venerdì 13 ottobre 2017

Fatima è un fatto. Non un’ermeneutica – Editoriale di maggio 2017 di “Radicati nella fede” nella data significativa del 13 ottobre

Il 13 ottobre: una data significativa.
Il 13 ottobre 2017 cadono i 100 esatti dell’ultima apparizione della Vergine di Fatima e del miracolo del sole.
Il 13 ottobre 2016, entrava scandalosamente in Vaticano, nell’aula delle udienze (Sala Nervi), l’effigie di Martin Lutero, “in pellegrinaggio a Roma”, accoltavi dal Vescovo di Roma. Era l’inizio del trionfo dell’eresiarca e della sua eresia sulla Chiesa … “cattolica”.
Uno scandalo!!!
Il 13 ottobre 1958, alla presenza del Sacro Collegio, della Corte Pontificia, del Capitolo e del Clero della Patriarcale Basilica Vaticana, dei Parroci Romani e del popolo fedele, il corpo del defunto Venerabile pontefice Pio XII viene tumulato nelle Grotte Vaticane vicino al Sepolcro del beatissimo Pietro. Non a caso ciò avvenne un 13 ottobre … . Da allora la Chiesa mutò definitivamente rotta, non avendo motivi di cui gioire, come invece auspicò il successore. Quel 13 ottobre 1958 assieme alla bara di Pio XII scendeva nel sepolcro il Papato inteso come sommo potere religioso e civile, come katechon. Sappiamo comunque che come il Cristo, del quale è Vicario, risorgerà trionfante, Dio solo sa quando.
Il 13 ottobre 1917, alla Cova di Iria, la Vergine Maria, apparsa ai tre pastorelli il 13 maggio precedente, si presentava come la Regina del Rosario e sugellava la veridicità delle apparizioni con il celebre “miracolo del sole”, che si manifestò nuovamente, dinanzi a Pio XII, alla vigilia della proclamazione del dogma dell’Assunzione.
Il 13 ottobre 1884 il Sommo Pontefice Leone XIII scriveva la celebre preghiera al Principe delle Milizie Celesti, S. Michele, dopo aver visto in visione “demoni che si addensavano sul Vaticano e sulla Basilica di San Pietro che, assalita dalle forze infernali, tremava paurosamente” e udito “Satana che sfidava il Signore dicendo che se avesse avuto mano libera avrebbe distrutto la sua Chiesa in cento anni”. Per ordine dello stesso Pontefice, dal 1886 la potente preghiera era recitata al termine di ogni Messa.
E ciò fu fino al 1964 quando a seguito della riforma liturgica fu decretato che «...le preghiere leoniane sono soppresse»!!! Da quell’anno, non essendosi più invocato pubblicamente, da parte della Chiesa, al termine di ogni S. Messa, l’Arcangelo di «recare aiuto contro gli attacchi degli spiriti perduti al popolo di Dio, donando loro la vittoria», verosimilmente, dev’essere iniziato il tempo di Satana come richiesto al Signore dallo stesso principe della menzogna.
Il 13 ottobre dell’anno 64 d.C., poi, secondo gli studi della compianta epigrafista Professoressa Margherita Guarducci, nel decennale dell’ascesa al trono imperiale di Nerone (il dies imperii), si compiva sul Colle Vaticano il martirio del beato apostolo Pietro (cfr. Margherita Guarducci, La data del martirio di Pietro, in 30Giorni, 1996, fasc. marzo, pp. 79-82). Ecco come immaginò il martirio lo scrittore Henryk Sienkiewicz, nel suo Quo vadis: «La processione si fermò fra il Circo e il Colle Vaticano. Allora alcuni soldati cominciarono a scavare una buca, altri deposero la croce sul suolo, e i martelli e i chiodi, aspettando che fossero finiti i preparativi. [...] L’Apostolo col capo illuminato dagli aurei raggi del sole, si volse per l’ultima volta verso la città. [...] E Pietro, circondato dai pretoriani, contemplava la città come un governatore, un re, mira il suo retaggio, e le diceva: “Tu sei redenta e mia!”. Nessuno, non solo fra i soldati che scavavano la buca per la sua croce, ma nemmeno fra i credenti, avrebbe potuto indovinare che colui che era là, eretto in mezzo a loro, fosse il vero governatore di quella città; che sarebbero passati i Cesari, sarebbero passate le incursioni dei barbari, sarebbero passati secoli, ma quel vecchio vi sarebbe rimasto per sempre il supremo reggitore. [...] I soldati si appressarono a Pietro per spogliarlo. Ma egli, che era assorto nella preghiera, si drizzò d’un tratto e stese in alto la destra [...] fece il segno di croce, impartendo nell’ora della morte la sua benedizione “Urbi et orbi”».
Una data, dunque, densa di significati. Per la Chiesa di ieri. Ma anche e soprattutto per la Chiesa d’oggi.
Per questo rilanciamo l’editoriale dello scorso maggio di Radicati nella fede, che è stato pubblicato anche da Riscossa cristiana.






FATIMA È UN FATTO, NON UN’ERMENEUTICA.


Editoriale di “Radicati nella fede”
Anno X n. 5 - Maggio 2017

Fatima è un fatto, punto e basta. 
Se c’è una cosa che tutti devono riconoscere nel centenario delle apparizioni della Madonna in terra di Portogallo, è che da Fatima non si può prescindere. Sia che tu le riconosca come vere, sia che tu rimanga come un po’ in sospeso, da Fatima non puoi esulare: essa segna una “botta” di cristianità in mezzo al secolo più laico che la storia abbia mai conosciuto; segna un emergere della coscienza cattolica, più puramente cattolica che si possa immaginare, alla vigilia della seconda guerra mondiale e di quella che viene da molti chiamata la terza guerra mondiale, cioè il Concilio Vaticano II e il suo turbolento post- concilio.
Il fatto stesso che la Chiesa non le abbia sconfessate, ma anzi riconosciute ripetutamente, anche con il pellegrinaggio di suoi tre Papi (il quarto, l’attuale, è in procinto di recarvisi), pone le apparizioni di Fatima al centro della storia della Cattolicità tra ‘900 e 2000.
E non è nemmeno necessario chiarire il mistero del terzo o quarto segreto, che tutt’ora permane, per capire che Fatima colpisce al fianco quella falsificazione della vita della Chiesa che si è andata drammaticamente operando in nome dell’ “aggiornamento”.
Basta risentire i primi due segreti, quelli conosciuti con chiarezza, per capire che il Cielo è intervenuto a correggere quel disastro che gli uomini di chiesa avrebbero costruito da lì a poco. La visione dell’inferno, l’annuncio della fine della prima guerra mondiale e poi l’annuncio della seconda, se gli uomini non si fossero pentiti e ravveduti, sono la più solenne dichiarazione che il nuovo cattolicesimo, sfornato negli anni ‘60, non ha nulla a che fare con la Rivelazione, non ha nulla a che fare col Vangelo di Cristo.
Viene proprio da dirlo: bastano i primi due segreti per scandalizzarsi, se si è dei cattolici ammodernati!
Sì, perché Fatima è la solenne riaffermazione che la storia dipende da Dio, proprio da Dio. Che le guerre non sono l’inizio del male, ma l’esito del peccato degli uomini. Fatima ci ricorda che i nostri atti ci seguono; che il tradimento nei confronti di Dio si paga, nella vita personale come in quella pubblica, a meno che non intervenga un salutare pentimento. Fatima, la Madonna a Fatima, parla per i Pastori della Chiesa che non parlano più; avvisa i suoi figli che bisogna riparare l’offesa fatta a Dio e che da questo dipenderà la storia del mondo, delle nazioni e dei popoli, e non solo la vita personale.
Fatima riafferma l’esistenza dell’Inferno e la sua tragica possibilità, mentre di lì a poco tutta la pastorale della Chiesa ne avrebbe vietato il parlarne. In una parola, Fatima è così limpida come contenuto che è semplicemente una pagina evangelica; ma proprio del Vangelo nel suo contenuto più semplice di conversione, di dannazione e salvezza, la Chiesa si stava preparando a non parlare più.
Certo, si parlerà molto di Fatima in questi mesi, ma molto verrà fatto per tradirla. La si ridurrà all’esperienza spirituale di tre bambini, sottolineando solo che Dio è provvidenza e non abbandona gli uomini. La si ridurrà ad una specie di “scuola di preghiera”, come quelle che tanto andavano in voga negli anni ‘80, ma ci si guarderà bene dal ricordare fino in fondo ciò che la Madonna ha detto in riferimento alla storia dell’umanità e della Chiesa. Si annullerà Fatima dentro la grande ermeneutica della Chiesa di oggi: tutto va riletto dentro lo “spirito del Concilio”, anche Fatima che ne è così evidentemente lontana.
I cattolici di oggi sono così immersi nel Naturalismo, per cui Dio resta al di là della storia senza determinarne il corso, da non sopportare che una guerra scoppi perché i cristiani non osservano più i comandamenti. Per i cattolici riprogrammati dai vari sinodi diocesani, la storia ha ragioni economiche e sociali, mai religiose.
Invece Fatima, eco del Vangelo, dice il contrario: le cause sono sempre religiose: dall’obbedienza o meno a Dio, a Gesù Cristo, dipende tutto.
Il terzo segreto, sia quello che sia, non sarà di una natura diversa da quella dei primi due: ribadirà che la storia dell’umanità e anche quella della Chiesa, dipendono dalla santità o meno dei cristiani. Il terzo segreto riaffermerà che anche la Chiesa si può rinnovare non nelle ottuse analisi umane, ma nell’osservanza della volontà di Dio, possibile solo nella grazia dei sacramenti.
Apprestiamoci a vivere allora con la semplicità dei bambini, dei bambini di Fatima, questo centenario, consapevoli che non si tratta della celebrazione di un fatto passato, ma di un potente richiamo attuale: se gli uomini continueranno a offendere Dio una guerra peggiore scoppierà... e che sia guerra militare o guerra morale poco importa, visto che in entrambe le anime sono esposte al pericolo della dannazione eterna, da cui la Madonna ci vuole sottrarre.
Apprestiamoci a vivere il centenario di Fatima accogliendo il grande richiamo della devozione al Cuore Immacolato di Maria, vero e proprio “pugno nello stomaco” per il cristianesimo ammodernato: la comunione riparatrice che cambia il corso della storia.

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