venerdì 5 agosto 2016

Santa Maria della Neve, un miracolo durante la crisi ariana

Nella festa della Dedicazione della Basilica romana di Santa Maria Maggiore, rilanciamo questo contributo di Cristina Siccardi.



Bartolomé Esteban Murillo, Sogno del patrizio Giovanni, 1664-65, Museo del Prado, Madrid

Bartolomé Esteban Murillo, Il patrizio Giovanni rivela il suo sogno a Papa Liberio, 1664-65, Museo del Prado, Madrid

Matteo Rosselli, Miracolo della neve e fondazione della basilica di Santa Maria Maggiore, XVII sec., Chiesa di Santa Barbara, Cavriglia

Gaetano Lapis, Madonna della Neve, 1730 circa, Chiesa di S. Francesco, Cagli.
La Vergine indica il prodigio ai Santi Bonaventura e Matteo



Luigi Ardenghi, Madonna della Neve, 1773

Ambito piemontese, Madonna della Neve appare al patrizio Giovanni, XIX sec., museo diocesano, Cuneo

Teresa Cappanin, Madonna della Neve, 1823, Verona

Santa Maria della Neve, un miracolo durante la crisi ariana

di Cristina Siccardi

Nel IV secolo, quando la Chiesa era imbevuta di eresia ariana, la Madonna fece sentire la sua presenza a Roma. Il Vicario di Cristo era in quel tempo Liberio, il Papa che cedette agli errori di Ario, come la maggioranza dei vescovi di allora. Non si trattò di semplice debolezza, ma di vero e proprio assenso all’errore. Il beato cardinal John Henry Newman afferma che «la caduta di Liberio è un fatto storico» (Arians of the Fourth Century, Londra 1876, p. 464).
Soltanto alcuni vescovi, puniti con scomuniche ed esili, resistettero: sant’Atanasio, sant’Eusebio di Vercelli, san Lucifero di Cagliari, san Dionigi di Milano, sant’Ilario di Poitiers. Nella V Appendice del suo Ariani del IV secolo, così scrive Newman, riprendendo ciò che registrò san Gregorio Nazianzeno in riferimento all’A.D. 360: «I pastori hanno certamente fatto cose folli; poiché, a parte pochi, i quali o per la loro insignificanza furono ignorati, o per la loro virtù resistettero e furono lasciati come un seme e una radice per la rifioritura e rinascita di Israele sotto l’influenza dello Spirito Santo, tutti cedettero al compromesso, con la sola differenza che alcuni cedettero subito e altri dopo; alcuni furono campioni e guide nell’empietà e altri si aggregarono a battaglia già iniziata, succubi della paura, dell’interesse, delle lusinghe o – ciò che è più scusabile – dell’ignoranza» (Orat. XXI.24).
Ebbene, la Madonna, Madre della Chiesa, vigilava allora, come vigila oggi sui Pastori. La Tradizione racconta che a quel tempo, quando a Roma non esistevano ancora chiese o basiliche sontuose, Maria Santissima si presentò in sogno ad un patrizio romano di nome Giovanni: era la notte del 4 agosto 352. La Vergine gli chiese di costruire una grande chiesa nel luogo dove la mattina seguente avrebbe nevicato. L’indomani il patrizio si recò da Liberio per narrargli il sogno, il Pontefice, a sua volta, rivelò di aver avuto la stessa visione.
Il prodigio nel frattempo si era avverato sul Colle Esquilino e per ordine di Liberio si fece tracciare la pianta di una grandiosa Basilica esattamente dove cadde la neve e l’edificio sacro venne finanziato dal patrizio Giovanni e dalla consorte, prendendo il nome di Basilica Liberiana dal nome del Papa e detta popolarmente ad Nives, ma anche Basilica di Santa Maria della Neve e, in seguito, Basilica di Santa Maria Maggiore per indicare la sua prevalenza su tutte le chiese romane dedicate alla Madonna.
Benché gli studiosi modernisti abbiano fatto di tutto per smontare la tradizione dei sogni e del miracolo, il culto è rimasto radicato in tutta Italia: una miriade di celebrazioni locali che a tutt’oggi coinvolgono paesi e interi quartieri di città. Si contano 152 chiese, santuari, basiliche minori con il titolo di Madonna della Neve, ogni regione ne possiede, fra quelle dove ne abbondano di più: Piemonte (31), Lombardia (19), Campania (17). Ella è Patrona di 64 comuni italiani e di 58 frazioni. Nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 5 agosto il miracolo viene rievocato con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall’interno della cupola durante la celebrazione liturgica.
La Madonna ad Nives è particolarmente onorata ad Altavilla Silentina (Salerno): la statua viene portata in processione dalla località Carillia fino al capoluogo, percorrendo una tratto di 6 km a piedi. A Bacugno (Rieti) avviene l’atto rituale della “genuflessione del toro”, che esprime la gratitudine dei paesani verso la figura della Madonna per l’abbondanza dei frutti della terra. A Cancelli, frazione di Cosio di Arroscia (Imperia), il Santuario della Madonna della Neve è posto a 1550 m s.l.m.: qui il 5 agosto accorrono i fedeli provenienti dalla provincia di Imperia e dalla vicina provincia di Cuneo.
La gente di Civitella Licinio (Benevento) è molto legata alla sua chiesetta Madonna della Neve, recentemente restaurata. La festa assume particolare solennità ogni sette anni e l’anno 2016 vi rientra. Le donne del XV secolo, a Gallipoli (Lecce), si recavano nella cripta dell’antica chiesa della Madonna ad Nives seu de Cassopo per venerare l’icona della Madonna della neve ed ottenere dei “responsi” sul ritorno dalla navigazione dei loro congiunti; nella cripta accanto all’icona vi era una finestrella che dava direttamente sul mare, da come esso si increspava, a seguito della loro invocazione, conoscevano la sorte di chi si trovava sulle imbarcazioni. A Monte San Giacomo (Salerno) da secoli, invece, nella notte fra il 4 e il 5 agosto si percorre un sentiero che conduce alla chiesa sulla cima del Monte Cervati (1899 m s.l.m.).
Una lunga e amabile Storia soprannaturale che intreccia le attenzioni e le cure di Maria Santissima alle terre cattoliche: Ella fa guardia e scudo non solo ai fedeli (siano essi buoni o meno), ma anche ai pastori (siano essi buoni o meno). Le sue belle chiese, come tutte quelle architettonicamente e artisticamente preconciliari, rammentano l’indispensabilità non soltanto, però, della devozione, ma anche della sana dottrina, quella che i nostri bambini imparavano proprio nelle dimore di Dio.
Una maestra della provincia di Cuneo ha raccontato a Camillo Langone che molti alunni di origine marocchina il sabato e la domenica vanno a scuola di arabo e di Corano: «sono bambini che spesso ricevono sussidi pubblici, sono bambini che sempre hanno nomi arabi e anche per questo nonostante siano nati in Italia si sentiranno arabi fino ai novant’anni, ammesso che non muoiano giovani facendosi saltare in aria in mezzo a coloro che pagando le tasse li hanno fatti studiare e spesso mangiare. Se un decimo di loro crederà alla sura della Conversione nel tempo in cui una bottiglia di Barolo raggiunge l’invecchiamento ottimale la provincia di Cuneo diventerà esplosiva come una banlieue parigina (…) Catechismo o morte» (http://www.ilfoglio.it/preghiera/2016/07/22/catechismo-o-morte___1-vr-144707-rubriche_c176.htm ).
Santa Maria Maggiore è lì, con la sua maestosità, non soltanto per ricordare il drammatico periodo della Chiesa del IV secolo, ma anche per rassicurare i fedeli in Cristo, indicando a loro la via della Salvezza, che passa attraverso la conoscenza (la dottrina), i Sacramenti (la Grazia di Dio nel mondo), la preghiera (compreso il Santo Rosario), la Croce (la sofferenza), l’abbandono filiale a Colei che è trionfatrice su ogni genere di eresia.

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