domenica 20 luglio 2014

Elia il Tesbita, il profeta ed il difensore del vero ed unico culto di Dio


Pater mi, pater mi, currus Israel et auriga ejus! (2 Reg. 2, 12)

Dopo aver celebrato due giganti della carità, SS. Camillo de' Lellis e Vincenzo de' Paoli, la Chiesa commemora - secondo il calendario tradizionale - la memoria di S. Girolamo Emiliani, fondatore dell'ordine dei Padri Somaschi.
Il 20 luglio, però, ricorre anche la festa della Vergine e Martire S. Margherita di Antiochia di Pisidia, che costituì, nei secoli, un soggetto assai ricorrente nell'arte, nella sua veste soprattutto di vincitrice del drago infernale, che le sarebbe apparso per sbranarla e che avrebbe sconfitto col segno della Croce. Episodio questo dalla forte valenza simbolica: una debole donna riesce a vincere il drago e le forze del Male con il vessillo trionfante di Cristo, ottenendo, per suo mezzo, anch'ella il trionfo sul paganesimo.
Ma non è di questa santa martire che vogliamo occuparci, quanto piuttosto della figura del profeta Elia il Tesbita, della tribù di Beniamino, il quale, sul Monte Carmelo, in questo giorno, salì al Cielo su un carro di fuoco. Sì, vogliamo commemorare, in questa giornata, a distanza di soli quattro giorni dalla memoria liturgica della Beata Vergine del Monte Carmelo, questo santo profeta, che camminò sempre alla presenza del Signore e che combatté, infiammato di santo zelo, per il vero culto dell'unico Dio, del quale rivendicò i diritti nella sfida con i falsi profeti giusto sul Monte Carmelo; che vide salire dal mare una meravigliosa nuvoletta, simbolo della Vergine Maria; che fu mandato da Dio alla povera vedova di Zarepta; che sulla via dell'Oreb fu ristorato da un angelo che gli offrì un pane misterioso, simbolo dell'Eucaristia, che gli diede forza per molti giorni e che godé sull'Oreb di un'intima esperienza di Dio. Una figura, dunque, estremamente attuale anche nell'odierno contesto sociale, politico ed ecclesiale, in cui davvero pochi uomini lottano, e talora soffrono, per l'affermazione di un giusto culto al Signore, degno ed a Lui accetto, e per il riconoscimento della Legge di Dio pure nella società, come si è avuto modo di ricordare alcuni giorni orsono, parlando del significato cristiano della laicità.
L'esperienza del profeta Elia affascinerà molti eremiti, che, nel XII sec., avviarono un'esperienza monastica sul Carmelo, in onore di Maria, guardando a lui come modello ed esempio di vita. Era l'origine dell'Ordine Carmelitano.
La misteriosa fine del profeta, che, similmente ad Enoch, non avrebbe conosciuto la morte, alimenterà la credenza - peraltro riconosciuta da Malachia (Mal. 4, 5) - che egli sarebbe tornato nei tempi messianici, tanto che molti videro in Giovanni Battista un novello Elia. Anche Gesù fu creduto da alcuni come un "Elia redivivo". Nella Trasfigurazione, invece, fu chiamato quale testimone di Cristo - vero Messia atteso - in rappresentanza dell'antico profetismo di Israele, assieme a Mosé (il quale rappresentava l'antica Legge), a significare che in Gesù trovavano compimento e convergevano la Legge ed i Profeti.
Per tale motivo, non potevamo esimerci dal commemorare quest'importantissima figura, divenuta una sorta di prototipo di profeta, che, però, non ci ha lasciato alcuno scritto, e che è tuttora cara anche all'ebraismo ed all'islam, nelle quali antichi racconti si sono intrecciati con leggende e, talvolta, superstizioni. Ad es., in alcune tradizioni ebraiche, si ritiene che Elia, una volta salito al Cielo, abbia assunto la natura angelica, divenendo addirittura un arcangelo (Sandalphon): quello che, posto dietro il Trono di Gloria, incoronerebbe Dio di continuo con un serto intrecciato con le preghiere di Israele.
Una piccola chiosa finale: nella storia dei santi, solo un altro fu visto trasportato da un carro di fuoco. Fu S. Francesco d'Assisi, il  quale, in visione, apparve ai suoi primi compagni, a Rivotorto, presso Assisi, su un carro di fuoco. 






Icona di S. Elia con scene della sua vita, XIX sec.









Moretto da Brescia, SS. Enoch ed Elia, Stendardo della Madonna della Misericordia, 1520-22, Tempio Canoviano, Possagno

Jacques Courtois detto il Borgognone, Elia ed il re Acab, 1664 circa, Musée des Beaux-Arts, Tolone

Gaspare Diziani, Elia invoca un fuoco dal Cielo sugli idolatri, XVIII sec.

Frederic Leighton, La perfida regina Jezabele ed Acab incontrano il profeta Elia, 1862 circa, Scarborough Borough Council, North Yorkshire

Albert Joseph Moore, Il sacrificio di Elia, 1863, Bury Art Gallery and Museum, Lancashire

Giovanni Battista Boncori, Il profeta Elia è ristorato dall'Angelo, 1660 circa, collezione privata

Paolo Domenico Finoglia, Elia e l'Angelo, 1615-20

Allston Washington, Elia nel deserto, 1818, Museum of Fine Arts, Boston


Frederick Leighton, Il profeta Elia nel deserto, 1878 circa, Walker Art Gallery, Liverpool

Philippe de Champaigne, Il sogno di Elia, 1660, Musee de Tesse, Le Mans


Guercino, Elia sfamato dai corvi, 1620, National Gallery, Londra

Giovanni Lanfranco, Elia è risvegliato dall'angelo che gli indica il cammino verso l'Oreb, 1624-25, Rijksmuseum, Amsterdam

Giovanni Lanfranco, Elia nutrito dai corvi, 1624-25, Musée des beaux-arts, Marsiglia

Giovanni Lanfranco, Elia incontra la vedova di Zarepta, 1624-25, Musée Sainte-Croix, Poitiers

Giovanni Lanfranco, Il profeta Elia riceve il pane dalla vedova di Zarepta, 1621-24, Getty Museum, Malibù

Ford Madox Brown, Il profeta Elia risuscita il figlio della vedova, 1864 circa, Victoria and Albert Museum, Londra



Giotto, Visione dei frati a Rivorto, 1297-1300, Basilica papale di S. Francesco, Assisi


Anonimo francese, S. Francesco sul carro di fuoco, XVI sec., Museo Francescano dei Frati Minori Cappuccini, Roma

José Benlliure y Gil, Visione dei frati a Rivotorto, XX sec.

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