domenica 29 gennaio 2017

San Francesco di Sales era un pastore con il coraggio della verità. A differenza di troppi suoi laudatores

In onore di S. Francesco di Sales, vescovo-principe di Ginevra, confessore e Dottore della Chiesa, che fu animato, per i fratelli, da amore vero, forte, di uomo di carattere, non tenerezza sentimentale priva di nerbo e di sostanza, e la cui festa celebriamo oggi, ricordando la sua opera di missione in terra protestante (cfr. Ermes Dovico, Francesco di Sales, la sua missione in terra protestante, in LNBQ, 24.1.2017), rilanciamo questo contributo.




Sacro Cuore tra i SS. Giovanni evangelista, Margherita Alacoque (o Teresa d'Avila?) e Francesco di Sales

SAN FRANCESCO DI SALES ERA UN PASTORE CON IL CORAGGIO DELLA VERITÀ. A DIFFERENZA DI TROPPI SUOI LAUDATORES


«Centro della sua giornata è la Messa, vissuta intensamente. Allo stesso modo teneva in gran conto il sacramento della Confessione, per sé e per gli altri.
Nel periodo dello Chablais (1594-1598) le sue lettere ci danno uno spaccato della sua anima: retto e inflessibile ma allo stesso tempo prudente e delicato non nasconde i suoi sentimenti ma ha il coraggio della verità.
L’eresia che affligge la Chiesa va combattuta e perciò Francesco conquistò la stima di Beza, il continuatore di Calvino, ma non riuscì a riportarlo in seno alla fede cattolica.
Clemente VIII, Paolo V, Leone XI, il Baronio, il Bellarmino lo ammirarono e stimarono incondizionatamente. Francesco è un oratore nato, non nel senso che comunemente si dà a questa parola ma nella sua migliore accezione poiché il vero comunicatore ha la capacità di parlare “col cuore, mentre la lingua parla soltanto alle orecchie” (sono sue felici espressioni).
I suoi modelli sono san Carlo Borromeo, san Filippo Neri, i Barnabiti, i preti dell’Oratorio. Pronunciò, in 18 anni di ministero, 3 o 4 mila sermoni e scrisse un trattatelo in forma di lettera al vescovo Bourges, Andrea Frémyot, fratello di Giovanna Francesca di Chantal.
Si convince col tempo che anche lo scritto ha i suoi vantaggi: “offre più tempo della voce alla riflessione, per pensare più profondamente”.
Durante la sua missione allo “Chablais” raccolse i suoi sermoni col titolo Meditazioni che chiamò poi Controversie. È evidente in questo libro il suo zelo per la salvezza delle anime e per combattere l’eresia, soprattutto quella degli ugonotti.
Fu allora che un tal Viret, calvinista sfegatato, autore di un velenoso libercolo contro la presenza reale nell’Eucarestia, lo attacca violentemente ed egli allora scrisse una Breve meditazione sul Simbolo degli Apostoli, in cui suffraga  ogni affermazione con citazioni della Scrittura e dai Padri: è con questo criterio o metodo che combatte tutte le opere dei calvinisti.
Quando il Viret osò mettere in dubbio la verginità della Madonna Francesco fece notare l’ignoranza dell’oppositore. Al calvinista Beza propose, per ordine di Clemente VIII, un incontro ma si accorse presto della pervicace ostinazione del suo interlocutore e quando ad Annegasse, a pochi chilometri da Ginevra, ci fu una solenne celebrazione delle Quarantore e i ministri calvinisti ginevrini organizzarono una violenta opposizione, il santo compose un’opera, Difesa dello Stendardo della Croce, che fu pubblicata tre anni dopo, nel 1600, a causa di una seria malattia e di un viaggio a Roma.
Nel frattempo Francesco ricevette nella Città Eterna la nomina di vescovo titolare di Nicopoli (marzo 1599). Compose in quel tempo l’orazione funebre per il Principe di Mercœur, al cui casato era debitore per i benefici ricevuti».

Nessun commento:

Posta un commento