martedì 14 luglio 2015

“Divíni amóris flamma succénsus, erga Christi Dómini passiónem, quam júgiter meditabátur, ac Deíparam Vírginem, cui se totum devóverat, singulári ferebátur pietátis afféctu; quem in áliis étiam verbo et exémplo excitáre, scriptísque opúsculis augére summópere stúduit. Hinc illa morum suávitas, grátia sermónis et cáritas in omnes effúsa, qua singulórum ánimos sibi arctíssime devinciébat” (Lect. V – II Noct.) – SANCTI BONAVENTURÆ, EPISCOPI ALBANENSIS, CONFESSORIS ET ECCLESIÆ DOCTORIS

Il posto che occupa questo umile figlio di san Francesco nel cielo dei Dottori ecclesiastici, è quello d’un astro luminoso di suprema grandezza. Tutto l’edificio della teologia scolastica, tocca infatti il suo vertice in san Tommaso e in san Bonaventura, dopo dei quali la Scuola non farà quasi altro che seguirne, spiegarne e difenderne le posizioni. Dopo l’ardito movimento ascensionale sulle vette più inaccessibili della metafisica cristiana e della Teologia rivelata, i discepoli
dell’Angelico e del Serafico consacreranno buona parte delle loro energie nel mantenere il deposito sacro loro affidato.
Già i contemporanei unirono Tommaso e Bonaventura in un medesimo sentimento di viva ammirazione. Dopo la loro morte, il loro culto procedé di pari passo e parimenti congiunto, e Dante nel paradiso pone i suoi più bei cantici così sul labbro dell’Aquinate, che su quello di Giovanni Fidanza da Bagnoregio, detto poi Bona Ventura.
Eppure, questi due Sommi Dottori, che hanno fra loro tanti punti di contatto, ne hanno però degli altri per cui differiscono profondamente.
Tommaso rimase per tutta la sua vita l’uomo della cattedra scolastica e della placida speculazione; mentre invece Bonaventura accusa una più viva forza di sentimento, e riesce perciò anche all’azione ed al governo dei popoli.
Il Fidanza, infatti, era ancor giovane, quando venne elevato all’ufficio di Ministro Generale del proprio Ordine, lacerato allora dalle intestine discordie promosse dagli Spirituali.
Il Santo però, con quello spirito temperato di discreta prudenza, che tra due estremi fa subito vedere il giusto mezzo da seguire, seppe imporsi tanto ai rilassati che ai rigoristi, e salvò così la famiglia Francescana da uno scisma, che l’avrebbe condotta ad irreparabile rovina.
San Bonaventura, che nel 1273 era stato creato cardinale e vescovo di Albano da Gregorio X, mori l’anno dopo il 15 luglio a Lione, mentre vi si celebrava il Concilio Ecumenico.
I suoi funerali furono un trionfo, e col Papa vi prese parte l’intera assemblea. Tenne l’orazione funebre il cardinal Pietro da Tarantasia, futuro Innocenzo V, il quale esordì con le parole di David: Doleo super te, frater mi, Jonatha.
La messa è del Comune dei Dottori, come il 29 gennaio, tranne le parti seguenti: il versetto alleluiatico è quello del giorno di sant’Ambrogio, il 7 dicembre; l’antifona dell’offertorio è come il giorno 5 aprile. Tutto il resto, invece, è identico alla messa di san Leone Magno, il 28 giugno.
San Bonaventura è il vero rappresentante della scuola ascetica francescana, la quale ha popolarizzato fra il popolo una commovente devozione verso l’umanità santissima del Redentore. Quando san Bonaventura scrive sulla passione del Signore e sui pregi della Beatissima Vergine, il suo stile si riscalda e la sua penna spande un’unzione tutta serafica su quelle linee.
Sisto IV, canonizzando san Bonaventura nel 1482, ordinò che la sua festa nella basilica dei Santi Apostoli venisse considerata come una solennità del Sacro Palazzo Apostolico. Più tardi, venne dedicata, nella seconda metà del XVII sec., al Santo anche una chiesa ed un convento sul Palatino, appunto San Bonaventura al Palatino, nel rione Campitelli.
Altra chiesa fu edificata nel rione Trevi, tra la Fontana di Trevi e la Pontificia Università Gregoriana: Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi. Questa chiesa, edificata alla fine del ‘600 su una precedente (San Nicola de Portiis o de Porcis o de Trivio o in porcilibus) era affidata ai cappuccini (Cfr. Mariano ArmelliniLe chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 261; Ch. HuelsenLe Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 407-408).
In seguito fu data ai Lucchesi (ibidem, p. 408) ed, infine, alla Società di Maria Riparatrice, conservandosi all’interno dell’edificio sacro le spoglie della beata Émilie d’Oultremont de Warfusée, in religione Maria di Gesù, vissuta nel XIX sec.
Nel quartiere Torre Spaccata, nel 1999, è stata consacrata una chiesa dedicata al nostro Santo, che era stata eretta in parrocchia nel 1974 ed affidata ai Frati Minori conventuali.

Domenico Antonio Vaccaro, Visione mistica di S. Bonaventura, 1696 circa, Museo dell’Opera di San Lorenzo Maggiore, Napoli 



Pieter Paul Rubens, S. Bonaventura, 1620 circa, Palais des beaux-arts, Lille

Francisco de Zurbarán, S. Bonaventura riceve S. Tommaso d'Aquino, 1659 circa, museo del Prado, Madrid

Giuseppe Canepa, S. Bonaventura, 1785, museo diocesano, Genova

Ferdinando Suman, S. Bonaventura rinviene la lingua di S. Antonio da Padova l'8 aprile 1263, 1847, Sacrestia Basilica sant’Antonio da Padova, Padova

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