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mercoledì 25 giugno 2014

Il ruolo della legislazione nel deterioramento etico della società

Il ruolo della legislazione nel deterioramento etico della società

…lo Stato sedicente democratico vara le sue leggi disancorate da ogni riferimento alla Legge Naturale, anzi in conflitto con essa, da quando la libertà assoluta dell’Uomo ha sostituito la libertà guidata al bene da una Legge superiore. Questo ha posto già da tempo il problema del comportamento che l’uomo politico di formazione cattolica deve tenere quando l’esercizio della attività politica può entrare in conflitto con i dettami della propria fede religiosa.
 di Patrizia Fermani
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La legislazione ha avuto un ruolo di primo piano nel deterioramento etico della società. Essa ha dettato nuove regole, capaci di scalzare quella morale che era ancora riconosciuta come fondamento di un ordinato vivere civile anche se le sue difese naturali si erano di certo allentate per un appannamento generalizzato della fede. La autorità acquisita dalla legge anche nel determinare nuovi canoni dell’etica civile deriva dal fatto che il moderno stato democratico vanta come ricevuta dal popolo quella consacrazione che il monarca rivendicava come discendente direttamente da Dio. Ma lo Stato sedicente democratico vara le sue leggi disancorate anche da ogni riferimento alla Legge Naturale, anzi in conflitto con essa, da quando la libertà assoluta  dell’Uomo ha sostituito la libertà guidata al bene da una Legge superiore.
Questo ha posto già da tempo il problema del comportamento che l’uomo politico di formazione cattolica deve tenere quando l’esercizio della attività politica può entrare in conflitto con i dettami della propria fede religiosa. Il problema è stato affrontato come è noto da tempo dallo stesso Magistero della Chiesa innanzi tutto all’interno della Evangelium Vitae e poi, a qualche anno di distanza, con una istruzione della Congregazione per la dottrina della Fede. La prima, dopo avere ribadito con forza la impossibilità per il parlamentare che si professa cattolico di venire meno in alcun modo a quanto stabilito inderogabilmente dalla Legge Divina e trasmesso dalla Chiesa, introduce una sorta di riserva nel caso si presenti per lui la impossibilità di evitare un danno maggiore accettando di contribuire alla formulazione di una legge comunque iniqua, ma meno dannosa di un’altra.
Quella riserva, come emerge dalla lettura del testo, riguardava un caso particolare che si era presentato alla attenzione degli estensori, e che proprio in virtù della sua particolarità non avrebbe dovuto essere elevato a parametro di comportamento per una serie indefinibile di casi: in tal modo infatti essa è venuta a inficiare la forza stessa della regola generale e astratta, armonizzata con la legge morale cattolica che era stata enunciata poco sopra.
Sta di fatto che la riserva ha assunto il ruolo inaspettato di principio direttivo idoneo a guidare la attività del politico cattolico, ed essa, di sicuro inserita maldestramente e comunque marginalmente rispetto alle proposizioni di principio fondamentali, è diventato il lasciapassare sventolato ad ogni piè sospinto dai politici che hanno fatto dell’ormai qualificante “male minore” una bandiera buona per tutte le imprese compromissorie.
Sennonché costoro dovrebbero fare i conti almeno con gli altri dati testuali: anzitutto con la citata premessa di principio sulla inderogabilità della legge divina fondamentale. Inoltre con il passo di cui al n. 95, in cui l’enciclica esorta ad essere “figli della luce” (“Comportatevi come i figli della luce… Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre» (Ef 5, 8.10-11). Nell’odierno contesto sociale, segnato da una drammatica lotta tra la «cultura della vita» e la «cultura della morte», occorre far maturare un forte senso critico, capace di discernere i veri valori e le autentiche esigenze“): una esortazione che certamente non si accorda con scelte per le quali alla fine tutti risultano indossare la stessa casacca e alzare una bandiera dai colori indistinguibili. Secondo la sorte toccata a quella che avrebbe dovuto essere la militia Christi, da tempo in congedo perché ha lasciato il campo ad un esercito acquattato nel tepore della fureria nemica.
Ma anche il testo della Congregazione per la Dottrina della Fede avrebbe dovuto aiutare ad una meno farisaica utilizzazione del passo de quo. Infatti vi si ribadisce con forza, dopo la citazione d’obbligo quasi imbarazzata dell’Evangelium Vitae, che “ la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti”.
Ma ultimamente si è verificato un caso addirittura inedito anche nel panorama della nebulosa politica cattolica. Quello della onorevole Roccella, che ha ritenuto di ricorrere al salvifico n. 73 dell’Evangelium Vitae, dando ad esso una interpretazione ancora più spinta di quella consueta.
Infatti la Corte Costituzionale ha pensato bene di assumere ancora una volta il potere legislativo con la demolizione degli ultimi rottami della legge 40 che impedivano la fecondazione eterologa, e ha intimato al legislatore di riempire il nuovo vuoto normativo secondo i criteri inderogabili sortiti dalla feconda fantasia costituzionale, al passo con i tempi di “che tempo fa”. Allora l’onorevole Roccella che fa? Traccia con ammirevole sollecitudine lo schema legislativo orientato, a suo modo di vedere, a limitare i danni della fecondazione eterologa e perciò stesso meritevole dell’apprezzamento sanamente cattolico. E lo recinge coi fatidici “paletti” d’ordinanza.
L’abnegazione della Roccella nella difesa strenua dei principi della fede, già dimostrata ampliamente nella sponsorizzazione delle pillole abortive negli ospedali dello Stato, si spinge così ad aiutare lo sprovveduto legislatore, dimenticando magari che l’Evangelium Vitae aveva prospettato tutt’al più l’ipotesi che un parlamentare cattolico potesse appoggiare una legge proposta da altri e negli effetti meno grave di quella che rischiava di essere approvata. Ma non aveva prospettato il caso della parlamentare che prendesse l’iniziativa di proporre una legge in sé devastante, con l’idea che fosse meno perniciosa di qualunque altra fosse proposta in seguito da chicchessia. Un vero programma di prevenzione cattolica.
Insomma, la Roccella deve avere pensato: “Se da anni legifera la Luccioli, a capo delle avanguardie della Cassazione, alla quale Montesquieu ha profetizzato con largo anticipo che sarebbe diventata la “bouche de la loi”, chi sono io per non legiferare?”
P.S. All’uomo è stato vietato di mangiare il frutto dell’albero della vita. Quindi, anche di dargli un morso o di tagliarsene uno spicchio.

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