venerdì 31 luglio 2015

“Ipse autem, misso ad prædicándum Indis Evangélium sancto Francísco Xavério, aliísque in alias mundi plagas ad religiónem propagándam disseminátis, éthnicæ superstitióni hæresíque bellum indíxit; eo succéssu continuátum, ut constans fúerit ómnium sensus, étiam pontifício confirmátus oráculo, Deum, sicut álios áliis tempóribus sanctos viros, ita Luthéro ejusdémque témporis hæréticis Ignátium et institútam ab eo societátem objecísse” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI IGNATII LOYOLAENSIS (DE LOYOLA), CONFESSORIS, ET SOCIETATIS JESU FUNDATORIS




Parlare velocemente dei meriti verso il cattolicesimo di Iñigo López Oñaz de Recalde y Loyola, che prese il nome semplicemente di Ignazio dopo la sua conversione, e che morì a Roma il 31 luglio 1556, è impossibile. Il solo suo nome riassume difatti tutto l’immenso lavoro intrapreso dalla Chiesa nel XVI sec., per opporre alla riforma luterana una vera riforma cattolica, così che la liturgia stessa afferma, a lode di Ignazio, che la Provvidenza lo mandò per opporlo a Lutero.
Anche oggi, il nome del Loyola e della Compagnia, fondata da lui ed un tempo tanto gloriosa, sono sinonimi di vita e di azione cattolica nel senso più elevato del termine; in modo che gli avversari, pur fingendo della tolleranza verso altre congregazioni religiose, nutrono un odio irriducibile contro l’istituto di Ignazio, nel quale riconoscono maggiormente a buon diritto l’esercito agguerrito e più invulnerabile che la Provvidenza abbia posto sotto il comando immediato del Vicario di Gesù Cristo. Si può dire della Compagnia di Gesù ciò che il Vangelo dice del Divin Salvatore; perseguitata fin dalla sua nascita, soppressa e poi ristabilita, oggetto di un odio infinito per gli uni e di fiducia illimitata per gli altri, pertransiit benefaciendo et sanando; «… passò facendo il bene e guarendo» (At. 10, 38). Così era è stato tre cinque secoli fa. Quale paradosso vedere, invece, che l’Ordine stabilito da Dio per abbattere l’eresia riformata ed i suoi servi sia oggi tra i più feroci nella distruzione della santa Chiesa, nell’annientamento della fede, che professava sant’Ignazio! Davvero una punizione divina!
Il corpo di sant’Ignazio si conserva a Roma nel magnifico tempio farnesiano della prima casa professa, presso al titulus Marci, dedicata al Nome di Gesù (Cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 463-465). Nella Città eterna molti altri santuari ricordano tuttavia lo zelo del Santo, a cominciare dalla Basilica di San Paolo, dove egli ed i suoi primi compagni emisero la solenne professione religiosa. Il ricordo di sant’Ignazio si è custodito anche nella chiesa di Sant’Apollinare presso la quale fondò il Collegio germanico (ibidem, pp. 345-347); in quella di Santa Marta, dove raccolse le povere donne sventurate che volevano fare penitenza (ibidem, p. 471); in quella di Santa Caterina dei funari o della rosa, dove istituì un convitto per le ragazze povere (ibidem, p. 567); ed infine al Collegio romano, seminario di tutte le nazioni, come lo chiamò Gregorio XIII, ove si erge la Chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio (ibidem, pp. 481-482).
Il nostro Santo fu canonizzato nel 1622 da papa Gregorio XV ed inscritto nel calendario nel 1644 da papa Innocenzo X con rito semidoppio. Elevato al rito doppio nel 1667 da Clemente IX ed al doppio maggiore da Pio XI nel 1923.
L’antifona di introito per il Fondatore della Compagnia di Gesù può essere che quella del 1° gennaio, in cui l’Apostolo esalta il potere del Nome santissimo del Salvatore.
Per rimunerare Gesù delle ignominie della Passione, il Padre eterno ha conferito al glorioso Redentore un Nome che è al di sopra di ogni altro nome. Coloro che hanno parte alle pene ed all’ubbidienza di Gesù partecipano anche alla gloria di questo Nome nel quale sono ricompensati largamente delle perdite temporali della loro fortuna, della loro reputazione e della loro vita stessa, perdite che talvolta subiscono per la causa di Dio.
La preghiera colletta evoca il programma di Ignazio: Ad majorem Dei gloriam, che si ricollega, nella tradizione dell’ascesi cattolica, a quello che fu dato un tempo dal Patriarca del monachesimo occidentale ai suoi figli: Ut in omnibus glorificetur Deus, «Perché Dio sia glorificato in tutte le cose», che si ispira a quanto detto dall’Apostolo Pietro (1 Pt 4, 11).
Conosciamo le relazioni di sant’Ignazio coi Benedettini di Montserrat, dove si ritirò immediatamente dopo la sua conversione; coi monaci di Montecassino, dove rimase qualche tempo nella solitudine, e coi cenobiti di San Paolo a Roma dove era stato canonicamente eletto primo Preposito Generale (Præpositus generalis) della novella Compagnia (8 aprile 1541) e dove emise i suoi voti (22 aprile 1541). Non è tuttavia possibile dimostrare che il motto di sant’Ignazio derivi da quello dei monaci benedettini. Un medesimo spirito, quello dei santi, ha adoperato, per esprimersi, delle parole analoghe; e ciò vale parimenti a proposito dei rapporti che esistono tra il piccolo Libro degli Esercizi spirituali e l’Exercitatorium spirituale dell’abate Garcia di Cisneros, il quale fu abate di Montserrat dal 1493 al 1510 (ed era nipote del celebre e più noto cardinale Ximenes de Cisneros, arcivescovo di Toledo dal 1495 al 1517) e di cui il Santo avrebbe avuto conoscenza, si dice, a Montserrat.
Nella prima lettura, l’Apostolo ricorda la sua predicazione ortodossa, le numerose persecuzioni di cui fu l’oggetto, e, da ultimo, le sue catene. Agli occhi dei suoi avversari, passa quasi male operans, e si è voluto anche incatenarlo. Ebbene, osserva san Paolo: il corpo sarà trattenuto dalle manette e dalle catene, ma niente potrà legare la parola di Dio che, simile all’aria ed alla luce, è destinata a spargersi nel mondo ed a trionfare.
La lettura evangelica per la festa del padre di un sì grande numero di apostoli e di missionari, al quale san Francesco Saverio scriveva, dal Giappone, in ginocchio, non può essere altra che quella del 3 dicembre.
La preghiera sulle oblazioni sembra riferirsi ad uno degli aspetti più importanti dell’opera riformatrice di sant’Ignazio. Nel XVI sec., in molti luoghi, il culto cattolico languiva miserabilmente. In Italia, non si trattava solamente di preti grossolani ed ignoranti, che non comprendevano talvolta anche il canone della messa, ma il popolo stesso aveva perso quasi l’abitudine dei sacramenti, così che molte chiese erano lasciate nella sporcizia e nell’abbandono. Ignazio ed i suoi compagni cominciarono dunque la loro riforma liturgica soprattutto con la predicazione e l’insegnamento del catechismo. Mentre, per mezzo degli Esercizi spirituali cercavano di elevare il clero ad una coscienza più alta della sua dignità e della sua missione, riportavano nelle chiese la pulizia, la dignità e la ricchezza. Attirati da queste forme esterne, i fedeli si portavano più facilmente a frequentare la Mensa eucaristica e le cerimonie.
La preghiera dopo la Comunione evidenzia come la divina Eucarestia sia sacrificium laudis, perché Gesù volle che fosse un inno continuo di lode e di azione di grazie alla bontà del Padre. È per questo che, nell’ultima Cena, l’istituì durante il canto di un inno pasquale di azione di grazie, il grande hallel, ragion per cui gli Apostoli la chiamarono Eucharistia, cioè azione di grazie.
Con S. Ignazio, ripetiamo la nostra preghiera di offerta, che egli faceva al Signore: "Prendete Signore, e ricevete tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; Voi me lo avete dato, a Voi, Signore, lo ridono; tutto è Vostro, di tutto disponete secondo la Vostra volontà: datemi solo il Vostro amore e la Vostra grazia; e questo mi basta".


Autore lombardo-piemontese, S. Ignazio, XVII sec., museo diocesano, Novara

Anonimo di Scuola francese, Ritratto di S. Ignazio in abiti militari, XVII sec., castello di Versailles e di Trianon, Versailles


Anonimo, Papa Paolo III approva oralmente la regola di S. Ignazio il 3 settembre 1539, Chiesa del Gesù, Roma




Pieter Pauwel Rubens, S. Ignazio di Loyola, 1620-22, Norton Simon Museum, Pasadena

Ambito di Francesco de Rosa (Pacecco de Rosa), Madonna col Bambino in gloria tra i SS. Ignazio e Francesco Saverio, XVII sec. 

Miguel Cabrera, La conversione di S. Ignazio, XVII-XVIII sec., Museo Nacional de Arte (MUNAL), Città del Messico

Miguel Cabrera, S. Ignazio di Loyola trionfa sull'eresia, XVII-XVIII sec., Museo Nacional de Arte (MUNAL), Città del Messico

Scuola italiana o del Rubens, S. Ignazio, XVII sec., collezione Rochdale Arts & Heritage Service

Claudio Coello, S. Ignazio, XVII sec.

Domenichino, Visione di S. Ignazio a La Storta, 1620, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

J.P. Koch, S. Ignazio in gloria, 1780, Galleria Trncia, Stampe Antiche, Roma

Nicola Malinconico, Madonna col Bambino tra i SS. Anna ed Ignazio, 1707, Abazia di S.Maria Maddalena in Armillis, Sant'Egidio del Monte Albino

Francisco Jover y Casanova, S. Ignazio, XIX sec., museo del Prado, Madrid

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