giovedì 23 ottobre 2014

"Ego enim sum Raphaël Angelus, unus ex septem, qui astámus ante Dóminum" (Tob. 12, 15) - S. Raffaele arcangelo

Come si onora con un ufficio speciale gli arcangeli Michele e Gabriele, così, in questi ultimi tempi, la devozione verso san Raffaele si è largamente diffusa.
Quest’Arcangelo ci è noto dal libro di Tobia e nell’antichità cristiana è sovente menzionato dai Padri e nelle iscrizioni. Alla menzione di Raffaele, sant’Ambrogio unisce quella di Gabriele e di Uriele, perché quest’ultimo è menzionato nell’apocrifo libro di Enoch: non moritur Gabriel, non moritur Raphaël, non moritur Uriel (Sant’Ambrogio, De Fide libri quinque ad Gratianum Augustum, lib. III, cap. 3, §. 20, in PL 16, col. 593C; nell’ed. 1880, col. 618A). L’associazione di questi tre nomi di angeli si ritrova anche su un piccola lama d’oro, raccolta nella rotonda di Santa Petronilla, in Vaticano, nella tomba di Maria, sposa dell’imperatore Onorio e figlia di Stilicone. Su questa vi era scritto:

MICHAEL • GABRIEL • RAPHAEL • VRIEL

Questi quattro angeli, col titolo di maiores, sono spessissimo invocati nel Canon universalis degli Etiopi, nei calendari orientali ed in molte litanie del Medioevo.
Su un’ametista intagliata, risalente al VI-VII sec., che misura approssimativamente 3 cm., vi è intagliata una figura eretta del Cristo benedicente, con nella mano sinistra un cartiglio con le prime parole del Vangelo di Giovanni, ν ρχ ν λόγος. A sinistra della figura si leggono i nomi degli angeli  (Cfr. George Frederick Kunz, The magic of jewels & charms, Philadelphia-London 1915, p. 246; Marvin C. Ross, Catalogue of the Byzantine and Early Mediaeval Antiquities in the Dumbarton Oaks Collection, vol. I, Dumbarton Oaks 1962, p. 96, n. 116). In effetti, i santi angeli con i loro nomi erano sovente invocati a fini protettivi così come si riconoscevano analoghe proprietà al Vangelo di Giovanni (Cfr. Edmond Le Blant, Le premier chapitre de Saint Jean et la croyance à ses vertus secrètes, in Rev. Archéolog., 1894, t. II, pp. 8 ss., partic. p. 8), e conservata al British Museum, si leggono questi nomi attorno all’immagine del Cristo benedicente:

ΡΑΦΑΗΛ
ΡΕΝΕΛ
ΟΥΡΙΗΛ
ΙΧΘΥOϹ
ΜΙΧΑΗΛ
ΓΑΒΡΙΗΛ
ΑΖΑΗΛ

Raffaele, Gabriele, Michele ed Uriele sono conosciuti, ma i nomi degli altri angeli che formano la corte dell’Ιχθυος, ichthýs celeste sono tratti dagli apocrifi (per la verità si è incerti se l’Ιχθυος menzionato sia riferito qui a Cristo o sia da intendersi come nome di un angelo) e quello che viene al terzo posto in quest’altra iscrizione di Kodja Geuzlar, presso il sito archeologico di Thiounta, nell’antica Frigia, rivela la stessa origine:

ΚΥΡΙΕ ΒΟΗΘΙ AAAAA ΜΙΧΑΗΛ E ΓΑΒΡΙΗΛ ΙϹΤΡΑΗΛ ΡΑΦΑΗΛ


Il culto al santo arcangelo è assai diffuso in Europa, e segnatamente a Cordova, in Spagna, ed è particolarmente vivo negli ordini dei Mercedari e dei Fatebenefratelli.
La Roma cristiana ha dedicato nel 1957 una chiesa a San Raffaele Arcangelo, nel quartiere del Trullo.
A proposito del culto degli Spiriti beati, bisogna rievocare il grande rispetto che gli antichi professavano verso i santi Angeli deputati da Dio alla custodia dei sepolcri dei fedeli. Nell’isola di Thera, l’odierna Santorini, nell’arcipelago delle Cicladi, troviamo un gran numero di tombe sulle quali sono menzionate questi Angeli. Ecco alcuni esempi di queste iscrizioni funerarie:


L’iscrizione di un’altra tomba si conclude così: νορκίζω μς τν δε φεσττα γγελόν, μή τίς ποτε τολμ νθάδε τιν καταθέσθε, cioè Vi scongiuro per l’angelo che plana su questo luogo: che nessuno osi introdurvi un altro cadavere.

Raffaello Sanzio, Madonna con il pesce con i SS. Girolamo, Raffaele e Tobia, 1513-15, Museo del Prado, Madrid

Bernardo Strozzi, La cura di Tobia, 1620-25, museo del Prado, Madrid

 Bernardo Cavallino, La cura di Tobia, museo del Prado, Madrid

Giovanni Bilivert, L'angelo S. Raffaele rifiuta i doni di Tobiolo e Tobia, 1612, Palazzo Pitti, Firenze 

Francisco de Goya y Lucientes, Tobia e l’angelo S. Raffaele, 1787 circa, museo del Prado, Madrid

Eduardo Rosales Gallina, Tobia e l’angelo S. Raffaele, 1860 circa, museo del Prado, Madrid

William Adolph Bouguereau, Il giovane Tobia saluta il padre, accompagnato da S. Raffaele, 1860

Joaquin Agrasot, Cura di Tobia, 1861, Museo de Bellas Artes, Alicante

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