martedì 28 ottobre 2014

"In omnem terram exívit sonus eórum: et in fines orbis terræ verba eórum" (Ps. 18, 5) - SS. SIMONIS ET JUDÆ APOSTOLORUM

Secondo un’antica tradizione registrata nello pseudo-Abdia, questi due Apostoli, dopo d’aver insieme evangelizzato per tredici anni l’Armenia e la Persia, avrebbero incontrato il martirio il 1° luglio 47 nella città di Suanir (per la verità, non si sa bene a quale località oggi corrisponda la città di Suanir. C’è chi ipotizza che si tratti della città a nord de Il Cairo chiamata Sannur. Cfr. W. Milton Timmons, Everything about the Bible that you never had time to look up. A Condensed Guide to Biblical Literature, Xlibris Corporation, s.l., 2003, p. 497).
Alcuni martirologi occidentali celebrano infatti la loro festa in quel giorno.
Le Chiese d’Oriente festeggiano, invece, separatamente gli apostoli Simone e Giuda: commemorano, infatti, Simone lo Zelota il 10 maggio e Giuda Taddeo il 19 giugno.
Questi due Santi esulano un po’ dalle antiche recensioni dei Sacramentari Romani; se ne ritrova però la solennità nelle edizioni meno antiche, probabilmente dal X sec.. Due secoli dopo, cioè nel XII sec. la devozione verso questi gloriosi Apostoli doveva essere alquanto diffusa nella Città Eterna, dal momento che, come riferisce Benedetto Canonico, si riteneva che i loro corpi riposassero nella basilica Vaticana sotto due speciali altari, che perciò nelle solenni vigilie notturne ricevevano l’onore della turificazione: duo altaria in mediana ad Crucifixos, ubi ab antiquis patribus audivimus requiescere apostolos Simonem et Judam (Benedetto canonico, Ordo Romanus XI, in PL 78, col. 1029B). Secondo Pietro di Mallio, nella basilica vaticana vi si dedicava ai due Santi particolare cura ut a nostris maioribus accepimus, eorum corpora pretiosa requiescunt (Pietro di Mallio, Descriptio basilicæ vaticanæ, 10, pubblicato a cura di R. Valentini - G. Zucchetti, Codice Topografico della Città di Roma, Coll. Fonti per la Storia d’Italia, vol. 3, Roma 1946, p. 413).
Quando venne riedificata la basilica vaticana, le Reliquie dei due Apostoli il 27 dicembre 1605 furono trasferite sotto un nuovo altare eretto in loro onore, e Paolo V concesse agli intervenuti l’indulgenza plenaria. Quell’altare, sul quale oggi si ammira una tela raffigurante la crocifissione di san Pietro, è importantissimo, perché corrisponde all’incirca al punto indicato dalla tradizione – inter duas metas – come quello dove fu eretta la croce del Principe degli Apostoli.
In Roma, v’era anche un’altra chiesuola, oggi sconsacrata sin dai primi del ‘900 ed adibita ad usi civili dopo aver demolito la parte superiore della facciata (oggi è un teatro), intitolata ai santi Simone e Giuda (un tempo denominata Santa Maria in Monticellis), e si trovava presso il monte Giordano, vicino al palazzo degli Orsini, nel rione Ponte, in fondo a vicolo San Simone (Cfr. M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 404-407; C. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 349-350).
Esiste poi oggi la piccola chiesa di san Giuda Taddeo nel quartiere Trieste, in via Rovereto, con annesso istituto delle suore carmelitane di Santa Teresa di Firenze. Questo tempio fu inaugurato il 2 agosto 1931. Sempre allo stesso Apostolo è dedicata una parrocchia moderna nel quartiere Appio Latino, denominata San Giuda ai Cessati Spiriti, eretta nel maggio 1960. San Giuda Taddeo è, poi, particolarmente venerato nel Santuario di San Salvatore in Lauro, che è il Santuario della Madonna di Loreto a Roma, a pochi passi da Piazza Navona, dove vi si conserva un’insigne reliquia del corpo del Santo.
Una parrocchia è dedicata ai due Santi oggi venerati nel quartiere di Torre Angela (Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela).
Oltre la gloria ed il merito dell’apostolato, comune a tutti e dodici i primi discepoli del Salvatore sui quali, come osserva san Tommaso, Dio riversò le primizie dello Spirito, Giuda, di cui oggi si celebra la festa, vanta ancora una prerogativa affatto particolare. Egli dalle Sacre Scritture è detto fratello di Giacomo primo vescovo di Gerusalemme, e cugino, secondo la carne, dunque, dello stesso Divin Salvatore.
Questi vincoli strettissimi di sangue con Cristo, gli valsero da lui un amore più intenso, quale è dovuto fra congiunti, e quindi dei carismi speciali; in grazia dei quali, nella primitiva chiesa Gerosolimitana i fratres Domini godevano un credito particolare; tanto che anche Paolo nella prima Epistola ai Corinti si appella alla loro autorità (1 Cor. 9, 5). Per l’onorabilità del Salvatore innanzi agli Ebrei, era del tutto conveniente che la sua immediata parentela fosse superiore ad ogni elogio.
Di san Giuda, che il canone Romano della Messa commemora giornalmente sotto il nome di Taddeo, noi abbiamo una breve lettera canonica contro la falsa gnosi allora incipiente. Essa, a cui sembra ispirarsi anche i capp. II e III della Secunda Petri, rappresenta un modello della predicazione Evangelica del Frater Domini, e la si legge perciò, oltre che nei Divini Uffici, anche nella messa di san Silverio papa il 20 giugno.
Si rileva dalla vita di san Bernardo, che avendo egli nell’anno stesso in cui morì ricevuto da Gerusalemme alcune Reliquie dell’apostolo san Giuda, ordinò che queste venissero deposte sul suo cadavere, perché con questo prezioso tesoro sul petto fosse rinchiuso nel sepolcro. Sappiamo da Gaufrido, biografo del Santo, che il voto fu esaudito: «Sed et pectori ejus ipso tumulo capsula superposita est, in qua beati Thaddæi apostoli reliquiæ continentur, quas eodem anno ab Jerosolyma sibi missas, suo jusserat corpori superponi: eo utique fidei et devotionis intuitu, ut eidem apostolo in die communis resurrectionis adhæreat» (Gaufrido di Chiaravalle (Gaufridus Clarævallensis), Sancti Bernardi vita et res gestæ, lib. 5, cap. 2, 15, in PL 185, 360D. Cfr. anche Alano di Auxerre, Vita secunda Sancti Bernardi Abbatis, cap. 31, 88, ivi, col. 524A). La notizia della sepoltura con la reliquia di san Giuda Taddeo era riportata anche nella cronaca del monastero in occasione della morte di san Bernardo nel 1153: «… Sepultus est ante altare beatissimæ Virginis matris; ipsoque in tumulo, pectori ejus superposita est capsula reliquias continens beati Thaddæi apostoli, quas eodem anno ab Jerosolyma sibi missas, suo jusserat corpori superponi» (Autori Vari, Diatriba De Illustri Genere S. Bernardi abbatis clarevallensis, Appendix, cap. XX, ivi, col. 1538B-C. Si parla ancora di ciò pure nella lunga lettera-trattato dell’archivista-bibliotecario di Dijon, corrispondente del ministero dell’istruzione pubblica, per conto dell’Académie Française, Ph. Guignard, Lettre à M. le Comte de Montalembert, Sur les reliques de S. Bernard et de S. Malachie, et sur le premier emplacement de Clairvaux, 5 mars 1855, cap. II, ivi, col. 1674A-B, in cui si riferisce che il santo abate fu interrato «devant l’autel de la bienheureuse Vierge Marie, dont il avait été le prêtre très-dévot. Suivant sa volonté, on plaça sur sa poitrine un petit reliquaire contenant quelques os de saint Thaddée; sa foi et sa dévotion lui faisant désirer d’être uni à cet apôtre au jour de la résurrection générale».
Più ignoto di san Giuda è invece l’apostolo Simone, che san Matteo chiama Cananeo, mentre san Luca senz’altro aggiunge: qui vocatur Zelotes (Lc 6, 15).
Egli quindi, prima d’esser chiamato da Cristo all’apostolato, era entrato nel partito nazionalista degli zeloti o zelanti, di quelli cioè che, intolleranti del giogo straniero, sognavano comunque una guerra d’indipendenza. Questa circostanza della precedente carriera di Simone non venne più dimenticata; così che, anche dopo gli rimase attaccato il nomignolo derivatogli dal suo antico partito degli Zeloti.
Oltre ai due Santi oggi ricordati dal Calendario romano, i cristiani rammentano anche l'evento, forse decisivo, che mutò la storia del decadente impero romano: vale a dire il celebre sogno di Costantino e vittoria del grande imperatore, contro le truppe di Massenzio, a Ponte Milvio-Saxa Rubra, avvenuta il 28 ottobre 312 (corrispondente, nel calendario gregoriano, al 10 novembre di quell'anno).



Giovanni Maria Butteri, Vergine in trono col Bambino e angeli con i SS. Giovannino, Giuda e Simone, 1586, Norton Museum, Pasadena

Antonio Cavallucci, Martirio dei SS. Giuda e Simone, XVIII sec., Collezione dell'Accademia di San Luca, Roma




Antoon van Dyck, S. Giuda Taddeo, 1618-20, Kunsthistorisches Museum Gemäldegalerie, Vienna

Jusepe de Ribera, S. Giuda Taddeo, 1630-35, Museo del Prado, Madrid

Anonimo, S. Giuda Taddeo, 1635-65, museo del Prado, Madrid


Lorenzo Ottoni, S. Giuda Taddeo, Basilica di S. Giovanni in Laterano, Roma


Pieter Pauwel Rubens, S. Simone, 1611, Museo del Prado, Madrid

Jusepe de Ribera, S. Simone, 1630-35, Museo del Prado, Madrid

Jusepe de Ribera, S. Simone, 1630-35 circa, Museo del Prado, Madrid

Francesco Moratti, S. Simone, 1708-09, Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma

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