venerdì 4 marzo 2016

“Cathólicam promovére fidem summópere stúduit, et Ruthenórum schisma abolére; quaprópter Casimírum patrem indúxit, ut legem ferret, ne schismátici nova templa constrúerent, nec vétera collabéntia restaurárent. Erga páuperes et calamitátibus oppréssos benéficus et miséricors patris et defensóris egenórum nomen obtínuit” (Lect. V. – II Noct.) - SANCTI CASIMIRI CRACOVIENSIS, CONFESSORIS ET MAGNI DUCATUS LITUANIÆ PATRONI

La festa di questo giglio profumato di verginale purezza, in mezzo alle frivolezza di una corte reale (+ 1483), fu istituita da Paolo V.
La messa è quella del comune dei Confessori Os justi, come il 23 gennaio per san Raimondo, ma la prima colletta è propria.
La feste dei santi re e dei potenti di questa terra ha un pregio ed una bellezza che le sono proprie, poiché più difficile è la pratica della perfezione cristiana in un tale stato, cioè in mezzo alle seduzioni delle ricchezze e della gloria, maggiore è la gloriosa vittoria che il Cristo riporta sui suoi fedeli servi, re degli uomini, ma servi di Gesù.
Il santo fu sepolto nella cattedrale di Vilnius e la sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi. Agli inizi del ‘500, Alessandro VI Borgia concesse l’indulgenza ai visitatori della cappella dove si trovava la sua tomba, ricordando i molti miracoli a lui attribuiti.
La causa ufficiale di canonizzazione iniziò nel 1517 su richiesta del vescovo francescano Alberto di Vilnius, attivo nel Granducato, e del re Sigismondo II, fratello del santo. Il papa incaricò mons. Zaccaria Ferreri, suo legato pontificio, di indagare sulla santità di Casimiro nei luoghi nei quali vi erano testimonianze della sua vita terrena. Nel 1520, gli atti dell’investigazione furono trasmessi a Roma, ma andarono poi perduti. Quella che rimase fu una Vita beati Casimiri Confessoris, scritta dallo stesso Ferreri durante la sua missione in Lituania, in cui si trova eco della leggenda che voleva che i lituani discendessero dai romani.
Secondo la tradizione, Casimiro sarebbe stato canonizzato da papa Leone X Medici, ma non è una notizia sicura, in quanto il papa morì il 1° dicembre 1521 e non è detto che abbia avuto il tempo di esaminare gli atti inviati dal Ferreri. Che ci sia stato il processo di canonizzazione o meno, sta di fatto che la diffusione del culto di Casimiro si interruppe per buona parte del XVI sec., poiché il clima religioso della Lituania non era favorevole al culto dei santi, in conseguenza della forte penetrazione protestante che stava coinvolgendo il Paese.
Fu solo agli inizi del XVII sec. che il culto riprese piede. Nel 1602, Clemente VIII, con proprio breve, approvava la festa del santo; nel 1604 ebbe inizio il culto ufficiale del santo, con festeggiamenti solenni a conferma della canonizzazione avvenuta, per certificare la quale Roma inviò a Vilnius anche uno stendardo con l’effigie di Casimiro come si usava per le canonizzazioni solenni. Quando si aprì, in quello stesso anno, la sua tomba si trovò, in una pergamena, una copia del suo inno «Omni die» (in verità risalente a san Bernardo) accanto alla sua tempia destra ed il suo corpo rimasto intatto.
La festa venne inserita nel messale e nel breviario da Paolo V il 7 agosto 1621 con rito semidoppio (con conseguente riduzione a semplice commemorazione della festa di san Lucio papa e martire); nel 1636, Urbano VIII proclamò Casimiro patrono principale della Lituania. Nel 1948, Pio XII promosse il culto di san Casimiro come patrono speciale dei giovani.
La chiesa di san Casimiro a Vilnius, la cui costruzione iniziò il 12 maggio 1604, nel giorno della festa per la canonizzazione, fu il luogo simbolo per l’affermazione del cristianesimo in Lituania. Proprio per questo suo riferimento simbolico, fu più volte colpita nel corso dei secoli: nel 1798, le truppe russe l’adibirono a rifugio dei soldati, mentre nel 1812 i francesi l’adibirono a deposito. Nel 1831, il governo russo la confiscò e la trasformò in chiesa ortodossa dedicata a San Nicola e solo nel 1922 fu restituita ai gesuiti. Ma lo fu per poco: i sovietici nel 1945 destinarono la chiesa del santo patrono della Lituania a deposito di carta e nel 1962 l’adibirono a Museo dell’ateismo (Così Claudio Carpini, Storia della Lituania. Identità europea e cristiana di un popolo, con Prefazione di Franco Cardini, Città Nuova Ed., Roma, 2007, pp. 97-99). Solo nel 1991 fu resa ai cattolici e riaperta al culto del santo.
Nella chiesa vi è una curiosa icona del santo con tre mani. In realtà, l’iconografo che creò quest’immagine decise di cambiare la posizione di una mano, così vi dipinse sopra e ne disegnò una nuova, ma la precedente riappariva ogni volta che egli vi passava sopra col pennello per coprirla. Il pittore concluse infine che doveva trattarsi di un miracolo e lasciò l’immagine con tre mani.
A lui i lituani attribuiscono due episodi di protezione della loro terra: nel 1518, quando vinsero contro 60.000 soldati comandati dal ruteno Basilio ed a metà del ‘600 in analoghe circostanze, quando i lituani riuscirono a scacciare i russi e gli svedesi.





Carlo Dolci, S. Casimiro, XVII sec., Palazzo Pitti, Firenze

Autore ignoto, S. Casimiro in adorazione del Crocifisso, XVII sec., Museo del Castello reale, Varsavia (Muzeum Zamek Królewski w Warszawie)

Szymon Czechowicz, S. Casimiro in venerazione della Vergine col Bambino, 1741 circa, chiesa di S. Anna, Cracovia

Florian Stanisław Cynk, S. Giovanni Canzio istruisce S. Casimiro, 1890, Museo Nazionale, Cracovia

Florian Stanisław Cynk, S. Casimiro prega alle porte di una chiesa, XIX sec., Museo Nazionale, Cracovia



Icona di S. Casimiro (con tre mani) posta al di sotto dell’urna del Santo, Cappella di S. Casimiro, Vilnius, Lituania

Icona di S. Casimiro (con tre mani) senza il rivestimento d'argento

Massimiliano Soldani Benzi, Reliquiario di S. Casimiro, 1687-88, Museo delle Cappelle Medicee, Firenze

Nessun commento:

Posta un commento