Avevamo già parlato dell’ondata di
odio verso i simboli della fede cristiana sia in Europa sia al di fuori di essa
(v. qui e, da ultimo, qui).
È solo notizia di questi giorni della
studentessa di Terni aggredita da un suo compagno di scuola perché a causa
della Croce che aveva al collo e che non voleva togliere (v. qui, qui, qui, qui, qui e qui, nonché l'articolo di Riccardo Cascioli), o gli
insulti ai cattolici durante la processione della Vergine da parte di un gruppo
di immigrati islamici (v. qui e qui), o ancora la reprimenda ricevuta da una classe
studentesca perché, desiderando un Crocifisso in aula, l’hanno disegnato sulla
parete e, per questo, sono stati puniti dall’istituzione scolastica (v. qui e qui).
All’estero non può trascurarsi la
vicenda della statua di Giovanni Paolo II, che un tribunale ha ordinato di
rimuovere perché contraria alla laicità. Curioso è che quest’effige si è
offerta di ospitarla una città ungherese (v. qui).
C’è poco da fare …. quando si
eliminano i simboli cristiani, altri hanno il sopravvento. Se si rifiuta il
giogo dolce e soave del Signore, altri gioghi, molto più pesanti, ci aspettano.
Del resto la storia e la Scrittura insegnano. I Giudei che rifiutarono il
Cristo quale loro re, preferendo in sua vece Cesare, come finirono? Dopo pochi
anni, proprio l’imperatore romano distrusse il Tempio e Gerusalemme, gettando l’abominio
della desolazione sul monte Sion. Nolumus hunc regnare super nos! Non
habemus regem nisi Caesarem! Rifiutarono Cristo quale loro Re ed il suo
Regno. Ma Cristo regnò e regna malgrado i suoi nemici e lo fece, lo fa e lo farà mediante la
sua giustizia. Verumtamen inimicos meos illos, qui noluerunt me regnare
super se, adducite huc: et interficite ante me (Luc. 19, 27).
Croci abbattute dall’Iraq, alla Cina,
alla Francia.
L’iniquità dilaga, Gesù l’aveva predetto
di Renato Farina
Com’è dura però non far raffreddare l’amore
Cose di democrazia, diritti, giudici e politici premono perché ci
si scriva sopra. E lo farò, sono ligio ai doveri. Eppure mi pare tutto
distrazione, intervallo per la merendina, rispetto al grande tema. Da russo
anarchico e furibondo di sentimenti in questo spazio dove faccio quello che mi
pare, prima di tirar su il muro del mio gulag in cui rinchiudere quattro stupide
parole, in questa dittatura delle cazzate, dico l’unica cosa che preme quando
esco dalle proporzioni fasulle del bene e del male di questo tempo accidioso.
La notizia
permanente, la casa che brucia adesso, è la persecuzione dei cristiani, cioè la
persecuzione di Cristo. Ovvero. La persecuzione di Cristo, cioè la persecuzione
dei cristiani. Finché c’è persecuzione di Cristo vuol dire che è vivo adesso.
Finché è ucciso, vuol dire che risorge ora. Ma intanto ricordiamolo,
stringiamoci intorno al Signore che sono quei nostri fratelli. Francesco
insiste ogni giorno nella denuncia. Seguiamolo.
In Cina ora hanno stabilito di
estirpare le croci dai campanili e dalle cupole, come ha già fatto il Califfo a
Mosul e a Raqqa. Così come in Francia, a Rennes, estirpano la statua di
Giovanni Paolo II dato che è diventato santo, e potrebbe rompere l’equilibrio
infame della laicità su cui si regge la République. Avrei una proposta.
Mettetegli in testa un cappello d’asino, a Karol Wojtyla, incidetegli una
svastica sulla fronte: in questo modo diventerebbe una statua satirica, e la
satira è sacra, ma nello stesso tempo anche laica, dunque nessuno avrà nulla da
dire, e potremo pur pregare sotto la statua, ovviamente specificando che è una
parodia dissacrante, e ce lo lasceranno fare. O mangeranno la foglia?
La Sua carezza al
persecutore
Sono arrivato alla
tesi estrema, che è meglio la bestemmia della condanna all’invisibilità. E
beninteso questa invisibilità non è una congiura degli atei, ma il compromesso
voluto dai cristiani di etichetta, i quali espellono Cristo dagli ambiti della
loro vita, per avere il permesso di coltivarne il santino innocuo a latere,
come quei giudici di tribunale che non contano niente, sono a latere, non
rompono.
Di certo Gesù di
Nazaret non è mai stato così tanto odiato. Non la sua figura antica, quella con
il dovuto maquillage piacerà sempre, ma quella di Lui che è adesso presente e insopportabilmente
vivo. E cammina per strada con le facce spesso da pirla dei cristiani, che
senz’altro qualche spazzolata se la meritano. Ma qualche volta Cristo è offeso
e maciullato perché i volti che lo rendono presente adesso – gli occhi di un
bambino davanti all’Ostia, di una madre vecchia e pietosa – sono
insopportabili. Dicono quei bambini e quelle madri, e tanti come loro
dappertutto sul pianeta, che l’umano è sin d’ora nella sua pienezza. Non
domani, alla fine della conquista islamica o al culmine del progresso della
medicina e della genetica, ma ora, nel dolore schizzato di escrementi; ma
adesso, divinamente .
Accadono cose
sorprendenti, anche. Ed ora alcuni dismettono la loro persecuzione, come Raúl
Castro, il quale senza dichiarare il minimo pentimento per i dissidenti
cristiani incarcerati e fucilati, ora, forse, siccome le parole del Papa gli
aggradano, minaccia di mettersi a pregare. E sono belle notizie. Come
no? Avete colto un certo sarcasmo, suppongo. Eppure sbaglio. Non sappiamo
come si fa largo lo Spirito, né come e quando scatti il «Domine non sum dignus,
Deo gratias». Bisogna respingere la tentazione che dinanzi alla persecuzione
si debba odiare o diventare gelosi della propria fede, come se fosse più
preziosa della carezza di Cristo a un persecutore che dice: però, magari.
Valgano la parole del
Risorto nel Vangelo: «Per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si
raffredderà» (Matteo 24,12). Per favore, il dilagare dell’iniquità non ci
faccia raffreddare l’amore, la gratitudine, il perdono. E i magistrati, il
diritto, la giustizia, la democrazia? La prossima volta.
Fonte: Tempi,18.5.2015
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