lunedì 5 gennaio 2015

“Dum médium siléntium tenérent ómnia, et nox in suo cursu médium iter háberet, omnípotens Sermo tuus, Dómine, de cælis a regálibus sédibus venit” (Sap. 18, 14-15, Intr.) - IN VIGILIA EPIPHANIÆ

La vigilia dell’Epifania fu soppressa nel 1955 con il decreto di semplificazione delle rubriche.
La messa era quella Dum medium silentium della Domenica nell’Ottava di Natale, con un Vangelo proprio, ed era semidoppia di II classe.
Il carattere di festa, che aveva, in origine, tutta la quindicina di Natale, doveva escludere questa vigilia, che, quantunque fosse solenne, rivelava, in ogni caso, un carattere penitenziale.
Quando fu introdotta, verso l’VIII sec., la messa stazionale del pomeriggio – a Milano ugualmente, nel Medioevo, le grandi feste cominciavano con la messa vespertina – essa fu stabilita nella basilica vaticana, proprio laddove, in questo pomeriggio, era costume del papa di recarvisi, con la sua corte del Laterano, per la celebrazione dei vespri e dell’ufficio notturno. Così si spiega che, nel Messale, la Statio fosse segnata due giorni di seguito nel tempio di San Pietro.
La messa era quella della Domenica nell’Ottava di Natale, perché la stazione, non essendo primitiva, gli antichi avevano un così gran rispetto per l’Antifonario ed il Sacramentario gregoriano, che non osarono alterarla con delle nuove aggiunte. La pericope evangelica stessa, con il testo del ritorno di Gesù dall’Egitto, non era originario, poiché essa faceva un tempo parte della lettura per la messa degli Innocenti. Il carattere avventizio di questa vigilia si rivela anche per il fatto che la messa e l’ufficio sono in relazione con la festa dell’Epifania. Nel XII sec., il canonico Benedetto prescrisse, nel suo Ordo, di recitare oggi a Roma l’Ufficio della Natività: «In vigilia Epiphaniæ, officium Natalis Domini» (Ordo Romanus XI, § 27, in PL 78, col. 1035C).
Nel Vangelo di questo giorno, si parla di Giuseppe (Mt 2, 19-23), che, avvertito in sogno dall’angelo, ritorna con il Bambino Gesù e la sua santissima Madre in Palestina, dove, tuttavia, per timore di Archelao che era succeduto ad Erode suo padre, si si ritira a Nazaret in Galilea.
L’umiltà è madre dell’ordine e della giustizia e riflette tutta la bellezza della perfezione divina. Nella santa Famiglia di Nazareth, l’autorità e la dignità personale procedono in ordine inverso. Gesù è l’ultimo della casa ed ubbidisce a tutti; Maria comanda sul suo divin Figlio, ma obbedisce, a sua volta, a Giuseppe, suo marito; questi, infine, per obbedire al Padre eterno che vuole così, serve Gesù e Maria comandando su di loro, dando così l’esempio di ciò che devono fare nella Chiesa i prelati ed i superiori. La virtù di san Giuseppe, sebbene proporzionata al suo altissimo ufficio di padre putativo di Gesù e di sposo della Vergine immacolata, è molto inferiore a quella dei suoi soggetti; e tuttavia, Dio osserva l’ordine gerarchico e comunica le sue volontà non a Gesù o a Maria, ma al capo della famiglia, a Giuseppe.
Dopo la messa del pomeriggio, nel Medioevo, il papa cominciava nella basilica vaticana la vera solennità della vigilia, secondo il rito descritto nella III domenica di Avvento.


Leonard Bramer, Viaggio dei tre Magi verso Betlemme, 1638-40, New York Historical Society, New York



Leopold Kupelwieser o Kuppelwieser, Il viaggio dei tre re (Die heiligen Drei Könige), 1825, Österreichische Galerie, Galleria Belvedere, Vienna


James Jacques Joseph Tissot, I Tre Re sulla strada per Betlemme, 1894, Minneapolis Institute of Arts, Minneapolis

James Jacques Joseph Tissot, I Tre Re Magi da Erode, 1886-94, Brooklyn Museum, Brooklyn, New York

John La Farge, I tre uomini (Magi), 1878, Museum of Fine Arts, Boston

Tom du Bois, And Wise Men Came Bearing Gifts, 1998

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