sabato 13 agosto 2016

La fine terrena di Maria, mistero nascosto in Dio

Nella Vigilia anticipata (a causa della domenica) dell’Assunzione, in anima e corpo, della Beata Vergine Maria, volentieri rilanciamo questo contributo, risalente un decennio fa, che ci è utile per immergerci nel significato profondo della festa che andremo a celebrare il prossimo 15 agosto.





Icona del funerale della Vergine con il miracolo delle mani tagliate al giudeo Jefonia o Ruben


Vasily Egorovich Raev, Un angelo dipinge per il beato Alipio iconografo delle Cave l'icona della Dormizione, 1848


La fine terrena di Maria, mistero nascosto in Dio

di Simone Moreno

Dalla ”Meryem Ana Evi”, la casa di Madre Maria ad Efeso, alla ”Chiesa della Dormizione”e alla ”Tomba della Vergine” a Gerusalemme, fra tradizioni e mistero.

Scrivendo nel num. scorso della rivista della “tradizione di Efeso” sul rinvenimento sulla “Collina dell’Usignolo” della ”Meryem Ana Evi” [la casa di Madre Maria], dicevamo anche che resta da confrontare la verità di tale tradizione efesina con quella della “Chiesa della Dormizione” e della “Tomba della Vergine” a Gerusalemme.
In fondo, non v’è in Efeso che una casa vuota; come non v’è in Gerusalemme che una tomba vuota: non si è mai trovata la vera tomba santa; anche se la presenza di Maria - ad Efeso come a Gerusalemme - è più viva e forte di qualunque assenza ‘fisica’.
Giuliano Patelli, nel suo libro Una Madonna nuova”, Edizione S. P. Self-Pubblished, 1998, dopo avere raccolto e interpretato i dati della “tradizione di Efeso”, si pone una domanda problematica: “Perché una tomba [della Madonna] a Gerusalemme?” [cfr. pp. 121-125]. Ed è un interrogativo destinato a rimanere senza risposta.
Alla tradizione che vuole Maria profuga in Asia Minore con Giovanni, e forse con Maria di Magdala e altre donne galilee - scrive Patelli -, si contrappone una radicata tradizione secondo la quale la Madonna “si addormentò” proprio a Gerusalemme. Quella spelonca intagliata nella roccia, rinvenuta negli scavi del 1972 sotto la “Chiesa della Dormizione”, fu veramente il luogo della temporanea sepoltura di Maria? Si tratta di una “tomba vuota”, a pochi passi dal Santo Sepolcro e dal Cenacolo, ritenuto quest’ultimo luogo ospitale per seguaci del Signore.

Dopo l’evento pentecostale Maria non è più nominata nella Sacra Scrittura

Nel Nuovo Testamento non vi è traccia neppure della più piccola informazione al riguardo. Né l’indifferenza degli Ebrei per le donne, forse allora più di oggi istintiva e comunque legalizzata, basta a giustificare questo silenzio. Perché Maria era pur sempre la Madre di Gesù, figlio di Dio per i suoi seguaci e grande Profeta per tutto il popolo.
L’aedo di Maria, l’evangelista Luca, dopo avere menzionato la Madre del Signore per l’ultima volta nella riunione seguita all’Ascensione di suo Figlio [cfr. At 1, 14], di colpo la dimentica anche lui e la “estromette” da tutte le sue successive testimonianze che, pure, alle volte raccontano episodi marginali o di scarso interesse.
Impressionante lo spostamento e l’attrazione di Luca verso l’Apostolo Paolo e l’Occidente, trascurando tutti gli altri Apostoli, ad eccezione di Pietro, e lo sviluppo della Chiesa d’Oriente dove Maria era sicuramente inserita. E sarà la Chiesa d’Oriente ad iniziarne il riscatto di devota attenzione.
D’altra parte, quel gruppetto errante e senza fissa dimora, costituito dall’avanguardia del Regno dell’Amore, nel quale era celata anche la Madre di Gesù, viveva nel rischio e nell’incertezza quotidiana.
Racconta Eusebio, il grande storico della Chiesa [+ 340], che fra il 37 e il 42 d.C. tutti i discepoli di Gesù furono cacciati da Gerusalemme. L’Apostolo Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, fece le spese per tutti. Erode Agrippa lo fece uccidere nel 42 a colpi di spada e, sapendo di fare cosa gradita ai Giudei, mandò ad arrestare anche Pietro, che fu salvo per un miracolo [cfr. At 12, 1-3].
Giovanni, con Maria, doveva avere già lasciato la città per altri luoghi; infatti, non è più nominato negli Atti di Luca. I riferimenti successivi agli Apostoli non dicono quanti fossero e chi fossero. Sono i grandi vuoti dell’Evangelista: la sua penna non scriverà mai più il nome di Maria, si accosterà a Paolo, l’ex-persecutore Saulo, e su di lui scriverà pagine e pagine. Perché certo Paolo lo meritava per la sua grande visione del Cristianesimo che incantava i primi seguaci e per le sofferenze tremende fino al martirio che subì per amore di Cristo; ma lo Spirito Santo lo avevano ricevuto anche gli altri Apostoli che pure predicavano la Buona Novella: Andrea, Tommaso, Bartolomeo, Taddeo, Filippo, Giovanni, Matteo, Giacomo il Maggiore, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo zelatore, Giuda fratello di Giacomo e Mattia.
Gesù aveva detto loro: ”Andate in tutto il mondo…” [Mc 16, 15]. E di quasi tutti la predicazione è sconosciuta e ignota la fine.
È curioso notare come Luca negli Atti non nomini Pietro senza affiancargli Giovanni [cfr. At 3, 1-11; 4, 13; 8, 14-25]; e poi, all’improvviso, lo ignori per sempre. Il nome di Giovanni affiancato a quello di Pietro scompare in occasione di un viaggio di Pietro a Ioppe [l’odierna Giaffa], il porto più vicino a Gerusalemme e noto fin dall’antichità per i traffici marittimi che interessavano l’Egeo. Ancora, Pietro prosegue per l’altro importante porto di Cesarea, dove incontrerà il centurione romano Cornelio. Ma Giovanni è già scomparso.
Salpavano ogni giorno da quei porti navi onerarie con carichi di olio, grano, legname, animali, manufatti e viaggiatori occasionali diretti ai porti dell’Egeo e del Mediterraneo. Chissà se tra gli otri, le anfore e i sacchi non si nascondesse qualche personaggio a noi noto…

La “tradizione gerosolimitana”

E veniamo così alla tradizione gerosolimitana sulla fine terrena di Maria: si tratta di racconti e testimonianze tramandati piuttosto tardivamente e registrati solo verso la fine del III secolo. Infatti, i primi solchi leggeri, nei quali si incanalerà il racconto della storia di Maria, non si intravedono prima dell’inizio del secolo successivo: troppo tardi per ricordare morte singolare, tomba o destino miracoloso del suo corpo mortale.
Così dobbiamo arrivare soltanto al secolo VI per trovare l’Imperatore d’Oriente Mauro che fissa, con Decreto particolare, al 15 Agosto la celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria [cfr. Hist. Eccl., XVII, 28, pp. 147-292].
Le varie Liturgie successive [nelle Chiese Orientali Armena, Copta, Abissina, Siriaco-Giacobita] non esprimeranno in modo inconfutabile il concetto di un’Assunzione di Maria come è sancito nel dogma cattolico, mentre faranno riferimento ad una morte miracolosa. Ma dove, come e quando? Non lo sappiamo.
In assenza di qualsiasi documento storico, è peraltro prodigiosa l’intuizione dell’immane schiera di devoti di Maria che, nel corso dei secoli, hanno creduto che a questa “divina creatura” non sia toccato, alla fine, il medesimo destino dei comuni mortali, soggetti alla corruzione della morte.
E tuttavia ci dobbiamo rassegnare al fatto che, mentre per l’Ascensione di Gesù al Cielo c’è una cronaca dei Vangeli [cfr. Mc 16, 19; Lc 24, 51] e degli Atti [cfr. At 1, 6-11], e c’è la testimonianza degli Apostoli, per la dipartita della Madre del Signore da questa terra è steso un velo oltre il quale nulla ci è dato di vedere.
Come ha scritto Epifanio di Salamina a quei tempi, e l’Abbé René Laurentin ha riassunto ai nostri giorni: “Siamo cauti in tali questioni, perché ignoriamo quasi tutto: sia il meccanismo della morte della Vergine, l’esperienza dell’aldilà ed il modo esatto della risurrezione [dei corpi], sia la fine terrena del destino di Maria, interamente ignorato dalla storia. La morte di Maria è verosimile senza dubbio; verosimiglianza resa rispettabile dall’ondata di Autori che l’hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare con Epifanio che la fine di Maria resti un mistero nascosto in Dio, che ci dobbiamo rassegnare a ignorare quaggiù”.

Il racconto di K. Emmerick

Quasi in appendice, e a puro titolo di curiosità - perché si tratta comunque di una “rivelazione privata” - riportiamo alcuni passi del racconto della “Morte e Assunzione della Vergine Maria” fatto dalla monaca stigmatizzata tedesca Anna Katharina Emmerick e raccolto da Clemens Brentano [cfr. cap. 10 della ”Vita della Santa Vergine Maria”, Ed. “San Paolo” 2004, pp. 207-226].
Si narra della Madonna a Efeso sul letto di morte, attorniata dagli Apostoli, chiamati dai diversi luoghi della loro missione evangelizzatrice per assistere alla sua dipartita da questo mondo.
“… Verso sera, quando si rese conto che la sua ora si avvicinava, la Santa Vergine, secondo la volontà di Gesù, volle prendere congedo dagli Apostoli, dai discepoli e dalle donne presenti […].
La Santa Vergine pregò e benedisse ognuno con le mani disposte a croce, toccando con queste a tutti la fronte. Parlò poi a tutti e fece esattamente come Gesù a Betania le aveva detto di fare. Dopo gli Apostoli si avvicinarono a lei i discepoli, che ricevettero anch’essi la sua benedizione […]. Intanto era stato predisposto l’altare per il Sacrificio e gli Apostoli avevano indossato i loro lunghi abiti bianchi […]. Pietro le amministrò l’Unzione con l’olio santo e le portò la Particola consacrata. Ella era come in estasi, con lo sguardo rivolto verso l’alto […].
Ed ecco - aggiunge la Emmerick - che mi è apparso qualcosa di commovente e meraviglioso. Il soffitto sopra alla stanza di Maria scomparve e la Gerusalemme celeste discese su di lei. Ho visto nubi luminose e tanti Angeli divisi in due Cori, e dalle nubi un raggio di luce raggiunse Maria. Ella stese le braccia con indicibile nostalgia e ho osservato il suo corpo librarsi al di sopra del giaciglio, totalmente sollevato in aria. Ed ecco che la sua anima uscì dal corpo come una piccola purissima figura di luce, con le braccia tese verso l’alto e salì verso il cielo, condotta dal raggio di luce […]. Era come Gesù quando era asceso al cielo.
Quindi le donne coprirono il santo corpo con un lenzuolo e gli Apostoli e i discepoli si recarono nella parte anteriore della casa: in una grotta là presso, non spaziosa, le donne deposero la bara con il corpo della Santa Vergine che Pietro e Giovanni avevano portato a spalla, percorrendo la piccola “Via Crucis” ricostruita sulla “Collina dell’Usignolo”, dove la Santa Vergine aveva trascorso i suoi ultimi anni […].
Dopo alcuni giorni dal “transito” della Madre del Signore, gli Apostoli e i discepoli tornarono alle loro case e alle loro terre di missione…”.
Ma anche alla fine del “racconto” di Anna Katharina Emmerick rimaniamo con il nostro dubbio: come conciliare la “tradizione di Efeso” con quella di Gerusalemme? Rimane un mistero che noi devotamente veneriamo sia ad Efeso, presso la ”Meryem Ana Evi”, la casa di Madre Maria, sia a Gerusalemme, nella ”Chiesa della Dormizione” presso il Santo Sepolcro e nella ”Tomba della Vergine” [nella “Chiesa dell’Assunzione”], tagliata e isolata dalla roccia circostante e con tutte le caratteristiche di una tomba del I sec. d. Cr.
Di fede c’è soltanto l’affermazione dogmatica della Cost. Ap. ”Munificentissimus Deus” di Pio XII che, proclamando il 1° Novembre 1950 il dogma di Maria Assunta in Cielo, scrive: ”… compiuto il corso della sua vita terrena, la Beata Vergine Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Dove, come e quando, non ci è dato davvero di conoscere.

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