martedì 24 marzo 2015

“In illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María” (Luc. 1, 26-27 – Ev.) - SANCTI GABRIELIS ARCHANGELI

La festa di san Gabriele, posta alla Vigilia dell’Annunciazione a Maria, è entrata in questa data nel Messale romano soltanto sotto Benedetto XV. Essa rivendicava nondimeno in suo favore dei precedenti storici, poiché apparve già nel più antico Calendario copto il 18 dicembre e nel Lezionario siriano essa è menzionata il 26 marzo. Nell’uno e nell’altro caso, essa è, come si vede, in relazione con la festa dell’Annunciazione della Santissima Vergine ed è così che il giorno assegnato finalmente a san Gabriele nel Calendario romano si lega alla tradizione orientale più antica.
Questo santo arcangelo che noi vediamo, nelle Scritture, annunciare il mistero dell’incarnazione al profeta Daniele, al sacerdote Zaccaria ed alla Beata Vergine, ebbe anticamente una certa popolarità nel mondo bizantino ed in Occidente, tanto che le sigle formate con le iniziali del suo nome e quelle del nome di Michele, o più spesso le immagini dei due arcangeli, circondano il bambino Gesù, seduto, alla moda bizantina, tra le braccia della Madre di Dio. 
Tra le immagini più conosciute, è sufficiente menzionare qui quella che si venera a Roma sull’Esquilino, nella chiesa redentorista di Sant’Alfonso all’Esquilino, sotto il titolo di Madonna del Perpetuo Soccorso, in cui, nel cielo, ai lati del Bambino Gesù, appaiono due angeli alati che portano gli strumenti della Passione. Le sigle ci dicono i loro nomi:


Vale a dire, l’arcangelo Michele e l’arcangelo Gabriele.


Icona della Vergine del Perpetuo Soccorso, Chiesa di S. Alfonso all'Esquilino, Roma


Icona della Madre di Dio, detta Madonna Stradalna (Богородица Страдална), XV sec., Chiesa di S. Vlach, Ston



Icona della Madre di Dio, XVIII sec., Mosca

Icona della Madre di Dio guaritrice (Целительница икона Божией Матери), Galleria delle icone, Ščigry 

L’immagine della Theotokos di Farfa è quasi identica a quella dell’Esquilino.




Icona della Madre di Dio con i SS. Gabriele e Michele, XIII sec., Chiesa di Santa Maria, Abbazia, Farfa 

Una bella preghiera latina entrata nel formulario romano della messa solenne, quando, all’offertorio, il sacerdote benedice le oblazioni, invocava originariamente: Intercessionem beati Gabrielis Archangeli, stantis a dextris altaris incensi. Ma in seguito questa preghiera ha subito una deformazione che non trova alcun appiglio nel testo sacro, poiché, accanto all’altare dell’incenso, essa fa apparire non più Gabriele, come vogliono Daniele e san Luca, ma san Michele arcangelo.
Nel 1875, Mariano Armellini fece conoscere la scoperta da lui fatta, sulla via Appia, di un antico oratorio dedicato ai sette martiri di Efeso, chiamati anche i Sette Dormienti, ed all’arcangelo san Gabriele. Questo santuario si ergeva nei pressi della diaconia di San Cesario (San Cæsario in Turrim), e doveva probabilmente la sua origine a qualche comunità orientale (su questa chiesa, cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 596-597; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 198, il quale ricorda la denominazione della Chiesa come Sant’Angelo in Via Appia). Essa non ebbe tuttavia lunga vita, poiché nella lista delle chiese romane del XIV sec. appariva del tutto priva di custode: Ecclesia sancti Archangeli, quæ non habet servitorem (Armellini, op. cit., p. 596). Nella nicchia di fondo si vedeva la santa Vergine scortata dall’arcangelo in atteggiamento orante e con il nome: Gabriele, mentre in alto si trovava il Salvatore tra le armate degli Spiriti celesti che l’adoravano. Lungo i muri laterali apparivano un gran numero di teste scarnificate di monaci e di santi bizantini, tra i quali erano certamente i martiri di Efeso, di cui porta ancora oggi il nome la vigna circostante. Nell’XI-XII sec., quello stesso Beno de Rapiza e la sua sposa Maria Macellaria, che fecero decorare, dopo l’incendio del 1094, con pitture la basilica di San Clemente e sono raffigurati nel celebre affresco della Messa di questo santo Vescovo di Roma, spiegarono anche la loro pietosa generosità verso la piccola chiesa di San Gabriele sulla via Appia.

Artista sconosciuto, Messa di S. Clemente con i donatori in basso a sinistra Beno e Maria, 1100 circa, Cripta, Basilica di S. Clemente, Roma

Difatti, negli angoli della lunetta sull’altare maggiore erano dipinti due ritratti, di uomo e di donna, con i nomi: BENO e MARIA.
Roma ha, a metà degli anni ‘50 del secolo scorso, dedicato una chiesa, nel suburbio della Vittoria, al santo arcangelo, officiata dai padri vocazionisti. Essa è titolo cardinalizio di San Gabriele all’Acqua Traversa dal 1988.
Da un punto di vista liturgico, l’inserzione della festa di san Gabriele arcangelo nel calendario della Chiesa romana da parte del papa Benedetto XV, lungi dal costituire una novità, rappresenta, al contrario, un ritorno alle più antiche tradizioni della Chiesa madre.
La prima lettura odierna è tratta da Daniele (9, 21-26). Alla preghiera accompagnata dai digiuni del profeta, Gabriele scende dal cielo e gli annuncia che oramai solo una dozzina di settimane di anni lo dividono dal Cristo che metterà fine al peccato ed inaugurerà il regno messianico. Tuttavia Gerusalemme, che è sul punto di rialzarsi dalle sue rovine grazie a Ciro, sarà infedele al patto che Dio ha fatto con Israele, perché, dopo sessantadue settimane di anni, il Messia sarà messo a morte, un popolo nuovo, al comando di un capo straniero, distruggerà il Tempio e le rovine ricopriranno il suolo afflitto del Moriah.
Il merito di Gabriele è intimamente legato al mistero dell’Incarnazione annunciato alla Vergine; è il consenso di Questa che l’arcangelo riporta all’Eterno (Lc 1, 28 ss.).
Il brano evangelico (Lc 1, 26-38), in cui l’Angelo, in nome dell’augusta Trinità e di tutta la corte celeste, saluta colei che è benedetta tra tutte le creature e le annuncia la funzione di Madre di Dio alla quale il Signore la chiama, è lo stesso del mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento.
Maria corrisponde, docile, alla sua vocazione, ed il fiat che pronuncia in presenza dell’arcangelo rappresenta la formula della sua professione religiosa.
Il frutto della festa di questo giorno, oltre una tenera devozione verso la Regina degli angeli, è un grande rispetto per la presenza di questi spiriti beati ai quali Gesù ha affidato l’assistenza e la protezione della Chiesa. È per questo che san Giovanni, nell’Apocalisse, in luogo di rivolgersi direttamente ai sette vescovi dell’Asia, invia i suoi ammonimenti agli angeli tutelari delle Chiese affidate a ciascuno di essi.

Icona di S. Gabriele, Porta del Re di un'iconostasi, XV sec., Princeton University Art Museum, Princeton

Icona di S. Gabriele, 1385-95, Gosudarstvennaya Tretyâkovskaya Galereya (Galleria Tretyakov), Mosca

Gaudenzio Ferrari, S. Gabriele, 1511 circa, National Gallery, Lodnra


Carlo Dolci, Angelo dell'Annunciazione, 1653-55, Musée du Louvre, Parigi


Vladimir Lukich Borovikovsky, S. Gabriele, 1804-09, iconostasi Cattedrale di Kazan, Hermitage, S. Pietroburgo



Paul Emil Jacobs, S. Gabriele, XIX sec.


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