martedì 17 marzo 2015

“Noctem tria in spátia distríbuens, primum in centum Psalmis percurréndis, et bis cénties genuflecténdo; álterum in réliquis quinquagínta Psalmis, álgidis aquis immérsus, ac corde, óculis manibúsque ad cælum eréctus, absolvéndis insumébat; tértium vero super nudum lápidem stratus ténui dabat quiéti” (Lect. VI – II Noct.) - SANCTI PATRICII, EPISCOPI ET CONFESSORIS, HIBERNORUM APOSTOLI

Quest’apostolo ed illuminatore dell’Irlanda (+ 464), nella sua vita così austera e meravigliosa, seminò in queste regioni lontane il grano evangelico con un così felice successo, che, a causa dell’innumerevole armata di santi che essa produsse, la verde Irlanda meritò, nel Medioevo, il bel titolo di Isola di Santi, gloria che tre secoli di dure persecuzioni contro la fede cattolica da parte della comunità anglicana non poterono eclissare. In considerazione della fede vigorosa di questo popolo di eroi, Pio IX, nel 1859, elevò la festa di san Patrizio (che apparve tuttavia nei breviari romani solo dal XV sec.) al rito doppio.
Patrizio può essere davvero guardato come il patriarca dell’episcopato e del monachesimo irlandese, monachesimo di cui la storia ebbe una ripercussione su tutta l’Europa medievale, soprattutto dove gli Scoti erranti piantarono le loro tende ed importarono le loro tradizioni.
Roma cristiana ha dedicato, nel primo decennio del XX sec., presso la via Salaria, nel rione Ludovisi, una chiesa a questo grande Apostolo degli Irlandesi (San Patrizio a Villa Ludovisi), officiata dagli agostiniani. Ma anche anticamente, l’ospizio irlandese Scottorum, divenuto in seguito l’abbazia SS. Trinitatis, presso il Titolo di San Lorenzo in Damaso, attestava lo slancio di fede e di amore per Roma cattolica, che la predicazione di san Patrizio aveva impresso nei sentimenti religiosi degli Irlandesi (Cfr. Matteo Binasco, La comunità irlandese a Roma, 1337-1887. Lo status quaestionis, in Ri.Me. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea, 2011, fasc. n. 7, pp. 27-44).
La vita di san Patrizio è, a tratti, avvolta dalla leggenda. Tra queste si conosce quella secondo cui il nostro Santo avrebbe risuscitato e battezzato persino gente morta e sepolta (così ricorda Antonio Socci, Tornati dall’Aldilà, Rizzoli, Milano 2014, p. 73; Albert J. Herbert, I morti risuscitati. Storie vere di 400 miracoli di risurrezione, ed. Segno, Tavagnacco 2008, pp. 179 ss.), ma soprattutto avrebbe espulso e fatto gettare nel mare tutti i serpenti e tutte le bestie pericolose dell’Irlanda. Qualsiasi cosa si pensi, è un fatto che ancor’oggi non si trovano in Irlanda né serpenti né talpe né topi. Anche questa leggenda indica senza dubbio che Patrizio, introducendo il Cristianesimo, trasformò anche la cultura della terra (così Kaulen). Il santo adottò l’antico uso pagano di accendere un fuoco sacro nella notte di Pasqua e cristianizzò quest’uso. I monaci irlandesi lo portarono a Roma. Da lì si diffuse in tutte le chiese sotto la forma di benedizione del fuoco, il Sabato Santo.
Sebbene la santità sia necessaria a tutti, essa lo è principalmente ai superiori ecclesiastici ed a tutti coloro che, nei disegni della Provvidenza, sono chiamati a fondare o a costituire una società qualunque. Coloro che vengono in seguito devono fare attenzione a non cambiarne lo spirito e le tradizioni, ma per questo bisogno che i fondatori abbiano trasmesso a loro volta un fuoco così potente di vita interiore e di santità che questo infiammi il cuore delle lontane generazioni dei loro discepoli. È in questo senso che possono intendere le parole dell’Apostolo, che dicono che sono i genitori che sono obbligati ad ammassare un patrimonio per i loro figli e non questi ultimi per i loro genitori.





S. Patrizio, illustrazione da "Florilegium Insulae Sanctorum", Messingham









Giambattista Tiepolo (?), Miracolo di S. Patrizio, XVIII sec., Museo diocesano, Padova

S. Patrizio si reca a Tara, 1868

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