sabato 17 marzo 2018

Tempo di Passione

La V Domenica di Quaresima è la I di Passione.
Questo periodo ci introdurrà direttamente alla Settimana Santa ed ai Misteri Pasquali della Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore.
Prima dei primi vespri del Sabato anteriore alla I Domenica di Passione avviene la velazione degli altari e delle immagini, come abbiamo più volte ricordato negli anni passati (v. qui anche per i riferimenti anteriori).
Rammentiamo a questo proposito le relative prescrizioni liturgiche: oggi prima dei Vespri si coprono le Croci, le icone dell’altare e le immagini dei Santi (Rubriche del Messale, del Sabato dopo la IV Dom. di Quaresima; Cerimoniale dei Vescovi, libro II, capo XX, n. 3 e Decreti della Sacra Congregazione dei Riti).
Le Croci rimangono velate fino all’adorazione della Croce del Venerdì Santo, e le immagini fino all’Inno Angelico il Sabato Santo (Sacra Congregazione dei Riti, 22 luglio 1848, 2), e non si scoprono per l’occorrenza di qualsiasi festa, anche del Titolare o del Patrono (Sacra Congregazione dei Riti, 16 novembre 1649, 2).
Del pari non si può scoprire l’immagine di san Giuseppe Patrono della Chiesa universale (Sacra Congregazione dei Riti, 2 aprile 1876. Cfr. D. 3448, 11).
Sull’Altare non si pongano immagini di Santi (Cerimoniale dei Vescovi, cit.).
Nondimeno la consuetudine tollera che si esponga sull’Altare il Venerdì di Passione la statua o l’immagine della Beata Vergine Addolorata (Sacra Congregazione dei Riti, 12 novembre 1831, 52).
Le immagini delle stazioni della Via Crucis non si velano (Sacra Congregazione dei Riti, 18 luglio 1885).
Nella festa di S. Patrizio, vescovo e Confessore, rilanciamo quindi questo contributo.

Giovanni Galizzi, S. Marco in trono tra i SS. Giacomo e Patrizio, 1547, Bergamo

Enea salmeggia, Madonna col Bambino in trono tra i SS. Giovanni Battista, Patrizio, Pietro e Marco, 1611, Bergamo

Francesco Capella, SS. Patrizio, Girolamo Miani (o Mauro) e Gregorio Barbarigo, 1762, Bergamo

Ambito veneto, Miracolo di S. Patrizio, 1790 circa, Padova

Pontificale per la festa di san Patrizio, Baltimora (Maryland, Usa), 1965

Tempo di Passione

di Vito Abbruzzi


Giovanni Gasparro, Elì, Elì, lemà sabactani?, 2005, Roma, collezione privata

La V domenica di Quaresima inaugura il cosiddetto Tempo di Passione, nel quale, secondo l’insigne liturgista ed Abate Don Emanuele Caronti, «predomina […] in tutta la sua austera grandiosità il dramma della Redenzione. Non corrisponderebbe certo alle intenzioni della Chiesa il cristiano che davanti allo spettacolo delle umiliazioni e della morte di un Dio, rimanesse indifferente e freddo».
Per comprendere e vivere a pieno questo dramma, ecco, allora, un’edificante meditazione dell’insigne liturgista benedettino, che ben spiega anche la molto suggestiva deposizione di Cristo dalla croce, dipinta da Giovanni Gasparro, in cui, come mi faceva notare l’arch. Mino Mincarone, «non ci sono attori ma protagonisti di qualcosa realmente accaduto», richiamando così quelli che sono – o dovrebbero essere – i canoni estetici propri dell’Arte sacra.

Domenica di Passione. Stazione a S. Pietro.

Incomincia la quindicina di preparazione immediata alla solennità pasquale. La stazione è a S. Pietro, ove Papa Simmaco aveva fatto costruire un celebre oratorio dedicato alla santa Croce. Delicato pensiero della liturgia romana, quello d’inaugurare il tempo della passione con una festa stazionale a San Pietro! Il divin Maestro, come ha istituito l’Apostolo erede del suo potere, così non l’ha privato della gloria della sua Croce.
L’idea della passione e del sacrificio della Croce predomina in tutta l’odierna Messa, che ci fa vedere in tutta la sua austera grandiosità il dramma della Redenzione. Non corrisponderebbe certo alle intenzioni della Chiesa il cristiano che davanti allo spettacolo delle umiliazioni e della morte di un Dio, rimanesse indifferente e freddo. Ai nostri peccati sono da attribuirsi i rigori della giustizia divina che straziano l’umanità benedetta dell’innocente Gesù. E la condotta del Padre verso il suo unigenito Figliuolo deve ispirare a noi sentimenti di timore e stimolarci ad una vita penitente conforme al Vangelo e per non crocifiggere di nuovo nelle nostre membra il Salvatore e per evitare le estreme conseguenze della colpa. Tutto l’apparato liturgico c’invita al pianto. Sull’altare, la Croce stessa scompare per ricordarci l’umiliazione di Gesù Cristo che, nascondendosi, s’è dovuto sottrarre ai suoi nemici che volevano lapidarlo. L’inno festivo del Gloria Patri in onore della SS.ma Trinità è sospeso, affinché più sensibile sia in noi l’impressione del dolore e della prossima catastrofe.

Fonte: E. CARONTI O.S.B., Messale Quotidiano per i Fedeli, Società Anonima Tipografica fra Cattolici Vicentini, Vicenza 1929, pp. 270-271.

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