sabato 5 luglio 2014

Un'importante ricorrenza relativa all'Icona della Madonna di Vladimir

Il 6 luglio corrisponde, secondo l'antico calendario giuliano, in uso presso alcune Chiese ortodosse, segnatamente la Chiesa ortodossa moscovita, al 23 giugno.
In questo giorno ricorre, per quella Chiesa, una delle feste dell'icona della Vergine, senz'altro più note e più venerate, anche in Occidente, la Madonna di Vladimir.


Icona della Madre di Dio di Vladimir, Vladimirskaya

In particolar modo, si ricorda il miracolo che salvò Mosca dall'invasione del mongolo Akhmat Khan, khan della Grande Orda, nell'anno 1480. 
Le esatte origini di quest'icona non sono del tutto note.
La tradizione vuole che essa sia stata dipinta da san Luca, identificato quale "l’iconografo perfetto, cioè colui che dopo la preghiera ed il “digiuno degli occhi” riceve la Grazia dello Spirito e divenendo il “dito di Dio”, “scrive” su una tavola di legno quella Luce increata diversamente non visibile ai nostri occhi. Per Grazia ed attraverso lo Spirito l’Immagine diviene prototipo e quindi finestra sul Cielo. E’ interessante notare come secondo la fonte cui si attinge, San Luca dipinse complessivamente settanta o sette icone, o addirittura, come qualcuno sostiene, soltanto tre (un’Odigitria, una Elousa e una Icona del Segno)" (Regina Mundi).
Essa sarebbe stata dipinta originariamente dall'Evangelista su una tavola di proprietà della Sacra Famiglia di Nazareth, quando la Vergine era ancora in vita. La Madre di Dio, vedendo quest'immagine, avrebbe esclamato: "D'ora in poi, tutte le generazioni mi chiameranno beata. La grazia di mio Figlio e mia deve essere con questa icona!".
La tavola sarebbe stata portata da Gerusalemme a Costantinopoli intorno al 450 d.C. sotto l'impero di Teodosio II e posta in venerazione nella Chiesa detta dell’Eleousa, fatta costruire da Giovanni II Comneno (1118-1143) nel palazzo imperiale, non lontano dalla cappella funebre gentilizia dedicata a San Michele. Con maggiore probabilità la storia di questa Icona inizia invece a Costantinopoli, quando un “San Luca” (un pio iconografo) la scrisse, riunendo insieme - e qui sta la sua straordinarietà - la tipologia dell’Eleousa (Madonna della Tenerezza o della Misericordia) e quella della Odigitria (Vergine Guida, che istruisce); mentre infatti i volti dei due protagonisti si stringono in affettuoso slancio (la guancia di Maria è stretta a quella del Figlio, in un gesto di amore e di affetto e Gesù appare avvinghiato al collo di Maria), il braccio della Madre, rimasto libero, indica il Figlio divino.


Intorno all'anno 1131, o molto più probabilmente nel 1155-1156, questa meravigliosa icona della Madre di Dio fu donata dal patriarca di Costantinopoli, Luca Chrysoberges, al principe di Kiev, Jurij Vladimirovič Dolgorukij, noto per essere il mitico fondatore di Mosca nell'anno 1147. L’Icona costantinopolitana fu accolta dal principe con il massimo degli onori e venne collocata nel monastero di Monastero di Mežyhir'ja, nei pressi di Vishgorod, non lontano da Kiev, ove, divenuta famosa i suoi numerosi miracoli, divenne oggetto di grande venerazione presso il popolo.
Qui rimase qualche tempo, sino al 1157 circa, allorché il figlio di Jurij, Andrej, detto Bogoljubskij (cioè innamorato di Dio), per via della sua grande devozione, volle trasferirla nella città di Rostov, che, nei progetti del principe doveva essere la nuova capitale. Ma quando l'asina, che portava l'icona, si fermò nei pressi di Vladimir e si rifiutò di andare oltre, ciò fu interpretato come un segno che la Theotokos voleva che l'icona rimanesse in quel posto dalla forte valenza simbolica, giacché era così chiamata in onore dell'antenato del principe, Vladimir, colui che aveva battezzato la Rus'. La Tuttasanta aveva, dunque, indicato che quella doveva essere la Capitale del nuovo regno. Da allora l'Icona assunse il nome di Влади́мирскаяVladimirskaya.

Viktor Mikhaylovich Vasnetsov, Il gran principe S. Andrea Bogolyubsky, 1896

Andrej Bogoljubskij avviò, quindi, a Vladimir, la costruzione della grande cattedrale della Dormizione (1158-1160) per ospitare l'icona.

Chiesa della Dormizione di Vladimir

Quest'evento portò successivamente alla consacrazione di molte altre chiese alla Madre di Dio in tutto il nord-ovest della Russia.
Laddove si era fermata l'asina, il principe fondò un monastero dedicato alla Madonna ed egli stesso vi costruì la propria residenza. Da allora quel luogo porta il nome di Bogoljubovo.
Nel 1164, l'icona della Vergine di Vladimir accompagnò questo stesso principe nella sua vittoriosa marcia contro i Bulgari del Volga.
Rimase in quel luogo oltre 200 anni, subendo diverse peripezie.
L'icona fu miracolosamente risparmiata durante l'incendio che distrusse la cattedrale di Vladimir il 13 aprile 1185 e non sarà danneggiata durante il sacco della città, il 7 febbraio 1238, da parte delle truppe mongole di Batu Khan, nipote del celebre Gengis Khan. In quest'ultima occasione, la cattedrale fu incendiata e perirono la principessa Agata Vsevolodovna ed il resto della famiglia reale. 
Nel 1395, il terribile e sanguinario Tīmūr Barlas, noto col suo nome italianizzato Tamerlano, minacciava Mosca con le sue orde turco-mongole musulmane. Contro di lui si mosse il principe di Mosca Basilio I di Russia (Vasilij Dmitrievic). Il principe russo con il suo esercito prese posizione sulla riva del fiume Oka; ma poiché la Russia all'epoca era sconvolta da continui disordini interni, Basilio I poteva fare affidamento più su Dio che sugli uomini onde ottenere aiuto. Fu così che il Metropolita di Mosca, Cipriano, capo della Chiesa russa, gli ricordò della miracolosa Icona di Vladimir e di come la Vergine avesse protetto la città di Vladimir nel 1164, nella guerra contro i nemici bulgari, o come l'Icona fosse rimasta incolume durante l'incendio del tempio di Vladimir, ed ancora durante l'invasione tartaro-mongola, nel 1185. Il principe diede allora ordine di trasportare la sacra Immagine a Mosca, essendo la protettrice della Santa Russia.
Il 26 agosto (secondo il calendario giuliano) 1395, dopo un viaggio di dieci giorni,  alle porte di Mosca denominate Sretenskie (Incontro) avvenne il solenne incontro degli abitanti di Mosca con l'icona.


Icona dell'Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, Сретение Владимирской иконы Богородицы, XV sec.

Icona dell'Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, XVII sec.

Icona dell'Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, XVII sec.

Svetlana Ivlev, Incontro tra il popolo di Mosca e la Madre di Dio, 2009

Le porte assunsero quel nome, Sretenskie, proprio a seguito di questo memorabile fatto. Fu fondato qui, per ricordare l'Incontro dell'icona di Vladimir col popolo moscovita supplichevole dell'aiuto divino, un monastero, divenuto, dopo gli anni bui del comunismo, centro della rinascita spirituale russa e noto anche per l'eccellenza del suo coro liturgico. 
L'attuale via moscovita di Sretenka prende il nome dal monastero che vi sorge. 
L'icona fu trasportata solennemente al Cremlino, nella cattedrale della Dormizione. Giorno e notte venivano ufficiati Te Deum davanti all'immagine della Vergine, chiedendo l'intercessione della Madre di Dio e la grazia del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. Lo stesso gran principe Basilio trascorse la notte in preghiera davanti all'Icona. 
E l'intervento divino non mancò. Del resto come poteva essere diversamente, se è vero quanto afferma S. Bernardo di Chiaravalle nel suo celebre Memorare, piissima Virgo Maria, "non esse auditum a saeculo quemquam ad tua currentem praesidia, tua implorantem auxilia, tua petentem suffragia esse derelictum"!
Tamerlano, dunque, era già pronto a sferrare l’attacco, quando quella stessa notte gli apparve in sogno la Vergine attorniata da milizie celesti mentre gli intimava un'immediata ritirata dalla Russia. Tamerlano comprese chi stava per sfidare e decise l'indomani mattina di levare le tende, per ritirarsi dalla Russia senza neppure combattere. A Mosca fu un tripudio di gioia e per molti giorni vennero cantati inni di ringraziamento, mentre chiunque passasse di fronte all’Icona si inchinava per ben dieci volte! 
Appena si furono ritirati i Tartari, a Mosca giunsero le delegazioni della città di Vladimir che chiedevano la restituzione dell’Icona, ma Basilio, il quale vide nella sacra Immagine un segno particolare della protezione di Maria, non volle in nessun modo restituirla agli antichi proprietari. La questione rischiava di trasformarsi in un pericoloso conflitto interno. Fu allora, ancora una volta, il  Metropolita Cipriano a trovare la soluzione: rimise la questione nella mani della Santa Vergine. 
Fu fissata una notte in cui l’Icona sarebbe rimasta chiusa nella Cattedrale, mentre gli abitanti di Vladimir e di Mosca avrebbero vegliato in preghiera attendendo un segno dall’Alto. La mattina successiva le delegazioni delle due fazioni si presentarono alle porte della Cattedrale della Dormizione; una volta entrate, con loro grande meraviglia videro sull’Altare due Icone assolutamente identiche! Il Metropolita gridò al miracolo e prontamente invitò la delegazione di Vladimir a scegliere per prima l’Icona che desiderava fra le due. Questi ultimi scelsero quella che a loro parere sembrava l’originale, mentre i Moscoviti si convinsero  che quella autentica fosse in effetti quella rimasta a loro.
Oggi, in realtà, al di là della leggenda, si è giunti ad una diversa verità storica. Si è scoperta, infatti, l'esistenza di due icone della  Madonna di Vladimir risalenti al XV secolo, chiamate "di riserva", una di esse era opera del grande iconografo Andrej Rublev, commissionata dallo stesso Basilio. Quest'ultima fu collocata presso la Cattedrale della Dormizione di Vladimir, per accontentare gli abitanti di quella città.

Andrej Rublev, Icona della Madonna di Vladimir, 1405 circa, Museo Vladimir-Suzdal, Vladimir

Come fossero davvero andate le cose con la scelta degli abitanti di Vladimir, ovviamente, lo poteva sapere solo lo stesso metropolita Cipriano. Egli, però, era della scuola degli esicasti che avevano fatto il voto del silenzio, amico e discepolo del monaco Filofej di Pskov, conoscitore e ammiratore di Gregorio Palamas. Per questo Cipriano sapeva sia tacere sia agire.
L'icona lasciata ai moscoviti rimase nella cattedrale della Dormizione del Cremlino di Mosca, diventando un'icona dell'iconostasi.

Cattedrale della Dormizione, Cremlino, Mosca

Davanti ad essa hanno avuto si sono svolti i principali atti di vita del paese, come le incoronazioni degli zar e l'elezione dei patriarchi. Essa divenne oggetto di grande devozione popolare e fu sempre invocata allorché la città fu minacciata dagli invasori islamici:
- nel 1408: durante l'assedio di Mosca da parte del Khan Edigu;
- nel 1451: durante l'assedio di Mosca da parte di Mazovcha, figlio del Khan di Nogai. In tale circostanza, il Metropolita san Giona di Mosca ordinò una processione sulle mura con l'icona della Madre di Dio. Le forze islamiche, senza alcuna apparente ragione, levarono l'assedio. Questo miracolo avvenne in occasione della festa della Deposizione della veste della Madre di Dio nella Chiesa di Costantinopoli della Blacherne (2 luglio secondo il calendario giuliano). Per commemorare questa grazia divina fu costruita a Mosca, nel 1484, la Chiesa della Deposizione della Veste della Vergine;
- nel 1459: durante l'assedio di Mosca da parte del Khan dell'orda Nogai, che voleva lavare l'umiliazione inflitta a suo figlio nel 1451. Ivan III lo mise in rotta.
- nel 1480: durante l'assedio Mosca da parte del Khan della Grande Orda d'Oro, Ahmed Khan bin Küchük, che è l'oggetto della festa del giorno su cui torneremo;
- nel 1521: durante l'assedio di Mosca da parte di Mehmet I Giray. Le truppe russe, in inferiorità numerica, guidate dal principe Basilio III, riuscirono a circondare le truppe tartare, che furono disperse. 
Per ricordare questi miracoli, onde davvero la Vergine può dirsi, anche per l'Oriente cristiano, "Regina delle Vittorie", la Chiesa russa celebra tre volte l'anno i grandi miracoli dell'Icona della Vergine di Vladimir: il 21 maggio (il miracolo del 1521), il 23 giugno (quello del 1480) ed il 26 agosto (quello del 1395).  
Torniamo sul miracolo del 1480, che è l'oggetto proprio della festa del 23 giugno (secondo il calendario giuliano).

Aleksey D. Kivshenko, Lo zar Ivan III riduce in pezzi l'intimazione del Khan, XIX sec. 

In quell'anno 1480, lo zar Ivan III Vasil'evič, conosciuto come Ivan il Grande, strappò sui gradini della Cattedrale della Dormizione di Mosca il trattato che sottometteva la Città al potere dell'Orda d'Oro e quindi dichiarò l'indipendenza della Russia, rifiutando in tal modo anche di pagare (per la verità sin dal 1476) il tributo al capo dell'Orda d'Oro, Ahmed Khan, che subito diresse verso Mosca con un enorme esercito. L'icona della Madre di Dio si trovava, per una serie di circostanze storiche, in quel momento, a Vladimir. Si inviò subito, in tutta fretta, a prelevarla e farla giungere a Mosca. Essa vi arrivò il 23 giugno del calendario giuliano. Le armate russe e quelle tartare (appoggiate dal re polacco Casimiro IV e dai cavalieri teutonici) presero posizione sul fiume Ugra, dove si osservarono reciprocamente per diversi giorni senza che alcuno dei due si decidesse ad attraversare per primo il corso d'acqua. A Mosca, intanto, si pregava giorno e notte davanti all'Icona implorando la Tuttasanta di voler aiutare le truppe russe. Si diffuse una voce, non si sa come nata, tra la gente, secondo la quale la Madre di Dio aveva posto la sua cintura sul fiume tra i due eserciti, con l'effetto di fermarli. Il principe Ivan III decise a porre termine all'attesa, fingendo di allontanarsi dal fiume per obbligare i Tartari ad attraversarlo con tutta calma: sperava di impegnarsi in battaglia con metà dell'esercito, ed incastrare i tartari sconfitti verso il fiume. Ahmed, dopo aver pensato a lungo, comprese che si trattava di una trappola. Partì, quindi, a sua volta. La cintura della Madre di Dio li tenne distanti. Il contatto fu evitato. In realtà, Ahmed attendeva gli aiuti militari di Casimiro IV, che non giunsero. Viceversa, l'esercito russo, dopo che Ivan si era riconciliato con i propri fratelli (i quali si erano ribellati all'inizio dell'anno), si vide man mano aumentare.
Il principe Ivan inviò dei distaccamenti di cavalleria intorno al nemico per localizzare i Tartari e sondarne le intenzioni. Vedendo costantemente, intorno a loro, questi cavalieri russi, i tartari ebbero timore di essere circondati e si ritirarono sempre più. Finalmente, il 7 novembre, lasciarono il suolo della santa Russia, abbandonando l'idea di conquistare Mosca. Si istituì quindi la ricorrenza del 23 giugno, la data di arrivo dell'Icona a Mosca, come festa della Madre di Dio. 
L'immagine della Vergine rimase quindi al suo posto sino al 14 dicembre 1918, sopravvivendo ad incendi e saccheggi, ricevendo l'omaggio dei fedeli.
Con la rivoluzione bolscevica, l'icona fu saccheggiata dai comunisti nel 1918.
Non fu distrutta, tuttavia, per la fama che si era guadagnata nel corso dei secoli. Nel 1926 fu depositata presso il Museo Storico di Stato e, dal 1930, presso la Galleria Tretyakov di Mosca, che ne è ancora il depositario ufficiale. 
Si racconta che, nel dicembre 1941, quando i tedeschi si avvicinarono a Mosca, Stalin avrebbe ordinato che l'Icona fosse posta su un aereo, che fece il giro della capitale assediata. L'esercito tedesco cominciò a ritirarsi dopo pochi giorni. 
Come altre famose icone (ad es., quella scritta da Andrej Rublev sulla Trinità), nacque nel 1990 il delicato problema della restituzione da parte della Galleria Tretyakov di questi beni depredati che sono sia tesori artistici - gioielli della famosa galleria - ma sono pure gemme preziose di pietà dei fedeli credenti. Una soluzione giuridica originale fu introdotta nel 1999: la chiesa di San Nicola in Tolmachi appartenente alla Galleria Tretyakov, ora espone l'icona della Vergine di Vladimir ed altri famosi tesori religiosi della Galleria.

Chiesa di S. Nicola in Tolmachi, Mosca

Odierna collocazione dell'Icona della Madre di Dio all'interno della Chiesa di S. Nicola in Tolmachi, Mosca

La chiesa fu riconsacrata e gli uffici sono celebrati tutti i giorni; è aperta per le visite turistiche al di fuori degli uffici divini. L'icona miracolosa della Madonna di Vladimir, inoltre, è regolarmente trasferito alla Cattedrale della Dormizione al Cremlino per le principali feste. 
Il prototipo della Vergine di Vladimir è identificabile da una peculiarità nella rappresentazione del piede sinistro del Bambino Gesù (il suo piede sinistro è piegato tanto da permettere di vederne la pianta). 
Sia analisi storica e sia quella scientifica hanno permesso di verificare che l'icona della Vergine di Vladimir fu composta alla fine dell'XI sec. o all'inizio del XII da uno o più maestri della scuola bizantina di Costantinopoli. Gli esperti considerano l'icona come quella più importante, dal punto di vista artistico, del periodo comneno. Le dimensioni dell'icona originale è di 78 cm x 55/58 cm. Lo spessore del pannello è stato esteso di 2,7 centimetri, presumibilmente per facilitarne l'inserimento in un'iconostasi. Per cui, le dimensioni dell'Icona oggi sono di 69 cm x 104 cm. Si ha quindi un profondo arco e larghi spazi per poterla anche impugnare senza toccarla direttamente. 
L'icona ha la particolarità di essere scritta su entrambi i lati. La parte posteriore, raffigura un altare bizantino con il Vangelo, la Croce e gli strumenti della Passione, e risale al restauro realizzato nel 1514 per ordine del metropolita Varlaam di Mosca.

Retro dell'Icona

L'icona della Madonna di Vladimir esprime profondamente il sentimento di amore materno della Madre di Dio, ma anche l'ansia nei confronti del Bambino. L'immagine mantiene l'intensità delle emozioni. Preghiamo la Madre di Dio, affinché si degni di continuare a proteggerci dai rischi del tempo presente per la sua materna protezione.

Simon Pimen Fëdorovič Ušakov, Florilegio della Madonna di Vladimir Albero della Città di Mosca, 1668.
Sotto l'immagine, vi sono le mura del Cremlino con al centro l'iscrizione con la data; a destra in basso della firma dell'artista. Sullo sfondo si vede la Cattedrale della Dormizione di Mosca con il Metropolita Pietro di Kiev ed il principe Ivan  I di Russia (Kalita). Questi hanno piantato ed innaffiato l'albero, che sembra crescere attraverso la Cattedrale della Dormizione, riempiendo l'intera superficie dei rami con le icone. Sui rami dell'albero, in medaglioni sono raffiguranti i santi di Mosca, ed il più grande, centrale, l'immagine della Madonna di Vladimir. Entro le mura del Cremlino sono lo zar Alessio I Michajlovič Romanov e la sua prima moglie, Marija Il'inična Miloslavskaja con i figli. Al piano superiore tra le nuvole, appare Cristo, il quale consegna la corona ed il manto regale ai suoi angeli affinché con essi per Alessio sia incoronato re terreno. Le immagini di santi nei medaglioni sono disposte dal basso con alcune deviazioni dalla sequenza storica, come se fossero coerenti con la "crescita" della struttura. Sul ramo di sinistra, dal Metropolita Pietro sono presentati i santi padri della Chiesa russa: i Metropoliti Alessio, Cipriano, Giona, e Filippo Fozio, il patriarca Giobbe e Filarete, lo Zar Mikhail Fedorovich, Feodor Ivanovich, Zarevich Dmitry. Sul ramo di destra nel primo medaglione è raffigurato un nonno di Ivan Kalita, il santo principe Alexander Nevsky, in abbigliamento da eremita. A seguire i fondatori e gli abati dei monasteri vicino a Mosca: San Nikon di Radonezh, San Sergio di Radonez, il monaco San Sava Storozhevsky, San Paphnutios Borovsky, San Simone Bezmolvnik, Sant'Andronico di Mosca, il beato Maxim, il beato Basilico, San Giovanni di Mosca.

Fonti: Regina Mundi


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