martedì 10 novembre 2015

“Dénique, post heróica virtútum exémpla, prophetíæ quoque dono illústris, quo et secréta córdium et abséntia et futúra prospéxit, annis gravis et labóribus fractus, ad aram celebratúrus in verbis illis tértio repetítis: Introíbo ad altáre Dei, repentíno apoplexíæ morbo corréptus est; mox sacraméntis rite munítus, placidíssime inter suos ánimam efflávit” (Lect. VI – II Noct.) - SANCTI ANDREÆ AVELLINI, CONFESSORIS

Questo celebre missionario Napoletano, fulgida gloria della congregazione dei Chierici Regolari istituiti da san Gaetano Thiene, rientra a parte di quel gruppo meraviglioso di Santi i quali, come san Carlo Borromeo, il beato Paolo di Arezzo, lo stesso san Gaetano, promossero il sano movimento di riforma Cattolica, il di cui risultato è appunto rappresentato dal Concilio Tridentino.
Sant’Andrea Avellino, già direttore spirituale del seminario vescovile di Piacenza dove se ne custodisce tuttavia la memoria, viene altresì invocato dai fedeli siccome celeste protettore contro gli attacchi apoplettici e le morti improvvise; egli infatti morì in seguito ad un attacco di apoplessia che lo sorprese all’altare, mentre ripeteva le parole del Salmista: Introibo ad altare Dei (+ 1608). Fu canonizzato nel 1712 ed inserito nel calendario nel 1725, con rito semidoppio e mentre la memoria dei santi martiri Trifone, Respicio e Ninfa, che si celebrava in questo giorno, fu ridotta al rango di mera commemorazione. La festa del Santo fu elevata al rango di doppia a partire dal 1864.
Roma cristiana ha dedicato al nostro santo una chiesa sita in zona Tomba di Nerone, sede parrocchiale istituita nel 1981 e consacrata nel 1996.
La messa è del Comune dei Confessori: Os justi, come il 23 gennaio per san Raimondo. Solo la prima colletta è propria e, secondo l’uso moderno, fa la storia delle virtù del Santo, con un’applicazione morale per i fedeli.
Nella vita presente, la santità non è una forma o un abito già totalmente completo e bello e fatto, che s’indossa una volta e poi non ci si pensa più. La grazia battesimale depone in noi come in germe il Cristo, - quos iterum parturio, donec formetur Christus in vobis (Gal. 4, 19) - che noi dobbiamo misticamente rivivere. Questo Cristo, è seme d’una vita intensa ed esuberante, che cresce e si sviluppa sino a quella «mensura ætatis plenitudinis Christi» (Ef. 4, 13) stabilita da Dio per ciascuno di noi. Raggiunta che si abbia questa misura o conformità, la permanenza nostra quaggiù non ha più scopo, ed al tempo succede allora l’eternità. Cosicché, noi stiamo su questa terra come le statue nello studio d’uno scultore; compiuto che abbia l’artista l’ultimo ritocco, il capolavoro va fuori del laboratorio e viene collocato a quel posto per cui esso venne fatto.


Giovanni Lanfranco, S. Andrea Avellino, 1624, Chiesa di Sant’Andrea della Valle, Roma

Matteo Rosselli, I SS. Gaetano di Thiene, Andrea Avellino, Francesco d’Assisi adoranti la Trinità, con la Madonna, ed i SS. Giovanni Battista e Michele arcangelo, XVII sec., chiesa dei Santi Michele e Gaetano, Firenze

Parmigianino, Morte di S. Andrea Avellino, XVII sec.

Ambito di Giovanni Battista Piazzetta, Morte di S. Andrea Avellino con i SS. Luigi Gonzaga e Francesco Saverio (?), 1712-54, Museum of Art Bath, Holburne

Urna col corpo di S. Andrea Avellino, Basilica di San Paolo Maggiore, Napoli

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