martedì 1 settembre 2015

“Sed multis deínceps clárior miráculis, timens sui nóminis celebritátem, Arelátem ad beátum Cæsárium conténdit. A quo post biénnium discédens, secéssit in erémum; ubi diútius herbárum radícibus et cervæ lacte, quæ státis ad eum horis veniébat, admirábili sanctitáte vixit. Quæ cerva, insequéntibus quodam die cánibus régiis, cum in antrum Ægídii refugísset, Gálliæ regem ímpulit, ut ab eo summis précibus péteret, ut in loco spelúncæ monastérium éxstrui paterétur” (Lect. III – II Noct.) - SANCTI ÆGIDII, ABBATIS

Il culto di quest’illustre Santo fu introdotto in Italia verso il IX sec. In effetti, il nome di sant’Egidio comparve soltanto nella seconda recensione del martirologio di Usuardo verso l’anno 875.
Lo si trova in seguito negli Addimenta del Geronimiano, poiché il culto del fondatore dell’abbazia di Saint-Gilles, in Linguadoca, doveva diffondersi a partire dal X sec., e soprattutto nei secc. XI e XII. L’importanza dell’abbazia, che costituiva una tappa per i pellegrini di Roma e di Compostella, contribuì parecchio al culto del Santo, tanto quanto la leggenda dello stesso, così elevata nei colori in cui si presenta (cfr. Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 284).
La devozione al Santo si sviluppò largamente in Italia, dove numerose chiese gli furono dedicate. A Roma se ne trova una in Vaticano (chiesa di Sant’Egidio a Borgo) attestata letterariamente solo nel XIII sec., sebbene certamente di epoca anteriore; Bonifacio VIII l’unì al Capitolo di San Pietro (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 788-789; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 164). Si celebrava un tempo in questo giorno una grande festa, con fuochi d’artificio, musica, corse di cavalli attraverso il quartiere; questa chiesa era la sede di un’importante confraternita. Attualmente la chiesa è affidata alle cure delle Suore Francescane Missionarie di Maria, che, dal 1926, sovrintendono al Laboratorio per il restauro degli arazzi del Vaticano.
A Trastevere esiste ancora un’altra chiesa sotto il nome di sant’Egidio, che occupa lo spazio dell’antico tempio di San Lorenzo in Janiculo o de curtibus. Essa, concessa dal capitolo di Santa Maria in Trastevere nel 1610 ad un pio macellaio, tale Agostino Lancellotti, perché la restaurasse, fu aiutato dalle generose offerte della principessa di Venafro, agli inizi del XVII sec. ed affidata alle Carmelitane della riforma di santa Teresa e dedicata a Sant’Egidio (cfr. Mariano Armellini, op. cit., pp. 650-651). Sempre nel XVII sec., le Carmelitane Scalze lasciarono il convento, trasferendosi ad un altro poco distante. La chiesa è ora dedicata alla Madonna del Carmine. Dell’ex convento delle Carmelitane, oggi, una parte ospita un Museo del folklore e dei poeti romaneschi; mentre un’altra parte è sede principale dell’associazione laicale Comunità di Sant’Egidio.
L’autenticità degli Acta di sant’Egidio (Vita Ægidii) è dubbia. Egli visse probabilmente nella seconda metà del VII sec. e fondò, nella diocesi di Nîmes, un celebre monastero in onore dei santi Apostoli Pietro e Paolo, dove, dopo la sua morte, fu sepolto con onore. Urbano IV estese la festa di sant’Egidio alla Chiesa universale.
La messa è interamente quella del Comune degli Abati, come per san Saba, il 5 dicembre.
Una delle rappresentazioni più famose di sant’Egidio lo raffigurano che, mentre celebra la messa, un angelo dal Cielo gli porge un libro aperto (o una pergamena srotolata), il libro dei peccati di Carlo Magno (o forse  di Carlo Martello, prima della battaglia dei Poitiers contro i saraceni), sul quale il santo lesse il delitto che l’imperatore non aveva il coraggio di confessargli. Si trattava probabilmente di una relazione incestuosa del sovrano carolingio con la sorella Gisella da cui sarebbe nato il famoso conte Rolando/Orlando (per riferimenti sul peccato di Carlo Magno v. qui). Il Santo intercedé, offrendo il divin sacrificio in espiazione del re, e vide via via cancellato il peccato sino a scomparire del tutto dal libro dei peccati (v. Auctore Anonymo, Vita S. Ægidii abbatis, Caput III. Regimen monasterii; accessus ad Carolum regem et reditus ad monasterium, quod brevi subvertendum prædicit: iter Roman, ubi monasterium offert Pontifici, a quo exemptionis privilegium et dona impetrat, dein redit ad suos: beata Sancti mors, et sepultura, §§ 20-21, in Bollandisti, Acta Sanctorum, vol. XLI, Septembris, t. I, Die Prima, Parigi-Roma, 1868, pp. 302-303).


Maestro di S. Egidio, Messa di S. Egidioa favore di Carlo Martello, 1470-1500 circa, National Gallery, Londra



Maestro di S. Egidio, S. Egidio e la cerva, 1470-1500 circa, National Gallery, Londra




Hans Memling, Trittico della famiglia Moreel (famiglia Moreel con i SS. Guglielmo di Malavalle, Mauro, Cristoforo, Egidio e Barbara), 1484, Groeninge Museum, Bruges

Hans Memling, SS. Girolamo ed Egidio, 1491, St. Annen-Museum, Lubecca

Bartolomé Román, S. Egidio, 1616, museo del Prado, Madrid

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