella Fede.
Animata da un fervore ancora più intenso, Caterina non sopporta la situazione circostante e si attiva in prima persona per il soccorso degli infermi, dei poveri e persino dei carcerati.
Attacca poi le istituzioni e i governi, colpevoli di aver resto «l’Italia corsa dalle compagnie di ventura e dilaniata dalle lotte intestine; il regno di Napoli travolto dall’incostanza e dalla lussuria della regina Giovanna».
Nel corso della “guerra fredda” tra Papato e fiorentini, viene ricevuta da Gregorio XI ad Avignone che, seppur affascinato dalla sua integrità e forza d’animo, non si fa convincere ad accettare la pace.
Caterina però non demorde e continua ad inviare lettere al papa invitandolo a liberarsi dal giogo francese e tornare a Roma.
Gli sforzi diplomatici di Caterina si concretizzano il 17 gennaio 1377 quando Gregorio XI, per la prima volta dopo 68 anni, rimette piede nella Città Eterna.
Trascorre i suoi ultimi anni cercando di pacificare i rapporti tra Firenze e Roma, e contrastando l’anti-papato di Fondi istituito dai francesi.
Caterina esala l’ultimo respiro nella sua Siena, il 29 aprile 1380 a 33 anni, stando alle fonti agiografiche dopo un’astinenza forzata dal bere dell’incredibile durata di un mese.
Papa Pio II la eleverà all’onore degli altari nel 1467.