lunedì 28 marzo 2016

Le numerose apparizioni di Gesù risorto provano la Resurrezione

Tra le numerose apparizioni e manifestazioni del risorto, vi è stata senz’altro quella a sua Madre.
I Vangeli non menzionano, è vero, alcuna apparizione alla Vergine. Ma si tratta nondimeno di una verità da sempre creduta dal popolo cristiano. Scriveva il grande biblista domenicano Marie-Joseph Lagrange: « La piété des enfants de l’Église tient pour assuré que le Christ ressuscité apparut d’abord à sa très sainte Mère. Elle l’a nourri de son lait, elle a guidé son enfance, elle l’a comme présenté au monde aux noces de Cana, pour ne reparaître guère qu’auprès de sa croix. Mais Jésus a consacré à elle seule avec Joseph trente ans de sa vie cachée : comment n’aurait-il pas eu pour elle seule le premier instant de sa vie cachée en Dieu ? Cela n’intéressait pas la promulgation de l’Évangile ; Marie appartient à un ordre transcendant où elle est associée comme Mère à la Paternité du Père sur Jésus » ; «La pietà dei figli della Chiesa ritiene come certo che Cristo risorto apparve prima alla sua Santissima Madre. Lei Lo alimentò col suo latte, guidò durante la sua infanzia, per così dire, Lo presentò al mondo nelle Nozze di Cana, e non riapparve se non ai piedi della Croce. Ma Gesù consacrò solo a Lei e a San Giuseppe trent’anni della sua vita nascosta: come avrebbe potuto non dedicare solo a Lei il primo istante della sua vita nascosta in Dio? Non c’era interesse a divulgare questo dato nei Vangeli; Maria appartiene a un ordine trascendente, nel quale è associata, come Madre, alla paternità del Padre, in relazione a Gesù» (Marie-Joseph Lagrange, OP, L’Évangile de Jésus-Christ avec la Synopse évangélique, trad. a cura di P. C. Lavergne o.p., Librairie Lecoffre-Gabalda et Cie, Paris, 1954, p. 648-649).
Vi sarebbero, a fondamento, di questo convincimento almeno due ragioni: 1. la prima di ordine, diciamo, affettivo e naturale: Cristo amava profondamente sua Madre e, dunque, non poteva non renderla partecipe (così come del resto l’aveva resa socia e compartecipe della Passione), prima di ogni altra persona, della gioia della Resurrezione; 2. la seconda ragione possiamo definirla di ordine teologico: Maria è stata la prima redenta (in virtù del suo immacolato concepimento) e la prima credente, la quale meditava nel suo cuore, sin dalla divina Infanzia del Redentore, tutti gli avvenimenti che l’hanno interessato. Per questo, essendo la prima credente, anzi, diciamo, il prototipo della perfetta credente, il Signore non poteva far a meno di manifestarsi, prima che alla Maddalena ed agli altri discepoli, a sua Madre.
Anche l’apocrifo Vangelo di Gamaliele (risalente al VI sec.) ed i Padri hanno fortemente sostenuto quest’opinione. Abbiamo testimonianze di sant’Efrem Siro e di san Giovanni Crisostomo. Essi fondavano questa convinzione su un passo del Vangelo matteano (Matth. XXVIII, 1), secondo cui Gesù sarebbe apparso a «Maria Maddalena e l’altra Maria», intendendo per «altra Maria» la Madre di Gesù.
Il santo ortodosso Gregorio di Palamas, nella sua XVIII Omelia sulle Mirofore, ovverosia per la c.d. domenica delle mirofore, nega decisamente che la prima apparizione del Risorto sia stata per la Maddalena, bensì fu a favore della Madre: «… l’annuncio della Resurrezione del Signore prima fra tutti gli uomini, com’era del resto conveniente e giusto, l’ebbe dal Signore la Madre di Dio, ed ella prima di tutti lo vide risorto e godette della sua divina familiarità: né lo vide solo con gli occhi e lo sentì con le proprie orecchie, ma per prima ella sola toccò con le mani i suoi santi piedi, benché gli evangelisti non dicano in modo chiaro tutte queste cose, per non addurre come testimone la Madre e offrire occasione di sospetto agli increduli» (San Gregorio di Palamas, Omelia XVIII sulle Mirofore, § 3, in Georges Gharib – Ermanno M. Toniolo, Testi mariani del secondo millennio. 1. Autori orientali (secc. XI-XX), ed. Città Nuova, Roma, 2008, p. 350).
Con lui anche altri Padri, sia latini sia orientali, hanno affermato questa verità (S. Paolino di Nola, Isacco di Antiochia, Cesario di Arles, Eadmero, Amedeo di Losanno, Onorio di Autun, Giovanni Euchaita, S. Massimo il Confessore, Giorgio di Nicomedia, Simeone Metafraste, S. Bruno di Segni, Ruperto di Deutz, Sicardo da Cremona, S, Gregorio di Nissa, S. Giovanni di Tessalonica, ecc.), sebbene con varie argomentazioni, hanno sostenuto tale verità (cfr. Aristide Serra, Dimensioni mariane del mistero pasquale. Con Maria, dalla Pasqua all’Assunta, ed. Paoline, Milano, 1995, pp. 38 ss. Per riferimenti, v. anche Sergio Gaspari, Testimone privilegiata del Risorto, in Madre di Dio, 2007, fasc.  4; George Gharib, L’Apparizione del Risorto alla Madre e la festa della Risurrezione, ivi, 2006, fasc. 4, che offre anche interessanti spunti legati alla liturgia siro-occidentale).
Anche la Chiesa latina celebra, poi, sin dal termine della grande veglia di Pasqua, il saluto pasquale del Risorto alla Madre con il canto dell’antifona del Regina Coeli (come prescrive la terza Editio Typica del Missale Romanum approvato da Giovanni Paolo II e pubblicato nel 2002).
Il papa Giovanni Paolo II, a sua volta, ha sostenuto in diverse occasioni questa consolante verità (cfr. Omelia della Santa Messa nel Santuario di Nostra Signora de La Alborada, 31 gennaio 1985, § 6; Regina Coeli, 4 aprile 1994; Udienza generale, 21 maggio 1997. V. anche Salvatore Maria Perrella, Maria nel Mistero Pasquale, in L’Osservatore romano, 9.4.2009).
Pure i mistici l’hanno confermata. Ci narra, ad es., dom Prosper de Gueranger che «Nostro Signore ha voluto descrivere, egli stesso, quella scena in una rivelazione fatta a santa Teresa. Si degnò di confidarle che la sua divina Mamma era così profondamente abbattuta, da non resistere ancora molto senza soccombere al suo martirio e che, quando si mostrò a lei, appena uscito dal sepolcro, ebbe bisogno di qualche istante per ritornare in se stessa, prima di ritrovarsi in istato di godere una tale gioia; e il Signore aggiunge che le restò non poco vicino, perché questa sua prolungata presenza le era necessaria».
Nell’odierna festa del Lunedì dell’Angelo, perciò, è indicato rilanciare questo contributo di don Morselli sul tema delle apparizioni del Risorto.





Rogier van der Weyden, Pala di Maria o Miraflores, con scene della Natività, della Deposizione di Cristo e di Cristo risorto appare alla Vergine, 1440 circa, Staatliche Museen, Berlino

Filippino Lippi, Et prima vidit ... - Cristo risorto appare alla Vergine - Intervento di Cristo e della Madre, 1493 circa, Alte Pinakothek, Monaco

Guido Reni, Cristo risorto appare alla Vergine, 1608 circa, Fitzwilliam Museum, Cambridge


Guercino, Cristo risorto appare alla Vergine, 1629, Pinacoteca Comunale, Cento

Le numerose apparizioni di Gesù risorto provano la Resurrezione

di don Alfredo Morselli


Gesù, dopo la sua resurrezione, era apparso molte volte: negli anni successivi, i numerosi testimoni di queste apparizioni, erano rimasti in vita e la loro testimonianza, verificabile e credibile, rafforzava la fede dei primi cristiani. 
Esaminiamo, a questo proposito, 1 Cor 15, 1-28: 
[1] Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, [2] e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l’ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
[3] Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, [4] fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, [5] e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. [6] In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. [7] Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. [8] Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. [9] Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. [10] Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. [11] Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. 

Ad una prima occhiata, potrebbe sembrare che S. Paolo si preoccupi della fede nella Resurrezione di Gesù a Corinto, che volesse rafforzare questo punto della fede: ma i versetti successivi ci indicano che il dubbio di alcuni Corinti è un altro; si tratta della resurrezione dei morti: 
[12] Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?

Il v. 12b, evidenziato in grassetto, rivela chiaramente il dubbio di alcuni (quindi non di tutti) Corinti. 
Tutta l’argomentazione paolina successiva tende a dare una vera e proria dimostrazione teologica del fatto che i morti risorgono. Notiamo bene che la resurrezione dei morti è uno degli articoli della nostra fede “esistenzialmente” più difficile a credersi. Quando ci troviamo davanti ad un cadavere, con i tragici resti di una malattia o di un incidente, bisogna proprio farsi forza per credere che i nostri defunti risorgeranno! 
Detto questo, precisiamo ancora che, per sciogliere un dubbio, è necessario fondare il nostro ragionamento su delle certezze: non possiamo fondarci su un altro dubbio. E qual è la certezza su cui S. Paolo si appoggia per dimostrare che i morti risorgono? Vediamo che l’apostolo parte da due certezze; la prima è un fatto storico; la seconda un principio teologico.
Il fatto storico è la resurrezione di Cristo, il principio teologico è che Cristo è la “primizia” di coloro che risorgono, cioè il primo di una serie. 
Esaminiamo dunque ora lo sviluppo dell’argomentazione paolina: i morti risorgono perché…
1) Cristo è veramente risorto - la Resurrezione di Gesù è certa;
2) Cristo “è primizia di coloro che sono morti” (il primo “frutto” di un intero raccolto).
Se Cristo è veramente risorto - ed è risorto perché lo hanno visto in tanti, molti ancora viventi - e Cristo non risorge solo per conto suo, ma è il primo di una serie, allora tutti i morti risorgono. 
Fatte queste premesse, possiamo ora leggere il seguito di 1 Cor 15: dal v. 13 al 18 vediamo l’insistenza sul primo argomento (Cristo è veramente risorto - la Resurrezione di Gesù) 
[13] Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! [14] Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. [15] Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. [16] Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è veramente risorto - la Resurrezione di Gesù; [17] ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. [18] E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. [19] Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. 

A partire dal v. 20 troviamo il secondo argomento (Cristo primizia) 
[20] Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. [21] Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; [22] e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. [23] Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; [24] poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. [25] Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. [26] L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, [27] perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. [28] E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. 

La teologia paolina sull’unità del genere umano in Adamo e sulla nuova unità in Cristo ci interessa meno, in vista del fine di questo scritto, che è quello di constatare che a Corinto, per provare teologicamente la resurrezione dei morti, viene presentato il fatto della resurrezione di Gesù, un fatto certo, accreditato da molte testimonianze, a più riprese, verificabili, credibili, autorevoli. Per provare il più incredibile dei misteri (la resurrezione dei morti) non può essere portato un argomento dubbio, o un mito; ci vuole una prova certa.
Capiamo allora come l’insistenza sulla parola “apparve” (4 volte) dei primi versetti serve a rafforzare la credibilità dell’argomento decisivo.

Conclusioni 

Siccome per provare la resurrezione dei morti è necessaria una prova certissima, e, per questo scopo, S. Paolo usa come argomento la resurrezione di Gesù, se ne conclude che a Corinto, circa 20 anni dopo la Resurrezione di Gesù, tutti erano sicuri che questa fosse storicamente accaduta
Perché tutti (anche “alcuni” che non credevano nella resurrezione dei morti) ne erano così sicuri?
Perché erano ancora vivi e rintracciabili i testimoni: alcuni Apostoli e “più di cinquecento fratelli” a cui Gesù era apparso “in una sola volta”.

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