venerdì 21 ottobre 2016

“Da nobis, quaesumus, Domine, Deus noster: sanctarum Virginum et Martyrum tuarum Ursulae et Sociarum ejus palmas incessabili devotione venerari” (Orat.) - COMMEMORATIO SANCTARUM URSULÆ ET SOCIARUM, VIRGINUM ET MARTYRUM

La Chiesa commemora, nel giorno della festa di sant’Ilarione, le gloriose vergini martiri di Colonia.
Il documento più antico che concerne il culto di questo gruppo di Vergini, la cui esistenza è negata dai neoliturgisti che si professano pure storici, è l’iscrizione di un certo Clemazio, che, a Colonia, sul luogo del martirio, tra il IV ed il V sec., fece costruire la loro basilica sepolcrale; iscrizione che oggi si trova nel coro gotico della chiesa di Sant’Orsola della città tedesca:


DIVINIS • FLAMMEIS • VISIONIB(us) • FREQVENTER
ADMONIT(us) • ET • VIRTVTIS • MAGNÆ • MAI
IESTATIS • MARTYRII • CÆLESTIVM • VIRGIN(um)
IMMINENTIVM • EX • PARTIB(us) • ORIENTIS
EXSIBITVS • PRO • VOTO • CLEMATIVS • V. • C. • DE
PROPRIO • IN • LOCO • SVO • HANC • BASILICAM
VOTO • QVOD • DEBEBAT • A • FVNDAMENTIS
RESTITVIT • SI • QVIS • AVTEM • SVPER • TANTAM
MAIIESTATEM • HVIIVS • BASILICÆ • VBI • SANC
TÆ • VIRGINES • PRO • NOMINE XPI SAN
GVINEM • SVVM • FVDERVNT • CORPVS ALICVIIVS
DEPOSVERIT • EXCEPTIS • VIRGINIB(us) • SCIAT • SE
SEMPITERNIS • TARTARI • IGNIB(us) • PVNIENDUM (Bollandisti, Gloria posthuma SS. Ursulæ et undecim millium virginum et martyrum, § 1, n. 1, in Acta Sanctorum, Octobris, vol. 57, t. IX, Dies XXI, Parigi-Roma 1869, p. 210).

Clemazio, di rango senatorio, originario dell’Oriente, dopo essere stato molte volte, con visioni e fulgori nel cielo, avvertito della grande gloria che il loro martirio ha meritato alle beate Vergini, ha, così come aveva fatto voto, costruito dalle fondamenta questa basilica eretta sulla sua proprietà. Se, dunque, qualcuno osava deporre un corpo, qualunque sia, all’infuori di quello di queste sante Vergini, in questa basilica illustre dove hanno, per il nome del Cristo, effuso il loro sangue, deve sapere che incorrerà, per quest’atto, nel castigo del fuoco eterno.

Colonia, con le sue prime chiese, fu distrutta nel 355, per mano degli Alemanni, o, forse, poco più tardi, ciò vuol dire che la cappella-basilica in memoria delle martiri sarebbe stata costruita da Clemazio in anni più recenti.
Nel 1893, fu rinvenuta una lastra funeraria di epoca romana nell’odierna basilica, in prossimità del terzo pilastro della navata laterale sud. Questa lastra attesta che il nome di Ursula o Orsola era usato, sebbene la giovane età della defunta escludesse che potesse trattarsi della nostra martire:


IN HOC TVMVLO INNOCIS VIRGO IACET NOMINE VRSVLA
VIXIT ANNIBVS OCTO MENSIBVS DVOBVS DIENS QVATTVOR.

In questo tumulo giace la Vergine innocente di nome Ursula;
Vissuta otto anni, due mesi e quattro giorni.

La messa è la stessa per la festa di santa Barbara, il 4 dicembre, ma le due prime collette sono comuni al natale delle martiri Perpetua e Felicita, il 6 marzo. La Chiesa insiste sempre sul contenuto spirituale dei Sacramenti e dei riti della nostra religione. Non dobbiamo agire come i Giudei a cui Dio fece questo rimprovero per mezzo di Isaia: populus hic labiis me honorat; cor autem eorum longe est a me. Dio è spirito, e noi dobbiamo adorarlo in spirito ed in verità, principalmente avvicinando i sacramenti con le disposizioni convenienti, al fine di ricevere, con il segno visibile, la grazie invisibile che il sacramento significa e produce.
Vi erano a Roma due chiese dedicate a sant’Ursula. La prima (Sant’Orsola della Pietà) è menzionata nelle Mirabilia, e si trovava presso il ponte Sant’Angelo, secretarium Neronis fuisse, ubi deinde fuit Ecclesia sancti Ursi (così Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 354-355)... Essa fu distrutta verso la fine del XIX sec.
La seconda chiesa (Sant’Orsola a Tor de’ Specchi, già, in precedenza, denominata San Niccolò de’ Funariis) si trovava presso la Turris Speculorum, ai piedi del Campidoglio (ibidem, pp. 551-552; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 399-400). Questa chiesa scomparve nel 1930.
Un terzo luogo di culto dedicato alla santa è un oratorio, Sant’Orsola a Ripetta, che il papa Clemente X fece trasformare da chiesa in oratorio privato interno ad un conservatorio di carattere assistenziale (cfr. Armellini, op. cit., p. 323).
Nel campo Marzio, esiste poi la chiesa sconsacrata destinata a teatro di prova, dedicata ai Santi Giuseppe ed Orsola (ibidem, p. 339).
La leggenda si è prontamente impadronita del martirio di Ursula e delle sue compagne e vi ha mescolato vari elementi in un dramma molto complicato. Si tratta verosimilmente, al contrario, di un gruppo di vergini immolate per la fede sul territorio di Colonia Agrippina verso la fine del III sec. o agli inizi del IV. Secondo gli antichi martirologi, i loro nomi sarebbero: Marta, Saula, Brittula (o Brittola), Gregoria, Saturnina, Sambazia, Pinnosa, Ursula, Senzia, Pallade (o Palladia), Saturia, Clemenza, Grata ed anche Cordula.
La leggenda si è formata più tardi, poiché Adone non ne aveva conoscenza. A partire dall’XI sec., la tradizione popolare non ha più conservato che i nomi di Ursula e di Pinnosa. Probabilmente, a causa delle diverse invasioni di popolazioni barbare, il sepolcro della sante Vergini è stato dimenticato.
Le due leggende su Ursula (la Passio Ursulæ, detta Fuit tempore vetusto, e la Passio detta Regnate Domino) apparvero tardi, solo dopo il X sec.; a queste poi diede credito il racconto della monaca benedettina santa Elisabetta von Schönau (1129-1164), che, nel suo Liber revelationum B. Elisabeth Schonaugiensis de sacro exercitu virginum Coloniensium (scritto tra il 1156 ed il 1157), narra, con dovizia di particolari, il martirio della santa e delle numerosissime compagne, così come raccontatole durante una rivelazione (Santa Elisabetta di Schönau, Liber revelationum seu imaginationum S. Elisabethæ Schœnaugiensis de SS. Ursula et sociabus, in Acta Sanctorum, cit., pp. 163 ss. Per riferimenti più approfonditi, cfr. Wilhelm Levison, Das Werden der Ursula-Legende, Köln, 1928, passim).
Significativo è comunque che il santo vescovo di Tours, Gregorio, menziona, forse a Colonia, l’esistenza di una chiesa commemorativa del martirio ad Sanctos Aureos, in onore di san Gereone e dei suoi compagni, dimenticando le sante vergini e martiri. Essa risalirebbe ad una costruzione romana del sec. IV; nel 612 si chiamerà basilica sancti Gereonis martyris (cfr. San Gregorio di Tours, Libri Miraculorum, lib. I, cap. 62, in PL 71, col. 761C-762A).
Il martirologio geronimiano, nel manoscritto di Luxeuil, risalente al 627 circa, menziona il 10 ottobre in Agrippina alcuni martiri uccisi dai mori, ma non menziona il 21 ottobre le nostre sante vergini. Ogni anno, però, già san Cuniberto di Colonia ricorda una fiera in onore dell’anniversario del martirio festeggiato nella sanctarum virginum basilica: un giorno (dell’anno 640) che il vescovo, nella basilica delle sante Vergini, come era solito fare ogni anno, si venne a posare sulla sua testa una colomba bianca, che in seguito si posò sulla tomba di una delle sante vergini, indicandone il sito, e poi sparì all’improvviso («Quadam die dum singulare redemptionis nostræ mysterium et solum infirmitatis nostræ remedium plenus Deo super mensam dominicam in basilica sanctarum Virginum immolaret, adstans clerus et populus vidit columbam splendidissimam primum hac et illac per omnem ecclesiam circumvolitando vagari, deinde pontificis insidere capiti: mox deinde reversum et juxta tumulum cujusdam virginis, stupentibus simul et mirantibus universis qui aderant, ab omnim oculis clapsam. Acclamatum est confestim ab omnibus vere dignum hunc esse qui ministraret Domino sacerdotem, felicem fore ecclesiæ pastorem» - Vita Cuniberti Episcopi Coloniensis, 10, riprodotta in Bollandisti, Gloria posthuma, cit., § 1, n. 11, p. 212).
Il monaco benedettino Wandelberto di Prüm menziona nel suo Martyrologium dell’848, in alcuni versi per il 21 ottobre, a Colonia le migliaia di Martiri:

Tunc numerosa simul Rheni per litora fulgent
Christo virgineis erecta trophea maniplis
Agrippinæ urbi, quarum furor impius olim
milia mactavit ductricibus inclita sanctis (Wandalberto di Prüm, Carmina, in Ernst Ludwig Dümmler (a cura di), Poetæ Latini Ævi Carolini, in Mon. Germ. Hist., t. II, Berlino 1884, p. 597, nonché in Bollandisti, Gloria posthuma, cit., § 16, n. 166, p. 272).

Il Martirologio di Usuardo dell’876 menziona al 20 ottobre, Civitate Colonia passio sanctarum virginum Marthæ et Saulæ cum aliis pluribus.
Una scritta, risalente al IX sec., della cattedrale di Colonia, per la prima volta, poi, menziona una Gregoria.
Il Calendario Ecclesiastico di Colonia del sec. IX al 21 ottobre indica undici vergini: Ursulæ, Sanciæ, Gregoriæ, Pinosæ, Marthæ, Saulæ, Britulæ, Satninæ (i.e. Santurninæ o Santinæ), Rabaciæ, Saturiæ (i.e. Saturniæ), Palladiæ. Nel Calendario dell’XI sec., le undici vergini divengono undicimila (ibidem, § 16, nn. 167-168, p. 272). La festa fu celebrata a Roma a partire dal XIV sec. Mera commemorazione sin dal messale del 1568.


Maestro delle Undicimila vergini, S. Ursula con le 11.000 vergini, 1490 circa, museo del Prado, Madrid

Giovanni Bellini, Sacra conversazione tra la Vergine col Bambino e le SS. Maria Maddalena (o Caterina d'Alessandria) e Ursula, 1490, museo del Prado, Madrid

Anonimo, Martirio di S. Ursula e delle vergini, XVI sec., museo del Prado, Madrid

Guglielmo Caccia, Martirio di S. Ursula e delle compagne, XVII sec., chiesa di S. Francesco, Moncalvo

Moretto da Brescia, S. Orsola e le compagne martiri, 1540-50, Chiesa di S. Clemente, Brescia

Moretto da Brescia, S. Orsola e le compagne martiri, 1540-50, Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano

Giovanni Lanfranco, S. Ursula e le 11.000 vergini, 1622, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma


Francisco de Zurbarán, S. Orsola, XVII sec., Palazzo Bianco, Genova

Francisco de Zurbarán, S. Orsola, 1650 circa

Jacques de Letin, Martirio di S. Ursula, XVII sec., Musée Saint-Loup, Troyes

Gerolamo Forabosco, Sant’Orsola, XVII sec., collezione privata

Ambito trentino, Martirio di S. Ursula e delle vergini, XVII sec., Trento

Ambito bergamasco, SS. Ursula e le vergini con S. Angela Merici, 1678, Bergamo

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