domenica 21 giugno 2015

“Intérdiu quoque tres, quátuor, quinque horas in ea perstábat immótus, donec unam saltem ánimo nusquam distrácto percurrísset. Cujus constántiæ præmium fuit stabílitas mentis inter orándum alio non vagántis, immo perpétua velut éxtasi in Deo defíxæ” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI ALOISII GONZAGÆ, CONFESSORIS

Ecco un giglio di una bianchezza splendente, profumato di purezza verginale, che il Signore trapiantò, dalla volgarità della corte fastosa e sensuale di Madrid, nel giardino eletto di Ignazio di Loyola a Roma. Tutto, nella vita di Luigi, respira la santità e la freschezza: il suo battesimo frettoloso, da parte della levatrice, prima che egli stesso che fosse nato (sarà ri-battezzato solennemente alcuni giorno dopo la sua nascita); la sua prima Comunione, ricevuta dalle mani di san Carlo Borromeo; la sua accettazione nella Compagnia di Gesù da Claudio Aquaviva; la direzione spirituale, al Collegio romano, del santo cardinale Roberto Bellarmino; le sue dure penitenze ed, infine, vittima della carità al servizio degli appestati, all’ospedale della Consolazione a Roma, la sua morte immacolata. Il serafino del Carmelo di Firenze, santa Maria Maddalena de’ Pazzi, in una celebre visione della gloria di san Luigi in cielo, riassunse così le lodi dell’angelico giovane, modello dei chierici (poiché ebbe difatti il grado di accolito): “Luigi fu un martire occulto. Scoccava continuamente delle frecce al Cuore del Verbo, quando era mortale. Oh! Quale gloria ha nel cielo Luigi, figlio di Ignazio”.
La messa risente di tutti i difetti della decadenza dell’arte liturgica nel XVII sec.
In compenso, non manca né di varietà né di condimenti.
La Roma cristiana conserva diverse tracce del passaggio terreno del Santo in questa città. Senz’altro, i luoghi più importanti aloisiani sono le “Camere o Cappellette di S. Luigi Gonzaga” (in special modo la camera dove abitò a Roma che raccoglie alcune reliquie e cimeli del Santo ed alcuni oggetti posti nella stanza dell’infermeria dove il Santo morì di peste andata distrutta) poste all’interno del Collegio Romano, all’ultimo piano, facenti parte di quella parte dell’edificio detto Ritiramento, cioè le camere abitate dagli studenti venuti dal noviziato di Sant’Andrea al Quirinale in qualità di scolastici e che furono occupate, appunto, dai santi Luigi Gonzaga, Giovanni Berchmans, dal Beato Antonio Baldinucci, dal Venerabile Abramo Giorgi e da altri.
Altro luogo romano legato a san Luigi è la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, dove si conserva il corpo del Santo in un’urna di lapislazzuli sotto l’altare a lui dedicato. Precedentemente, Luigi era stato sepolto nella Chiesa dell’Annunziata del Collegio Romano. Ebbe poi ebbe varie sepolture fino al definitivo trasferimento avvenuto il 5 agosto 1649 nella sua attuale collocazione.
Nell’urna il corpo sarebbe privo del cranio, che si conserva, invece, a Castiglione delle Stiviere, suo luogo di nascita. Vi sarebbe arrivato nel 1610, donato dalla Compagnia dei Gesuiti di Roma. Una leggenda popolare vorrebbe che, alla morte di Luigi, il fratello Francesco, terzo Marchese e primo Principe di Castiglione, avrebbe mandato degli uomini a Roma per riportarne a casa il corpo. Sulla strada del ritorno, attraversando il lago Trasimeno, avrebbero fatto naufragio e il corpo sarebbe affondato. Anni dopo sarebbe affiorato dalle acque un teschio, che sarebbe stato identificato con quello di Luigi e portato, gridando al miracolo, sarebbe stato portato a Castiglione.
Nella Basilica santuario del Gesù Vecchio, a Napoli, la prima chiesa costruita in quella città dai Gesuiti, inoltre, in una piccola ampolla sarebbe conservato un residuo sanguineo di San Luigi. Ogni 21 giugno avveniva, in passato, il fenomeno della liquefazione; ora i fedeli affermano che in questa data si vede un lieve arrossamento.
Roma cristiana ha poi dedicato al nostro Santo una chiesa, nel quartiere Parioli, nel 1929. Dal 2012 conserva una reliquia di san Luigi.
L’antifona per l’introito è tratta dal Sal. 8, mentre il secondo versetto del salmo 148 la segue, con dossologia. La verginità alza l’uomo al livello degli angeli stessi, che sono delle creature spirituali. Ben più, come osserva san Giovanni Crisostomo, la castità appare ancora più bella nell’uomo che nell’angelo, perché in questa carne fragile è il risultato di una lotta lunga e difficile.
La prima lettura, salvo l’ultimo versetto che manca, è la stessa dell’8 febbraio. Tuttavia il testo originale del passaggio dell’Ecclesiastico (31, 8-11), si adatterebbe molto meglio a san Luigi, se, al posto del testo ritoccato: Beatus vir qui inventus est sine macula, fosse stato riportato dal Messale nella sua esattezza: Beatus dives qui inventus est sine macula, ecc.
Di fatto, la Scrittura, in questo luogo, non fa l’elogio di un giusto qualsiasi, ma del ricco che, pure avendo in effetti la fortuna, il potere e la gloria, ne fa buon uso e divide i suoi beni tra i poveri. Lo stato di povertà è onorabile e meritorio, perché il Verbo di Dio l’ha santificato nella sua Umanità; ma la virtù del ricco è, anch’essa, difficile e gloriosa, allorché, avendo vinto l’attrattiva dell’oro e dello splendore della vita, rimane povero ed umile di spirito, pure nel mezzo all’opulenza materiale.
La lettura evangelica è tratta da san Matteo (Mt 22, 29-40). Gesù riduce al silenzio i Sadducei scettici e materialisti, che, per ridicolizzare la risurrezione, gli avevano proposto il caso di una donna sposata a sette fratelli di seguito. “Alla risurrezione, chiedono ironicamente, di chi sarà la moglie?”. Il Salvatore risponde spiegando la natura spirituale della nostra vita futura gloriosa grazie alla quale il corpo nel cielo parteciperà allo stato dell’anima glorificata. Non sarà dunque più sottomesso al bisogno del nutrimento, alle malattie, alla morte. In questo regno beato, non ci saranno più matrimoni da contrarre, di culle da preparare, di beni dotali da versare. Saremo allora tutti come lo sono odiernamente gli angeli di Dio. L’applicazione liturgica a Luigi, angelicus juvenis, è evidente.
Nella colletta prima dell’anafora emblematicamente si parla delle lacrime che, come delle perle preziose, ornavano le bianche livree di san Luigi, quando si accostava al banchetto eucaristico. Consacrava parecchi giorni a prepararsi, e di tanto ne rendeva grazie a Dio.
In onore dell’accolito Luigi, “martire occulto” d’amore, si può oggi ripetere quello che, nel IV sec., il papa Damaso scriveva sulla tomba di un altro accolito, il martire Tarcisio: Par meritum quicumque legis cognosce duorum, Quis Damasus rector titulum post præmia reddit (San Damaso I, Epigrammata, in Maximilian Ihm (a cura di), Damasi Epigrammata: accedunt Pseudodamasiana aliaque ad Damasiana inlustranda idonea, Lipsiæ 1895, n. 14; nonché, con alcune varianti nel testo, in Carmina, vol. 1, in PL 13, col. 392).














Ritratto giovanile di S. Luigi a 12 anni, Galleria del Museo Storico Aloisiano, Castiglione delle Stiviere

Carlo Francesco Nuvolone, S. Luigi Gonzaga venera la Vergine col Bambino, 1665, collezione privata


Guercino, La vocazione di S. Luigi Gonzaga, 1650 circa, The Metropolitan Museum of Art, New York

Giuseppe Maria Crespi, Madonna col Bambino e i SS. Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, 1726-40, Galleria Nazionale, Parma

Luigi Crespi, S. Luigi, 1745-50, museo diocesano, Bologna

Francisco Goya y Lucientes, San Luigi Gonzaga in meditazione, 1781-85, Museo Provincial, Saragozza

Autore bergamasco anonimo, S. Luigi, XVIII sec., museo diocesano, Bergamo

Autore piemontese anonimo, S. Luigi, XVIII sec., museo diocesano, Susa

S. Luigi, Altare dell'Immacolata, Chiesa parrocchiale, Pöllau



Sebastian Staudhamer, S. Luigi, XIX sec., collezione privata


Altare di S. Luigi con urna del Santo, Chiesa di S. Ignazio, Roma




Reliquia del teschio di S. Luigi donato dai gesuiti al fratello del Santo nel 1610, Santuario di S. Luigi, Castiglione delle Stiviere (MN)

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