venerdì 20 novembre 2015

“Illústrem hic a beáta Vírgine Matre favórem accépit; dormiéntibus síquidem cunctis frátribus et ad matutínas preces in pervigílio Nativitátis Deíparæ média nocte recitándas, Deo sic disponénte, non surgéntibus, Felix, de more vígilans et horas prævéniens, chorum ingréssus, réperit beátam Vírginem in médio chori, hábitu cruce órdinis insigníto indútam, ac Cælítibus simíliter indútis sociátam” (Lect. VI – II Noct.) - SANCTI FELICIS DE VALOIS, CONFESSORIS


Uno dei più grandi Pontefici, che ha reso illustre il trono di san Pietro, fu certamente Innocenzo III, sotto il quale il papato raggiunse, per così dire, la vetta del potere e della gloria, realizzando nelle forme nuove ed appropriate al tempo, quel sublime ideale per il quale il papa Ildebrando era morto in esilio. Con l’opera restauratrice del giovane Lotario di Segni, coincise l’istituzione di nuovi e grandi Ordini religiosi, in modo che Innocenzo III, approvando le regole dei Minori, dei Dominicani e dei Fratelli per la redenzione degli schiavi, trasfuse effettivamente in seno alla famiglia cattolica questo fiotto di sangue giovane, di energia e di slancio soprannaturale che richiedeva oramai la nuova epoca dei Comuni e delle libertà popolari.
L’opera di san Felice di Valois entra in questo vasto piano di rinnovamento cattolico che ebbe Innocenzo per promotore, e noi amiamo a rievocare la dolce figura di questo Santo che, al Laterano, si era inginocchiato ai piedi del Pontefice con san Giovanni de Matha, ricevendo da lui la conferma dell’istituto dei fratelli redentori degli schiavi.
Oramai, i confini tradizionali della cristianità non bastavano più a questi arditi giovani, traboccanti di vita e di santità, desiderosi di sacrificarsi per l’amore del Cristo. Mentre Domenico si attardava ancora a predicare in Francia contro gli Albigesi, Francesco partiva per la Palestina. Questo movimento di emigrazione missionaria è seguito rapidamente dai due fondatori dell’ordine della Santissima Trinità per la redenzione degli schiavi; c’è tuttavia una differenza: mentre i discepoli di Francesco e di Domenico andavano direttamente verso gli infedeli per guadagnarli al Vangelo, l’opera di Felice di Valois e di Giovanni de Matha si riferiva piuttosto al bene dei cristiani che, tiranneggiati da quelli, correvano il rischio di perdere, con la loro libertà, il tesoro della fede.
La messa Justus, in onore di quest’eroe della carità fraterna (+ 4 novembre 1212), è la stessa del 31 gennaio, festa di san Pietro Nolasco, fondatore anche lui di una famiglia per il riscatto degli schiavi.
Solo le collette sono differenti.
La prima è propria; le altre due sono le stesse del 19 luglio, per la festa dei santi Vincenzo e Paolo.


Denys Calvaert, Apparizione della Vergine col Bambino ai SS. Felice di Valois e Giovanni de Matha, 1580 circa, museo del Prado, Madrid

Vicente Carducho, Incontro tra S. Giovanni de Matha e S. Felice di Valois, XVI-XVII sec., museo del Prado, Madrid

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