Uno strumento
penitenziale molto in auge in passato, specie durante la Quaresima, è la c.d. virgula
pœnitentiaria. Con essa il penitenziere (nella Basilica di S. Pietro il
Cardinale Penitenziere Maggiore) o i confessori toccavano il capo dei fedeli
penitenti, cui conseguiva la concessione di particolari indulgenze. Le sue
origini, verosimilmente, sono da ricercarsi nell’antica pratica romana di
affrancazione dello schiavo nota come manumissio vindicta, mediante
la quale il magistrato, dinanzi alla volontà del padrone di liberare lo
schiavo, toccava il capo di quest’ultimo con una verga, rendendolo libero. In
seguito, la verga, nell’ambito ecclesiastico, era adoperata, oltre come
strumento penitenziale come detto innanzi, anche per tenere ordine e mantenere
l’attenzione durante le prediche. Tale mezzo, nell’uno e nell’altro uso, era
specialmente in auge nel Meridione e nelle Spagne. L’uso di questa verga
durante le prediche è ancora oggi ricordato in Sardegna.
Per ogni colpo di questa canna sul capo dei penitenti, i papi Benedetto XIV (bolla Pastor bonus, 13.4.1744, § 50) e Clemente XIV concessero cento giorni di indulgenze, tanto per il penitenziere
quanto per il penitente. Fu abolita il 29 aprile 1967.
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Virgula pœnitentiaria della Basilica di S. Maria Maggiore, Roma |
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Il Cardinale Nicola Canali,
Penitenziere Maggiore, adopera la virgula pœnitentiaria durante una cerimonia
penitenziale della Quaresima dell'Anno Santo 1950 |
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Sede del Cardinale
Penitenziere Maggiore nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, Roma. Su questo tronetto sedeva il Cardinale Penitenziere Maggiore e da esso adoperava la virgula. |
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