lunedì 4 gennaio 2016

“Deus est, qui natus est: Innocéntes illi debéntur víctima, qui venit damnáre mundi malítiam. Agnélli debent immolári, quia Agnus futúrus est crucifígi, qui tollit peccáta mundi. Sed oves úlulant matres, quia agnos perdunt sine voce balántes. Grande martyrium, crudéle spectáculum! Exímitur machǽra, et nulla intérvenit causa: sola stridet invídia, cum qui natus est, nulli fáciat violéntiam. Sed oves cérnimus matres: quæ super agnos lugent: Vox in Rama audíta est, plorátus et ululátus magnus. Pígnora sunt, non crédita, sed creáta; non depósita, sed expósita” (sancti Augustíni Epíscopi, Sermo 1 de Innocentibus – Lect. III – Noct.) - IN OCTAVA SANCTORUM INNOCENTIUM, MARTYRUM

Come abbiamo ricordato per l’Ottava dei SS. Stefano protomartire e Giovanni Apostolo ed Evangelista, anche quella odierna fu soppressa nel 1955 (v. Decreto di semplificazione delle rubriche del 23 marzo 1955, § 14). La messa dell’Ottava è simile a quella della festa, ma si canta il Gloria e l’inno angelico dell’Alleluja. Secondo l’uso romano, gli ornamenti ed i paramenti liturgici di oggi (ed anche quando la festa degli Innocenti cade di Domenica), in luogo di essere violetti, sono rossi. La ragione di questa particolarità risiede nel fatto che questi bambini furono martirizzati in un momento in cui non potevano giungere alla visione beatifica. Per cui il colore viola usato per la festa era più di compassione, per così dire, verso le madri piangenti di Betlemme; per questo la Chiesa omette durante la Messa della festa sia il Gloria e l’Alleluja. Va anche detto che quest’usanza è sconosciuta alla Chiesa di Francia e di Germania.
Dopo il ‘55, si dice normalmente la Messa della feria dal 2 al 5 gennaio, salvo la Domenica che è destinata alla Festa del Santissimo Nome di Gesù.
Si discute quanti siano i bambini fatti uccidere da Erode.
La liturgia greca afferma che Erode abbia soppresso ben 14.000 bambini (τον Αγίων ιδ Χιλιάδων Νηπίων), i siriani parlano di 64.000, molti autori medievali di 144.000 traendo il numero da Ap. 14, 3. Gli odierni esegeti riducono il numero in maniera considerevole, dato che Betlemme era una città piuttosto piccola. Secondo Giuseppe Ricciotti, storico biblista, il numero dei bambini nati a Betlemme in quel periodo, essendo circa 1000 gli abitanti adulti della piccola Betlemme, poteva aggirarsi intorno ai 60 individui (da due anni in giù), considerando un tasso di natalità simile a quello dei primi del Novecento; circa 30 nati l’anno. Volendo però Erode uccidere solo i bambini maschi il numero degli uccisi è dunque, approssimativamente, di circa 30 neonati e, considerando che la mortalità infantile nel Vicino Oriente era molto alta, il numero si restringe a circa 20-25 (Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, con Prefazione di Vittorio Messori, Mondadori, Milano, 2011, pp. 276-277).
Altri autori affermano che sarebbero pure meno: dieci-dodici o persino appena sei.
Ciò spiega, unitamente alla circostanza che gli uccisi sarebbero figli di contadini e pastori e dunque di scarso livello sociale, il motivo per il quale le fonti extraevangeliche non menzionino questa uccisione. Del resto, dinanzi a ben altre atrocità commesse da Erode, questa dové apparire praticamente insignificante. Erode, infatti, mise a morte, tra l’altro, la pur amatissima moglie Marianne e tre figli avuti da lei (Alessandro, Aristobulo e Antipatro), tanto che lo scrittore tardo imperiale Macrobio, nel V sec. d.C., attribuisce una battuta ad Augusto, di cui Erode era sovrano vassallo, secondo la quale era preferibile essere un maiale (in greco ὑς, hus) di Erode piuttosto che suo figlio (ὑιος, huios) (Macrobio, Saturnalia, 2.4.11, de Augusto et jocis eius: (Augustus) cum audisset inter pueros quos in Syria Herodes rex Judæorum intra bimatum iussit interfici filium quoque eius occisum, ait: Melius est Herodis porcum esse quam filium), perché Erode, essendo giudaizzato, non mangiava – secondo la legge ebraica - carne di maiale, però non esitava ad uccidere chicchessia, se il suo potere era in pericolo.
D’altro canto non bisogna dimenticare che se la notizia fosse giunta a Roma, non avrebbe rappresentato motivo di reazione politica da parte dell’imperatore, che non esitava anche lui a soffocare nel sangue possibili rivolte. Svetonio, in un passo in cui utilizza il racconto di Giulio Marato (il quale era un liberto, segretario di Augusto), scrive che pochi mesi prima della nascita dell’imperatore Augusto, avvenne a Roma un prodigio che fu interpretato come presagio di imminente nascita di un re per il Popolo Romano; i senatori tenacemente repubblicani, spaventati, ordinarono di esporre tutti i neonati che nacquero in quell’anno: comunque il decreto non venne depositato e la strage non fu eseguita (Svetonio, Vite dei Cesari, Augusto, 94,1). Si può comprendere quindi quanta scarsa rilevanza ebbe, secondo Ricciotti (Ricciotti, op. cit., p. 277), la strage di Betlemme nella capitale dell’impero, considerando l’esiguità dei numeri e i tempi abbastanza crudeli e violenti.




William Charles Thomas Dobson, I Santi Innocenti, 1858, collezione privata

Stampa ispirata all'opera di Dobson, XIX sec.


William Holman Hunt, Il trionfo degli Innocenti, 1883-84, Tate Gallery, Londra

William Holman Hunt, Il trionfo degli Innocenti, 1870-1903, Fogg Museum, Harvard University, Harvard

Girolamo da Romano, detto il Romanino, Madonna con il Bambino ed i SS. Benedetto, Giustina, Prosdocimo, Scolastica, Luca, Mattia, Massimo, Giuliano da Padova e tre martiri innocenti, 1514, Pinacoteca dei Civici Musei, Padova


Pieter Paul Rubens, Vergine con Bambino circodata da una corona di Santi Innocenti, 1618 circa, Musée du Louvre, Parigi

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