mercoledì 17 agosto 2022

Pittori religiosi tra realtà e spiritualità

Conversazione tra il pittore barese  prof Giorgio Esposito  e il prof Vito Abbruzzi

A cura di Deodata Cofano

Pio XII "l’arte religiosa non deve essere né molto realistica, né troppo simbolica".

È appena trascorsa la Festa dell’Assunzione di Maria Vergine in Cielo, per molti il 15 agosto è solo ferragosto,  mentre per la Chiesa è una delle feste mariane più importanti che grandi artisti del passato hanno rappresentato.

Riportiamo due esempi celebri: l'Assunta di Tiziano Vecellio  conservata nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, e L'Assunzione della Vergine di Peter Paul Rubens che si trova nella cattedrale di Anversa. 



Giorgio Esposito: Per pervenire al suo stile grandioso, Rubens unì il disegno di Michelangelo e il colore del Tiziano che lui ammirava molto, tanto che ne copiò molte opere (probabilmente una ventina).

 In quei tempi per pervenire al cosiddetto "nuovo"  si procedeva molto umilmente facendo tesoro dell'operato dei predecessori, copiando le loro opere e nel contempo studiandole. Contrariamente a quello che succede oggi, laddove l'artista deve essere originale a tutti i costi non deve guardare al passato, ma essere proiettato in avanti senza volgersi minimamente indietro o soffermarsi a studiare gli antichi maestri.

Questo ha provocato due grossi inconvenienti: l'interruzione della tradizione pittorica e l'esaltazione della personalità degli artisti moderni che, spesso senza rendersene conto, cadono nel narcisismo, in un'alta stima di sé  e non di rado anche nella superbia.

Ricordiamo che Rubens ebbe molti allievi, credo che il preferito fosse il giovane ma grande Van Dick, che fece tesoro della lezione del  maestro, anche se le sue opere risultano meno solari e più melanconiche.

Vito Abbruzzi: Rubens e Van Dick sono famosi per i loro crocifissi giansenisti (1), avevano aderito alle idee di Giansenio o, più semplicemente, avevano eseguito quei dipinti dietro indicazione dei committenti? l fatto di essere figlio di un calvinista spiega molte cose di Rubens, dal momento che il giansenismo altro non è che il calvinismo di matrice cattolica.

Rubens                                                   Van Dick

 

Giorgio Esposito: Posso dire che Rubens era figlio di un calvinista, costretto a fuggire a  Roma a causa delle persecuzioni religiose del duca d'Alba, Fernando Alvarez De Toledo. Alla morte del padre, avvenuta quando il nostro pittore aveva solo 10 anni, la madre tornò ad Anversa dove il figlio ricevette una formazione cattolica umanista. Da allora Rubens rimase sempre profondamente devoto alla Chiesa Cattolica. Comunque più che l'aspetto religioso, ciò che mi ha interessato  molto di Rubens è stata la sua incredibile e insuperata tecnica  pittorica, in cui unì il procedimento degli antichi fiamminghi con il metodo di Giotto descritto da Cennino Cennini nel suo noto trattato 

 Molti quadri di Rubens furono dipinti dai suoi ottimi allievi, fra cui è bene ricordare il virtuoso Jacob Jordaens. 

Il maestro eseguiva spesso solo dei piccoli bozzetti e qualche disegno, che poi gli alunni ingrandivano su tele enormi e su cui Rubens, alla fine, correggeva qualche errore e armonizzava meglio il tutto.

 

Jacob Jordaens  I quattro evangelisti

Vito Abbruzzi: questo dipinto di Jacob Jordaens è  molto caravaggesco. Ricorda l'incredulità di San Tommaso.

Giorgio EspositoA dir il vero  Rubens, e probabilmente anche i suoi allievi, non apprezzavano molto la pittura di Caravaggio a differenza della pittura di Tiziano. Infatti in una lettera indirizzata a un amico scrisse che quella del Caravaggio era una pittura " troppo lenta" e, copiandone " La deposizione", apportò non poche modifiche stravolgendone l'intera composizione. 

Credo che Caravaggio non avesse un talento sul tipo dei grandi pittori della tradizione. Di lui  non esiste alcun disegno, dato che i suoi quadri sono copiati direttamente dal vero. Faceva posare qualche personaggio opportuno  e poi, forse anche tramite la camera oscura o camera ottica (una specie di proiettore antico), ricalcava  il disegno sulla tela. Dopo di che cominciava subito a dipingere per non stancare il modello, ma i suoi quadri difettano un po' nella   composizione, proprio perché  non usava fare anticipatamente  dei disegni preliminari dell'opera. 

Purtroppo era costretto a fare questo, non certo per mancanza di talento, ma perché  non aveva una tranquillità economica, dato che non aveva un mecenate, per cui non aveva l'opportunità di approfondire lo studio del disegno e specialmente della  geometria come fecero i suoi predecessori.(2)

Copiare dal vero come faceva Caravaggio risulta comunque più facile che inventare dal nulla come facevano Raffaello, Correggio, Tiepolo, ecc. Il risultato poi è anche molto realistico e questo non è sempre la cosa migliore specialmente per quel che riguarda la pittura sacra che deve mantenere un certo distacco dalla realtà a favore di una visione più spirituale. Molto opportunamente il Papa Pio XII affermava che l'arte sacra non deve essere né troppo realistica, né troppo simbolica. 

Addirittura il pittore e critico d'arte Roger De Piles nel 1600 (allora i critici d'arte erano molto seri) compila una specie di pagella con i voti in cui fa un confronto fra i grandi pittori e, nelle voci" disegno" e " "composizione", Caravaggio risulta fra gli ultimi rispetto agli altri grandi pittori del passato. 

Oggi  purtroppo si cerca di stupire l'osservatore abbondando nel realismo e con l'aiuto della macchina fotografica si studia poco, e  spesso non si copia neanche dal vero, dato che la fotografia fornisce già l'immagine precisa di ciò che si intende dipingere.

 


(1) si definiscono giansenisti i crocifissi di stampo protestante, in cui le braccia non sono aperte completamente sulla croce, ad indicare la dimensione cosmica della morte di Cristo, ma più ravvicinate, talvolta quasi parallele al corpo, creando tra loro uno spazio molto ristretto. Per il calvinismo ciò indica che la predestinazione, la salvezza, quindi, è per alcuni, non è per tutti. 

(2) Caravaggio è stato annoverato tra i grandi artisti solo di recente, e non è un caso. Viviamo quest’epoca buia, incattivìta e disordinata, in cui si rifiuta l'armonia, l'ordine, la bellezza, la profondità e l'accuratezza, preferendo la disarmonia, la sregolatezza, la velocità e quindi la superficialità, cancellando la storia e la Cultura. In quest'epoca quindi,  Caravaggio, pittore delle ombre e dell’oscurità, irrequieto e dalla vita disordinata, è un artista che esprime il mondo inquieto della modernità.


Deodata Cofano


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