lunedì 20 aprile 2015

Altri cristiani muoiono per la loro fede …

Avevamo già parlato dei martiri copti, uccisi dall’Isis. Oggi apprendiamo di questi altri neo-martiri etiopi, uccisi per la loro fede cristiana, perché non hanno voluto convertirsi alla religione maomettana. Qui le orribili immagini.
Eppure non solo nei paesi del Vicino Oriente e nel Nord-Africa i cristiani sono perseguitati. è notizia di pochi giorni fa del caso di Nauman Masih, giovane cristiano di 14 anni, bruciato vivo da alcuni ragazzi musulmani del Lahore, e che è morto pochi giorni fa per le conseguenze delle bruciature ricevute.
O ancora si possono ricordare i 12 profughi cristiani gettati in mare dai loro compagni di sventura musulmani, perché, appunto, di fede cristiana (v. qui e qui). E la cosa drammatica è che alcuni alti prelati si ostinino a negare tale evidenza perché, secondo i loro teoremi, l'islam non sarebbe contrario alla fede cristiana .... (v. qui). Tale situazione la lamenta anche Chiesa e postconcilio
Lasciamo ad ogni lettore di buon senso il giudizio su queste supposte ipotesi, che sono riprovate da coloro che vivono da vicino quell'esperienza (v. qui). Chi parla, invece, lo fa, avulso dalla realtà, al sicuro nel suo aureo palazzo ... .

Libia, l’Isis fa strage di cristiani: assassinati 29 etiopi copti

Un video diffuso sul web mostra l’uccisione a Barqa, nell’est del paese, di 29 etiopi di fede cristiana

di Guido Olimpio

Un Tweet di Site che mostra alcune immagini della strage

WASHINGTON - L’Isis in Libia non ha la forza dei combattenti in Siria o Iraq, ma sa come prendersi i titoli. Con le stragi di ostaggi. Un video diffuso sul web mostra l’uccisione a Barqa, nell’est del paese, di 29 etiopi di fede cristiana. Un’esecuzione secondo il consueto modus operandi: gli uomini mascherati, la fila dei prigionieri, l’uccisione. Il portavoce, che impugna una pistola e ricorda il famigerato Jihadi Joe, ribadisce che i cristiani devono convertirsi o pagare la tassa prevista dalla legge islamica, monito accompagnato dalle solite minacce contro «le nazioni crociate». Segue la decapitazione di alcune delle vittime. Una scena truculenta che è la parte finale di un lungo filmato propaganda preparato dal «canale» al Furqan, l’ala mediatica del movimento. Nel documento compaiono immagini di chiese e simboli cristiani demoliti, così come c’è una foto di Papa Ratzinger. Simboli nemici da abbattere: «Diciamo ai cristiani che vi troveremo ovunque, anche se sarete protetti in roccaforti fortificate», afferma un militante Isis.

Ripetizione

Non avendo a disposizione degli occidentali, l’Isis ha probabilmente cercato altre «prede» ed ha sequestrato - non è chiaro dove e quando - un gruppo di etiopi cristiani. Una ripetizione di quanto avvenne a Sirte in febbraio fa con la barbara uccisione degli egiziani copti e di un povero ghanese. Una sortita seguita da alcune operazioni militari minori e attentati contro un paio di ambasciate a Tripoli. Azioni contrastate dalla risposta delle altre milizie che agiscono in Libia, a partire da quelle di Misurata. Secondo gli osservatori l’Isis locale è coordinato da alcuni «ufficiali» mandati dal Califfo nella speranza di aprire un nuovo fronte. Quanto ai numeri c’è grande incertezza. Il Dipartimento di Stato, citando fonti aperte, parla tra i mille e i 3 mila combattenti, ma è un dato tutto da verificare.

Strategia

La strategia dei jihadisti radicali è abbastanza evidente. Cerca di ampliare la sua presenza nell’Est della Libia, punta ad attirare nei suoi ranghi gli elementi di altre formazioni, tenta di rafforzare il proprio apparato militare (più debole rispetto a quello dei rivali) e usa la doppia carta attentati-esecuzioni per mantenere la pressione. Non molto diverso dalla tattica usata in Iraq. Le uccisioni di decine di civili e l’impiego di attentatori suicidi sono fondamentali poi sotto l’aspetto della propaganda. In questo modo l’Isis si inserisce in modo sanguinoso nel caos libico presentandosi come il nemico dei paesi occidentali, dalla Francia all’Italia.

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